Capitolo 13: Doppie personalità

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«Ciao papà» dico richiudendo la porta alle mie spalle «Ciao Amanda» dice lui distratto, continuando a leggere il giornale. Vado in camera mia e mi sdraio sul letto. Mi gira ancora la testa e ho fame, ma non mi va di scendere e stare con mio padre. Perché mi ha mandato via? Questa domanda continua a frullarmi per la testa. Forse io non gli piaccio, o forse gli sto antipatica. E così, persa tra i miei pensieri, mi addormento. Quando mi sveglio è appena mezzogiorno. Esco in corridoio per controllare se mio padre è ancora in casa «Papà?» non sento alcuna risposta, così vado in cucina a prendere qualcosa da mangiare. Sento un telefono squillare sul tavolo, controllo e vedo che è quello di mio padre. Gli è appena arrivato un messaggio "Charlie, hanno scoperto tutto. Ti stanno cercando, non sono riuscita a fermarli" rimetto subito via il telefono dove lo avevo trovato, quando sento mio padre rientrare «Ciao Amanda, ho dimenticato il cellulare. Devo andare in ufficio, ci vediamo sta sera» dice mettendosi il cellulare in tasca «Ma è domenica, cosa devi fare di tanto importante?» chiedo seccata. Scoperto cosa? «Ho del lavoro da sbrigare. Ciao»

Torno in camera mia e cerco di studiare un po'. Smetto non appena mi arriva un messaggio da Isabelle:

"Buongiorno cara, come ti senti?"

"Meglio, grazie per avermi riportato a casa"

"Figurati"

"Hei Izzy, ti ricordi dove abita Cameron?"

"Si, perché?"

"Devo parlargli, mi presti la tua macchina?"

"Si okay..."

Vado di corsa in bagno e faccio una doccia fredda, mi metto un filo di trucco e lego i capelli in una coda. Metto i miei soliti jeans neri e una semplice maglietta bianca. Prendo le due felpe di Cam, in modo da avere una scusa per andare da lui adesso. Arrivo da Isabelle e subito mi chiede «Ti fermi a pranzo?» e io di certo non posso rifiutare la cucina della signora Smith «Certo, poi però vado» Finito di fare pranzo saluto la mia amica e la sua famiglia e mi faccio dare l'indirizzo, dopodiché parto, impaziente di arrivare. Il viaggio è stato abbastanza lungo, ma non ci ho messo troppo ad arrivare. Busso alla porta, agitata come non mai. Cam apre la porta e si sorprende vedendomi «Che ci fai tu qua?» chiede, io abbasso la testa e ribatto «Ciao anche a te, Cameron» sento una voce da dentro la casa «Hei Cam, chi è? Sbrigati e vieni ad aiutarmi con queste cose!» una voce femminile, forse è Sam o forse è un'altra ragazza qualsiasi... «Si scusa, non lo so nemmeno io. Non sarei dovuta venire. Ci vediamo a scuola Cam» lui stava per dirmi qualcosa, ma l'unica cosa che dice è «Non è nessuno, una mia compagna. Arrivo» e poi richiude la porta, senza dirmi niente. Cerco di trattenere le lacrime e mi dirigo verso la macchina. Ma cosa me ne importa di lui? Riporto la macchina a Isabelle e le chiedo se posso rimanere a dormire da lei «Ma certo che puoi dormire da me, così almeno mi dici perché hai il muso lungo» Vado in camera di Isabelle e chiamo mio padre per avvisarlo:

"Ciao papà, penso che rimarrò a dormire da Isabelle"

"No Amanda, c'è un problema. Devi venire a casa, ci sono delle persone che vogliono conoscerti" La sua voce mi sembrava davvero allarmata, così ringrazio Isabelle e corro verso casa.

Sento delle urla dal salotto, ci sono minimo tre persone. «Charlie?» si zittiscono tutti «Si Amanda, siamo qua» seguo la sua voce fino al salotto. C'è una ragazza dai capelli castani lunghi, seduta sul divano accanto ad un ragazzo riccio. È il ragazzo che ho visto al bar, cosa ci fa qui? «Ciao Amanda, q-questi sono Harry e Bethany. T-tuoi... Sono vecchi a-amici di famiglia» dice mio padre borbottando «Amici di famiglia, stai scherzando?» urla la ragazza «Non so se ci sia un buon modo per dirtelo, ma tuo padre è mio padre. Questo significa che tu sei la mia sorellastra» dice d'un fiato «Bethany!» la rimprovera il ragazzo «Non mi sembra il modo» lei alza gli occhi al cielo e ribatte «Non credo che ci sarà mai un momento o un modo adatto per dire a qualcuno che tuo padre ti ha abbandonata quando non eri nemmeno nata. Oh, ma Harry, tu sei stato fortunato, ne avevi almeno cinque di anni!» ormai la ragazza era in lacrime, e io ero rimasta senza parole «Amanda, perché non ti siedi?» dice mio padre, lo ignoro perché penso che in questo momento potrei prenderlo a schiaffi «Di cosa stai parlando?» chiedo alla ragazza «Tuo padre e mia madre sono stati insieme per un tempo, poi lui ha incontrato tua madre» mi risponde il ragazzo. Non è possibile! «Papà, potresti spiegarmi?» chiedo ormai in lacrime «Amanda, tesoro... Ho incontrato tua madre dopo la nascita di Harry, sua madre aspettava Bethany e io non sapevo fossero figli miei» mi risponde tenendo la testa bassa «Come facevi a non saperlo?! Le hai già viste entrambe cresciute, ma non perché ti importasse di noi certo. Dovevi incontrare nostra madre. Insomma, guardale, sono quasi identiche. O forse nemmeno Amanda è tua figlia?» si intromette il riccio indicando me e poi la sorella. Ecco perché mi ha chiamato Bethany ieri sera... «Tua madre era già sposata, Harry. Se l'avessi saputo le cose sarebbero andate diversamente. Quando l'ho scoperto, Amanda era già nata» Harry era furioso «E anche Bethany! Non ti sei mai fatto delle domande?» mio padre aveva le dita tra i capelli e si poteva vedere che era nervoso «Si Harry, si. Ho incontrato vostra madre ad una festa di lavoro. Quando Bethany aveva circa tre anni. Ho visto delle vostre foto e sono andato in panico. Vi abbiamo fatto fare degli esami. Mi ha detto che i figli non erano miei» Corro in camera mia e sbatto forte la porta, mi butto sul letto e scoppio a piangere. Non ce la facevo più ad ascoltare mio padre, come può aver fatto una cosa simile a mia madre? Di sotto sento ancora le grida. Mi alzo dal letto e prendo la borsa più grande che trovo, dentro ci metto dentro tutto quello che potrebbe servirmi. Disperata, chiamo Lucy per chiederle se posso stare da lei. Poi ritorno in salotto, nessuno si è accorto della mia assenza. Mio padre nota la borsa «Dove vai?» chiede «Vado da un'amica» rispondo vaga «No Amanda, non puoi andartene adesso» «Oh beh, tu hai abbandonato tutti i tuoi figli. Me compresa. Come hai potuto fare una cosa del genere a me e alla mamma?!» chiedo singhiozzando «Quando l'ho scoperto, l'ho subito detto a tua madre, Amanda. E lei mi ha perdonato» che faccia tosta «Beh io no. Ora vado» Esco di casa di fretta, prima che qualcuno possa dirmi qualcos'altro, Lucy mi sta aspettando in macchina «Hei, cosa è successo?» mi chiede mettendo in moto «Indovina un po', ho una grande famiglia felice ora!» lei mi guarda per un attimo, confusa «Che cosa?» «Si, proprio così! Ho un fratello e una sorella. Magnifico no?» Mentre andiamo a casa di Lucy le racconto tutto, di Cameron, della ragazza a casa sua e del "non è nessuno", di mio padre e di Harry e Bethany. Appena arriviamo a casa sua, andiamo in camera di Lucy e continuiamo a parlare finché non ci addormentiamo.

«Svegliati Amy, dobbiamo andare a scuola» mi dice Lucy «Lucy, posso fare una doccia?» chiedo dopo averle dato il buongiorno «Certo, sbrigati però» Mi alzo dal letto e vado in bagno per farmi una doccia. Esco dal bagno, mi trucco e poi scendo a fare colazione. Isabelle ci sta aspettando in macchina, per andare a scuola insieme. Ci sediamo in macchina e io comincio a raccontarle di ieri «Non ci credo, non so se è più stronzo tuo padre o Cameron» commenta lei alla fine «Già» mi limito a dire.

Entro in classe e vedo che Cameron è seduto accanto a Sam. Pff. Mi siedo al mio solito banco e aspetto che Lucy torni dal bagno. «Hei, hai visto dove si è seduto?» mi chiede sedendosi accanto a me «Chi, Cameron? No, non l'avevo nemmeno notato» mento «Cos'altro potevo aspettarmi?» lei mi guarda confusa «Ma non ti dà fastidio?» chiede «Si, non so nemmeno perché. L'altro giorno gliel'ho detto che mi dava fastidio vederlo con Sam, gli ho pure detto che mi piace. Non so se è vero, forse. Poi mi ha baciato e andava tutto bene, e d'un tratto mi ha chiesto di andarmene. Che problemi ha?!» «E che mi dici di tuo padre e dei tuoi "fratelli"?» mi chiede Lucy «Non ce l'ho con loro, è colpa di mio padre. Non so che fare...» Lucy picchietta sul tavolo con la penna «Pensi che tornerai a casa?» sbuffo e le rispondo «Prima o poi dovrò farlo. Perché, mio padre ha chiamato tua madre?» lei annuisce «Vorrà dire che sarà più prima che poi» le dico. Insomma, cosa posso fare? Tornare a casa da mio padre? E se ci fossero ancora i miei fratellastri? Appena suona la campanella saluto Lucy e mi dirigo verso la porta. Tanto vale affrontare il problema subito. Qualcuno mi afferra per il polso e mi fa girare «Amy, dove vai?» stacco il suo braccio dal mio polso e gli dico «Quindi adesso sono Amy? Fino a poco fa pensavo di essere "nessuno"» si gratta il collo nervosamente «Si, scusami. Avevo da fare, non volevo offenderti» «Avevi da fare con Sam per caso?» chiedo prepotente «La solita gelosa, no, non ero con Sam. Mia sorella è appena tornata a casa» riesco vedere la gioia sul suo viso mentre pronunciava quelle parole, e io comincio davvero a sentirmi ridicola «Oh, okay» «Se non ci credi puoi venire a salutarla» mi dice sorridendo «No, ti credo. È solo che questo non cambia il tuo comportamento dell'altra sera. E poi ho cose più importanti da fare» il sorriso sul suo volto sparisce «A proposito del mio comportamento... c'è una buona ragione se ti ho trattata così» dice «E cosa devi fare di tanto importante da saltare le lezioni?» aggiunge «Beh, devo andare a parlare con mio padre a proposito dei suoi altri figli» lui mi guarda confuso «Altri figli?» «Già, ha un figlio e una figlia... i miei fratellastri» «Oh... ti accompagno» mi dice sorridendo «E se hai bisogno puoi sempre venire a dormire a casa mia» aggiunge «Cosa?» chiedo «Ti ho sentito parlare con Lucy» «Oh, okay» ho imparato a non fargli troppe domande...

«Aspettami qui» dico a Cameron prima di entrare in casa. «Papà, sei in casa?» sento qualcuno correre verso di me, è mio padre «Amanda! Si, vieni in salotto» faccio come mi dice e in salotto mi ritrovo i miei fratellastri seduti sul divano «Ciao...» la ragazza si alza e mi abbraccia «Scusa, non volevo piombare nella tua vita così. È che io non ho mai avuto un padre e...» «Non fa niente, non è colpa tua» la interrompo «Amanda, senti...» comincia a dire mio padre «No, papà! Non ti sto a sentire, in questo momento non riesco proprio a reggerti. Non ti credo, non più» vedo il suo viso sbiancare «Cos'altro potevo fare?» chiede alzando la voce «Prenderti le tue responsabilità! Se sei sposato con una persona non vai con altre!» «Io non conoscevo ancora tua madre» «Quando è nato lui» dico indicando Harry «Ma andiamo papà, ha la mia stessa età!» aggiungo indicando Bethany «Mi dispiace Amanda!» «Smettila di mentirmi!» gli urlo contro «Fino a quest'estate non ne sapevo niente» la nostra conversazione viene interrotta da Harry «Scusate, io non ho bisogno di un padre adesso. Non ce l'ho mai avuto. Ma mia sorella si» dice alzandosi, si piega e da un bacio alla sorella «Ci vediamo a casa» mio padre rimane immobile «Beh, mi piacerebbe rimanere alla riunione di famiglia ma il mio amico mi sta aspettando qua fuori. Quando si saranno calmate le acque tornerò a casa» dico a mio padre, poi prendo un foglietto e ci scrivo sopra il mio numero «Tieni Bethany, se hai bisogno di qualcosa puoi chiamarmi. E puoi anche utilizzare la mia camera, se hai intenzione di rimanere per conoscere mio padre. Ma ti dico già che non è un gran che» le dico passandole il bigliettino «Grazie» mi dice sorridendo. Corro in camera mia e prendo alcune cose. Mio padre mi blocca all'entrata «Dove vai Amanda?» alzo gli occhi al cielo «Vado a dormire da un amico» vedendo la sua espressione mi affretto a correggere «Dalla sorella di un amico... Da un amica» dico nervosa «Lui chi è Amanda?» chiede arrabbiato «È il tuo ragazzo?» scoppio a ridere «Cosa? NO! Non è nessuno. E poi non sei nelle condizioni di darmi ordini» dico uscendo dalla porta «Sono tuo padre Amanda!» mi urla dietro «Non solo il mio, a quanto pare!» gli dico prima di entrare nella macchina di Cameron.


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