Parte 40: Astrid Johanson è una secchiona.

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"E smettila di ridere! Non è divertente. Sai quanti tipi di olii diversi devo usare per avere questa precisa fragranza?! TROPPI." Mi giro di scatto verso lo specchio.

Non c'è nessuna spazzola adatta ai miei capelli in questo bagno.

Aarrggh.

Comincio a spazzolarli con le dita, sono diventati tutti crespi per colpa di questo troglodita.

"Aspetta." Mi blocco girandomi esasperata verso di lui, incastra la sigaretta fra i denti e si avvicina sistemandomi i capelli: "Ti stanno meglio mossi."

E fu così che rovinò l'atmosfera.

Un brivido di freddo mi scuote: "Non ce l'avete il riscaldamento alla Maison?" Chiedo ironica guardando altrove.

"Pensavo che il fuoco del diavolo scaldasse anche il tuo cuore di ghiaccio Johanson." Mi fa presente appoggiandosi al lavandino.

"Sei in vena di complimenti oggi vedo." Lo prendo in giro tornando ad ammirare il mio riflesso allo specchio.

"Tieni." Comincia a togliersi la giacca: "Oh non serve sto bene così."

"La tua faccia dice il contrario." Mi porge la giacca nera, la prendo.

"Grazie." Borbotto mettendola, è decisamente troppo grande per me, solamente le maniche mi arrivano ben oltre il polso.

Rimaniamo qualche secondo in silenzio a guardarci negli occhi, normalmente proverei a dire qualcosa per rompere il gelido velo di ghiaccio che è calato ma sinceramente non mi viene in mente nemmeno una frase di senso compiuto, menomale che ci pensa lui.

"Vieni ti porto a vedere una cosa." Dice prima di prendermi per mano e trascinarmi in mezzo ai corridoi dell'enorme casa vittoriana.

"Cos- ah okay." Rimango leggermente scossa ma lo seguo.

Dopo circa 5 o 6 minuti ci fermiamo di fronte ad una porta con su inciso il nome -Jorge-.

Apre la porta lentamente, assicurandosi che non ci sia nessuno all'interno, suppongo.

"Eccoci qua." Dice prima di entrare nella stanza.

Rimango paralizzata per un attimo.

Ho davanti un muro su cui è dipinto un enorme albero e non un albero qualunque, un'albero genealogico.

Parte dagli inizi dell'ottocento e arriva fino ai giorni nostri, alcuni sono cancellati.

"Come per i Black." Sussurro sfiorando con un dito il muro.

"Chi?" Mi chiede, è rimasto un passo indietro a me.

"Come per i Black, non hai mai letto Harry Potter scusa?" Mi giro nella sua direzione sbalordita.

Forza! Chi non ha mai letto Harry Potter! 

Ridacchia: "Sei proprio una secchiona." Ammette cercando di non ridere.

"Cosa? Io non sono una secchiona!" Esclamo incrociando le braccia sotto al seno.

"Astrid Johanson è una secchiona." Si prende gioco di me avvicinandosi.

Sono offesa.

Profondamente.

Nel profondo del mio enorme e smisurato orgoglio.

"Prima cosa: quanti anni hai? Dodici? E seconda cosa: Io non sono, una secchiona." Scandisco tutte le parole nel modo più enfatizzante possibile e immaginabile.

"Oh per favore, leggi Jane Austen, sei ossessionata dai gialli, mangi come un camionista e se una fan di Harry Potter, dovrebbero mettere Astrid Johanson dopo la parola secchiona sul dizionario." Argomenta senza distogliere i suoi occhi dai miei.

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