Capitolo 10: Dove sei Ally?

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È passata una settimana dal primo giorno di scuola, e da allora ho litigato più volte con Lucy e Isabelle. Più con Lucy che con Isabelle... Perciò andare a scuola è ancora più tremendo. Ally era come un collante, teneva tutte unite. Il solo pensiero di perdere un'altra amica mi fa venire un attacco di panico.

Oggi ad aspettarmi all'entrata non c'è nessuno, così vado da sola a chimica e mi siedo nell'ultimo banco in fondo all'aula. Dovevo immaginare che Cameron sarebbe stato in ritardo, e che l'unico posto rimasto sarebbe stato accanto a me. «Buongiorno piccola» mi dice sorridendo «Ti ho già detto di non...» «Di non chiamarti piccola, lo so. Ma sai tu sei... è che sei veramente così piccola e carina» mi dice ridendo. Mi ha appena detto che sono carina? Lo ignoro e faccio finta di essere concentrata sulla lezione. «Amanda» mi dice «Cameron» ripeto «Come stai?» sembra serio «Come scusa?» gli dico, e non sapendo che altro fare mi metto a ridere. Il professore smette di parlare e si gira verso di noi con disapprovazione. Mi zittisco e scarabocchio qualcosa sul foglio. «Che c'è? Il cane ti ha mangiato la lingua?» «Shh, non far arrabbiare il professore» «Sai Amy, sei proprio noiosa...» «Io non sono noiosa!» Il professore si rigira verso di noi, più arrabbiato di prima «Basta, fuori!» Esco dall'aula a testa bassa, seguita da Cameron. «Chissà come mai ogni volta che parlo con te finisco nei guai!» gli dico non appena chiude la porta dell'aula «Oh suvvia Amy, non sei nei guai» «Stai zitto» «Stai zitto» ripete strillando «Io non parlo così Cameron!» «Io non parlo così Cameron!» decido di stare zitta, tanto continuerebbe comunque a prendermi in giro «Dai, non dirmi che ti sei arrabbiata!» «No, non sono arrabbiata con te» «Giusto, sei arrabbiata con la tua amichetta alta, quella bella, com'è che si chiama?» «Io non sono arrabbiata con Isabelle!» «Aaah, Isabelle... Allora sei arrabbiata con quell'altra, quella che era seduta accanto a te l'ultima volta, Mary? Oppure non vi siete sedute vicino, perchè volevi sederti accanto a me. Insomma, sono veramente così irresistibile?» «Lucy, si chiama Lucy. E non sono arrabbiata con lei, abbiamo solamente... discusso. Credo» si gira di me con un sorriso stampato in faccia «Cosa pensi di me?» perché deve fare sempre domande alle quali io non so come rispondere? «Non rispondi?» insiste «No» gli dico. Stiamo zitti per un po' e poi mi rigiro verso di lui, è veramente bello «E tu Cameron, cosa pensi di me?» mi sorride e risponde «La piccola e dolce Amanda... "Oh no, s-sono nei guai", sono qui da una settimana ed è l'unica cosa che ti sento dire. E so anche un'altra cosa: io ti metto in imbarazzo, e molto anche. Hai sempre le guance rosse» mi dice sfiorandomi le guance, che al suo tocco si colorano di rosso «Visto?» «Io penso che tu sia vanitoso, troppo direi. Sei buffo» mi guarda sconcertato «Buffo? Pff, io dico che tu mi trovi tutt'altro che buffo» «Sai, l'aspetto fisico non è l'unica cosa che conta nella vita» «Ah no? A dire il vero, la prima volta che ti ho visto pensavo che fossi diversa» «Diversa come?» «Il tipo di ragazza "Oh no, mi sono rotta un'unghia!" e che piagnucola sempre» «Beh non lo sono, almeno no...» Stavo per dirgli che non sono una ragazza che si preoccupa per un'unghia rotta, ma che forse piagnucolo troppo, sempre praticamente. Ma perché mai dovrei dirlo a lui? Non lo conosco nemmeno «Si?» mi chiede «Niente» si limita ad annuire. Restiamo seduti fuori dall'aula per qualche minuto, poi lui si alza e mi dice «Vieni a fare un giro con me?» «Vai fuori a fumare?» annuisce «Okay» gli dico e lo seguo fino all'uscita. Accende una sigaretta e me ne offre una, che io accetto. «Allora piccola, la mamma sa che fumi?» ecco, sapevo che sarebbe arrivata una domanda del genere «Mia madre è morta» ho appena scoperto cosa devo dire per zittire Cameron Anderson. «Scusa» mi dice «Non fa niente» abbasso lo sguardo per evitare che veda i miei occhi lucidi. Mi prende la sigaretta dalla mano e la butta per terra, poi mi guarda e mi dice «Dai, torniamo dentro» Arrivati davanti all'aula, Cam cerca di aprire la porta ma non appena lo fa il professore lo caccia fuori. «Mi sa che dobbiamo aspettare di fuori...» mi sorride e io lo ignoro. Mi risiedo sulla panchina e lui si siede accanto a me «Mi dispiace Amy, davvero. Non sapevo che tua madre fosse morta. Se l'avessi saputo non ti avrei mai detto quello che ho detto» «Lo so, non fa niente. Non preoccuparti» gli dico senza guardarlo «Sai, anche i miei sono morti» alla sua affermazione alzo lo sguardo verso di lui e gli faccio cenno di continuare «In un incidente, quando ero piccolo. Fino ad un anno fa vivevo con mia zia a New York. Poi però si è stufata di me e mi ha letteralmente spedito da mio zio, qua a Londra» «E perché si è stufata di te?» «Beh, questi sono affari miei» forse ho chiesto troppo «Okay, scusa» «E tu piccola Amy, da dove vieni?» «Io? Io sono a Londra da sempre. Mia madre è morta l'anno scorso e quest'estate... Niente» troppi ricordi mi fanno stare male, non riesco più a trattenere le lacrime e mi giro dall'altra parte per non farle vedere a Cameron. Con mia sorpresa lui mi fa rigirare verso di lui e mi abbraccia. In altre condizioni mi sarei staccata subito, ma le sue braccia mi danno conforto, quindi lascio che mi stringano. Scelta sbagliata, suona la campanella e Sam esce dalla classe e ci fulmina con lo sguardo. Mi stacco da Cam e corro in classe a prendere le mie cose.

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