Capitolo 26

516 48 9
                                    

Avevo osservato a lungo il loro rapporto, il modo in cui parlavano ma anche quei cambiamenti quasi impercettibili che, distratte dai problemi e dalla voglia di sfidarsi, non avevano mai notato o accettato. A modo loro entrambe erano impacciate quando si trattava d'amore, e mi veniva quasi da ridere a pensare che io, fra tutti, fossi l'unica a vedere le cose in modo chiaro.
Dopo aver fallito a proteggere la famiglia di Raegan, non avevo mai sprecato un singolo attimo e cercai in ogni modo di lottare per difenderla, per non permetterle di cambiare e raggiungere un punto di non ritorno, ma quando Scarlett aveva fatto irruzione nella sua vita con il suo carattere decisamente esplosivo, anche io mi ero ritrovata in alto mare, presa alla sprovvista.
Inizialmente l'avevo vista quasi come un problema, come un qualcosa che avrebbe solo reso più difficile il mio lavoro ma anche la lotta continua di Raegan che, anno dopo anno, diveniva sempre più cruenta e dura da sopportare. Poi iniziai a vederla come una lecita distrazione, una di quelle capaci di rendere più leggere le sue giornate, quindi iniziai ad essere meno dura con lei lasciandola camminare vicina a Raegan, evitando di intromettermi. Infine, quando mi resi conto della realtà dei fatti, feci un passo indietro e mi limitai a spingerla a camminare al suo fianco, a darle forza, a farle provare quell'amore che aveva smesso di assaporare nel momento in cui le era stato portato via tutto; e lei smise di apparire davanti ai miei occhi come un problema o come una distrazione, ma divenne una soluzione, forse più grande di me, forse più forte, con più possibilità di salvare l'insalvabile. In più avevo imparato ad apprezzare quella sua energia, quel suo carattere così testardo che avrebbe potuto spingerla a ribaltare il mondo se solo avesse imparato ad apprezzarsi. Scarlett appariva come una tipa sicura, cocciuta, magari anche egocentrica, ma oltre i suoi sguardi, le sue parole, i suoi gesti, il suo finto menefreghismo, giaceva una ragazza enormemente insicura, bisognosa di certezze, di un appiglio, qualcosa che le facesse credere che tutto ciò che faceva e che aveva fatto avesse senso.

«Sai una cosa?» sentii dire da Raegan che, dopo aver posato il bicchiere per terra, si era alzata, posizionata alle spalle del suo 'ostaggio' e chinata in modo da avere la sua bocca poco distante dal suo orecchio.

«Scarlett?» la chiamò facendo sussultare quest'ultima.

«Mi sono stancata a vederti così, non sei un mio ostaggio e, in più, non voglio vedere altre ferite su di te.» parlò con un'espressione indecifrabile.

«Ora ti libererò e tu avrai modo di muoverti...» disse portando le mani sulle corde che immobilizzavano la sua fonte di interesse.

«E se vuoi scaricare la tua rabbia o la tua frustrazione su qualcosa hai un'intera palestra a tua disposizione. Ma... se non ti basta, di solito ci sono anche io.» continuò slegandola. Il suo sguardo era serio, non faceva trasparire alcuna emozione, eppure in quelle parole vi era più di quanto volesse far sembrare.
In quei giorni, Scarlett era solita avere gli occhi spenti o uno sguardo combattuto, di rado era riuscita ad apparire come l'avevo conosciuta e questo un po' mi feriva, così come, sicuramente, feriva Raegan. Quest'ultima aveva evitato di chiamarla per nome per tutti quei giorni, si era semplicemente limitata a parlarle, a scherzare con lei, a cercare di farla parlare, ma non aveva mai lasciato sfuggire il nome dalle sue labbra. Perché? A detta sua, quella che aveva davanti non era la Scarlett che aveva imparato a conoscere, era solo una parte di lei, e si era ripromessa che fin quando non sarebbe riuscita a farla tornare in sé non avrebbe mai permesso a se stessa di chiamarla per nome, come se non avesse il diritto di chiamare chi, in parte a causa sua, aveva perso se stesso.
In quel momento però, lei si era permessa di venire meno alle sue stesse parole, e ciò portò non poca confusione in me. Scarlett invece, si era ritrovata a sussultare sentendo il suo nome, quasi come se non si riconoscesse nemmeno lei.

«Ne sei sicura?» chiesi non completamente convinta.

«Abbastanza. Ora dovrei occuparmi di alcune cose, la tieni d'occhio tu?» mi chiese prendendo il bicchiere da terra per poi soffermarsi a guardare Scarlett.

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora