Capitolo 11: Un posto speciale

664 40 0
                                    

«No, non se ne parla nemmeno!» gli dico io «Non saltiamo le lezioni!» aggiungo «Dai Amanda! Vedrai che ci divertiremo» cerca di convincermi lui «Ally, lei me lo diceva sempre» dico sottovoce, sperando che Cam non mi abbia sentito. «Hei, tutto bene?» mi chiede tirandomi una leggera gomitata. «Si, credo di sì» gli dico sorridendo. Cam sarebbe piaciuto ad Ally, penso sorridendo. «Perché ridi?» «Sei buffo, Cameron. Mi fai ridere» «È una buona cosa questa, no?» lo guardo e vedo che ha un sopracciglio alzato e un grande sorriso, mi metto a ridere. «Sentiamo un po', dove vorresti andare?» gli chiedo alla fine. «Si, lo sapevo!» dice entusiasta «Andiamo dove vuoi tu!» «Al centro commerciale!» gli dico. «Al centro commerciale?» chiede incredulo «Poi sarei io quello buffo...» dice alzandosi.

Siamo in macchina, diretti verso il centro commerciale. «Cam, quanti anni hai?» gli chiedo d'un tratto, lo conosco da più di una settimana e non so nemmeno quanti anni ha. «Due in più di te, piccola» mi dice girandosi verso di me «Ah, quindi hai diciotto anni?» annuisce. «Guarda la strada, Cam, per favore» gli dico poi «Cam, guarda la strada» ripete ridendo. «Amanda, con tutti i posti in cui potevamo andare, perché proprio il centro commerciale?» mi chiede dopo qualche minuto. «Io non ho soldi, non ti pago ne porto niente» si affretta ad aggiungere. «Io non voglio comprare niente, mi piace andare al centro commerciale e basta. Sai, puoi sederti e guardare le persone. Il loro unico problema in quel momento sembra "cosa devo comprare". È... rilassante stare li. Sembra tutto cosi... normale. Non so se capisci. Ally adorava andare al centro commerciale!» lui si limita ad annuire e prosegue lungo la strada.

«Quindi... adesso vuoi stare seduta per tutto il tempo e osservare le persone?» chiede Cameron, una volta arrivati al centro commerciale. «No, andiamo a fare un giro. Poi andiamo dove vuoi tu» gli dico. «Mmmh, okay» dice alquanto incredulo. «Quando sono qui, posso essere chiunque voglio» spiego. «Posso andare nei negozi di lusso e, anche solo per un momento, fare finta di essere una ragazzina viziata, per esempio» aggiungo. «Tu pensi troppo, Amanda» mi dice ridendo.
Facciamo un giro nel centro commerciale e poi decidiamo di andare a mangiare qualcosa prima di tornare a casa. Ci sediamo ad un tavolo e io approfitto del suo silenzio per fargli delle domande. «Cam, ti mancano i tuoi genitori?» gli chiedo. «Si» si limita a rispondere lui. «A me manca tantissimo mia madre. Nessuno dovrebbe perdere la propria mamma, una delle poche persone che ti amerà incondizionatamente» gli dico. il suo sguardo si fa cupo e mi risponde «Io non te l'ho chiesto però» sembra arrabbiato. Non so che dire e così me ne sto zitta per qualche istante. «Vieni, ora ti porto io in un bel posto» mi dice lui, alzandosi dalla sedia, riacquistando il suo buon umore. Vado a pagare e ritorno da Cam. «Quale negozio?» gli chiedo, lui non mi risponde ma mi fa cenno di seguirlo. Risaliamo in macchina e io gli richiedo «Allora Cam, dove andiamo?» lui si gira verso di me e mi sorride «Aspetta e vedrai»
Il viaggio in macchina è lungo, nel frattempo gli racconto di Ally, Lucy e Isabelle, come se lo conoscessi da sempre.
Cameron ferma la macchina ed esce. Siamo in mezzo al nulla, c'è solo una vecchia casa e un lago. «Io e mia sorella venivamo sempre qui, quando eravamo in vacanza da mio zio» dice Cam sorridendo al ricordo. «Hai una sorella?» chiedo, lui annuisce e si siede sul piccolo molo, facendo penzolare le gambe. Mi siedo accanto a lui. I suoi piedi, a differenza dei miei, toccano quasi l'acqua. «Come si chiama?» chiedo incuriosita dalla sua famiglia. «Emily» risponde distratto. «E dove abita?» gli chiedo curiosa. «Io... Io non ne ho idea. Non la sento da ormai quattro mesi» mi dice tenendo la testa china. «Come mai?» la mia domanda sembra infastidirlo, ma risponde comunque. «Dopo che mia zia ci ha cacciati, lei è scappata. Dice che non le piace la pioggia...» «Mi dispiace» è l'unica cosa che riesco a dire. «Non è mica colpa tua» mi dice, finalmente guardandomi negli occhi. «Lo so, ma mi dispiace che tu stia male per questo» rispondo. «Devi smetterla di pensare a come stanno gli altri e cominciare a pensare a come stai tu» dice in modo brusco. «Cam, che ti succede?» gli chiedo sorpresa dal suo cambio d'umore. «Niente, scusa» mi tranquillizza. Rimaniamo in silenzio per qualche minuto, a guardare l'acqua, poi Cam si sporge di più dal molo e mi spruzza addosso l'acqua sporca del lago. «Hei!» ceco di raggiungere l'acqua con il piede ma l'unica cosa che riesco a fare è caderci dentro. Cameron butta la testa all'indietro e si mette a ridere. «Dai, che aspetti? Aiutami!» gli urlo contro, agitandomi nell'acqua fredda. «Aspetta, lascia che ti guardi ancora un po'!» dice tra una risata e l'altra. «Cameron!» «Okay, okay» dice alzandosi e porgendomi una mano. È il momento giusto per una vendetta, gli stringo una mano e lo tiro verso di me. Riemerge dall'acqua con i capelli biondi bagnati, lungo il viso. È così bello. «Tutto bene caro?» gli dico ridendo, lui mi spruzza e dice «Questa me la pagherai» e si mette a ridere. Risale sul molo e mi aiuta a fare lo stesso, solo che una volta in piedi al suo fianco, mi ributta nel lago e dice «Meglio risolvere subito certe cose!» Comincia a ridere e si dirige verso la macchina. «Vieni fuori, dovrei avere dei vestiti di ricambio» Esco a fatica dal lago e lo raggiungo alla macchina. Si è appena tolto la maglietta, distolgo lo sguardo e spero che non veda le mie guance rosse. «Non ti mangio mica» mi dice ridendo e mi passa una felpa grigia asciutta. «Grazie» gli dico senza guardarlo. Devo togliermi la maglietta bagnata, ma Cam continua a guardarmi «Dovresti girarti...» gli dico leggermente imbarazzata. «Sei sicura? Ma dai, Amanda, pensa se un assassino arriva alle tue spalle e tu non lo vedi... mi sentirei terribilmente in colpa» dice sorridendo. «Girati, e stai zitto Cam!» gli dico ridendo. Si allontana un attimo e io mi metto la sua felpa. «Allora, adesso mi porti a casa?» gli chiedo non appena ritorna alla macchina. «Domani andiamo ad una festa, ci stai?» mi chiede ignorando la mia domanda. «Non lo so, forse» rispondo sorridendo. «Non potrai resistere a una serata con me, lo sappiamo entrambi» «Ma si, ovviamente»

Ritorniamo al molo e ci risiediamo una accanto all'altra. «Adesso vi parlate, tu e quella Mary?» mi chiede «Si chiama Lucy, e no, non mi parla più» «E quell'altra? Isobel?» «No Cam, si chiama Isabelle. Pensavo che conoscessi i nomi di tutti. Sai, la storia del preside...» gli ricordo. «Non mi hai risposto» ribatte lui «Beh, non so come fare per migliorare le cose. Vorrei poter renderle felici, anche a costo di prendermi tutta la loro sofferenza» gli dico, sperando che cambi argomento. «Non credo sia compito tuo assicurarti che le altre persone siano felici» dice brusco. «Non lo fa nessuno» aggiunge. «Beh, loro lo hanno fatto» affermo sicura. «Si, finché stavano bene loro. Ma vedi che appena loro hanno un problema, pensano solo a loro stesse» Cam abbassa lo sguardo. «Non è vero, tu non sai niente di loro» gli dico e poi mi affretto ad aggiungere «E nemmeno di me» si rigira verso di me ma non dice niente. Dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio Cam mi dice «Mi dispiace, sai? Per la tua amica, intendo» lo guardo confusa «Si. Grazie» Si mette a ridere e dice «La prima volta che mi hai visto, sei rimasta senza fiato. Ma come biasimarti...» sta cercando di distrarmi a modo suo, e gli sono grata per questo. «Cosa? No, io non ero senza fiato. Ero solo... sorpresa. Eri nuovo e sei arrivato in ritardo, tutti ti stavano guardando» gli dico d'un fiato. «Certo, certo. Amy, perché ti metto in imbarazzo?» «Io non sono in imbarazzo!» gli dico più veloce di prima, mangiandomi le parole. «No? Perché sei tutta rossa allora?» mi porto le mani alle guance e gli faccio la linguaccia. «Smettila!» dico ridendo. Cam mi dà un bacio in bocca e poi si alza in piedi, come se niente fosse. «Cosa fai?» gli chiedo stupita. «Cosa fai tu? Avanti, alzati che si sta facendo tardi. Ti riporto a casa» Mi alzo e gli riformulo la domanda. «No, perché mi hai dato un bacio?» Il volto gli si illumina in un sorriso. «Oh, quello! Mi andava di farlo e l'ho fatto» non aggiungo niente e lo seguo fino alla macchina.

Per tutto il viaggio nessuno ha detto niente, siamo rimasti zitti tutto il tempo. Cam accosta davanti a casa mia e mi saluta. Sulla porta c'è mio padre, con le braccia incrociate davanti al petto. «Chi è quello Amanda?» mi chiede arrabbiato «E dove sei stata?» aggiunge «Ciao anche a te, papà...» dico ignorando le sue domande. Gli passo da parte e corro in camera mia. Chiudo la porta e quando mi giro trovo Lucy e Isabelle sedute sul mio letto. «Ciao... Cosa ci fate qui?» chiedo confusa. «Ci ha fatto entrare tuo padre. Hai lasciato le tue cose a lezione. La professoressa era arrabbiatissima» mi dice Isabelle indicando le mie cose sulla scrivania. «Sei stata tutto questo tempo con il ragazzo nuovo?» chiede Izzy. «S-si» Lucy, che era rimasta zitta accanto a Isabelle, si alza e viene verso di me. «Mi dispiace Amy» d'istinto l'abbraccio forte, cercando di trattenere le lacrime. Stacco l'abbraccio e la guardo, sta piangendo, lei che non piange mai o almeno non lo mostra a nessuno. «Non fa niente» le dico asciugandomi le lacrime sul viso. Ally, ci hai distrutto. «Ma non lo fate mai più!» aggiunge Isabelle sorridente, con le guance bagnate dalle lacrime. Ci sediamo sul letto e io gli mostro l'album che Ally voleva regalarci. Lo guardiamo per un bel po' di tempo, tra singhiozzi e risate. Rimetto l'album sul comodino e Isabelle mi tira un cuscino addosso e mi dice, quasi urlando «Hei! Cosa avete fatto tu e quello biondo per tutto il giorno?» Lucy si mette a ridere. «Già Amanda, cosa avete fatto?» «Ha-ha-ha. Siamo stati al centro commerciale, poi siamo andati in macchina fino al lago, non so precisamente dove. E lui si chiama Cameron...» gli dico e Lucy alza la testa verso l'altro. «Eh sì, Cameron!» Isabelle si mette a ridere e chiede «Quanti anni ha?» «Diciotto» rispondo «E perché viene in classe con noi? E dove abita? E la usa famiglia?» mi chiede curiosa Isabelle. «Hei frena, si è appena trasferito qui da New York. Non so molto della sua famiglia, non gli piace parlarne. E non so dove abita!» Lucy si mette a ridere e dice. «Izzy, guardala, è diventata rossa» «È l'effetto di Cameron» le risponde Isabelle sorridendo. «Hei, piantatela!» le interrompo io. «Non è divertente! Non posso farci niente!» ridiamo fino a che Isabelle fa un verso strano e mi guarda a bocca spalancata. «Amanda, quella è la sua felpa? Ma cosa avete fatto?» La faccia di Lucy è una fotocopia di quella di Isabelle. Scoppiano entrambe a ridere. «Mi ha buttata nel lago! Ero bagnata e così mi ha dato la sua felpa...» Loro però non la smettono di ridere. «Dai basta! Allora, rimanete a dormire qui?» si calmano e Lucy risponde. «Certo! Però devo passare a casa a prendere i libri per domani» Così Lucy va un attimo a casa e io e Isabelle rimaniamo in camera mia a cercare un film da guardare.


Grazie a tutti per i voti

∞ You are my once upon a time ∞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora