Parte 25: Stagiste e scatole bianche.

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"Astrid svegliati!"

"Astrid! Non constringermi a rovinare la porta della tua camera."

"ASTRID APRI QUESTA MALEDETTA PORTA!"

"ALEC MA CHE CAZZO VUOI?" Urlo alzandomi in piedi per dirigermi verso la porta.

Buongiorno a tutti.

Ora sono più incazzata di ieri.

"Finalmente! Come mai non sei in azienda? Ti stiamo aspettando da..." Gli richiudo la porta in faccia.

"Astrid!" Mi riprende entrando in camera mia.

"Non hai mai fatto più di 10 minuti di ritardo ad una riunione, ora ti vesti, prendi i documenti e scendi, hai 5 minuiti ti aspetto di sotto."

Rintano la testa nei cuscini urlando.

Io odio le persone che mi svegliano la mattina.

Più delle persone che non mi lasciano dormire la sera.

Mi alzo in piedi e prendo in mano la mia copia rilegata in una copertina di tulle e ricamata di Orgoglio e Pregiudizio: "Oh Mr. Darcy vienimi a prendere."

Sarà una giornata di merda.

"Era ora! Si può sapere cosa ti prende?" Mi chiede Alec appena entro nella sua auto.

"E' quello che succede quando mandi tua sorella minore ad un evento sociale pieno di gente che odia e di cui è presente fin troppo champagne e whiskey, Alexander."

Mi passa un caffè, cosa farei senza di lui: "La prossima volta ci andrò io contenta? E togliti quegli occhiali da sole." Ed eccolo che comincia a dare ordini.

"Lo sai che non sei il mio capo vero? Tecnicamente io sono il tuo." Gli faccio notare: "Sono comunque tuo fratello maggiore." Ribatte.

Mi giro verso di lui e mi tolgo gli occhiali: "Forse è meglio che li tieni su, hai finito il correttore?" Mi chiede: "Si, stamattina, cercando di coprire questo disastro.

"E' arrivato l'abito di Michael Kors e dell'ultima stagione?" Chiedo mentre lui prende il suo badge per entrare.

"Mi occupo della parte finanziaria perché tu fai schifo in matematica, chiedilo alla tua segretaria." Alzo gli occhi al cielo: "Di' che sto arrivando!"

"Come fatto!" Mi urla di rimando mentre entra nell'ascensore.

"Nat è arrivato l'abito di Micheal Kors?" Le chiedo lasciandole sul bancone il mio cappotto, è maggio eppure a Parigi sembra di stare a Portland.

"Si, è nel tuo ufficio." Le mando un bacio volante e mi dirigo verso la sala riunioni.

"Buongiorno scusate il ritardo, qual'era l'argomento di questa riunione?" Chiedo più a me stessa che alle persone presenti appoggiando la mia borsa e i documenti sul tavolo.

"Scusate ma lei chi è?" Sussurra una ragazza in fondo al tavolo, tutti si girano nella sua direzione.

Me compresa, una stagista, palese.

Povera cucciola, è stato un piacere conoscerti.

"Tu, non sai chi sono io?" Chiedo incrociando le braccia al petto, nessuno era mai entrato qui dentro senza sapere chi fossi io, ancora prima che io arrivassi in questa sede.

Lei scuote la testa: "Come ti chiami?" Chiedo gentilmente, ovviamente mio fratello seduto accanto a me si copre gli occhi sapendo già cosa succederà: "Astrid.." Cerca di riprendermi: "No no." Lo zittisco sorridendo.

"Che caso perso." Sussurra.

"Quindi? Come ti chiami?" Chiedo una seconda volta

"Ehm..io..sono Lilith, Garcia." Risponde.

Tutta Colpa Di AviciiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora