Capitolo 39

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Scarlett's pov

Una volta messi da parte i miei pensieri, recuperai i miei vestiti, li indossai e uscii dal bagno intenzionata a tirare fuori un piano decente.
Nonostante l'oblio che mi aveva circondata in precedenza, non mi ero mai risparmiata a fare le mie ricerche quindi avevo già a disposizione una base da cui iniziare. Il problema, ovviamente, era il resto dato che, nonostante tutto, non avevo fra le mani un quadro completo della situazione. Potevo reperire il tutto da Raegan, certo, ma per diversi motivi non volevo coinvolgerla nei miei piani che avevano, come obiettivo, quello di far fare un passo indietro a Kara prima che facesse qualche cazzata.

Camminando per un corridoio che portava a una stanza dove avevo messo tutte le mie ricerche, non potei impedire a me stessa di fermarmi davanti alla camera di Raegan. Lei era seduta vicino alla sua scrivania, a gambe incrociate, con addosso solo l'intimo e con lo sguardo fisso sul suo coltello che stava osservando con gran attenzione. Visto il modo in cui lo stava maneggiando, ipotizzai che l'avesse affilato da poco dato che, subito dopo, passò il dito sulla lama per poi osservare la ferita con una freddezza allucinante. Sul suo letto, infine, notai un paio di vestiti e ciò mi fece capire che si stesse preparando per qualcosa.
Poco dopo il portatile che stava sulla scrivania emise un leggero suono e Raegan posò il suo sguardo su di esso, senza cambiare posizione, poi un sorrisetto spuntò sul suo viso, portò il suo dito ferito vicino alla sua bocca, leccò il sangue senza nessuna smorfia e infine si avvicinò ulteriormente al portatile per guardare meglio.

«Mmh... ma guarda un po'...» disse ridendo leggermente per poi armeggiare un po' con il portatile.
Una gran curiosità si fece spazio all'interno del mio corpo e, sperando di non essere scoperta, cercai di capire cosa avesse attirato così tanto la sua attenzione ma, vista l'angolazione, mi risultò impossibile.

«Chiedi di poter sbirciare piuttosto che rischiare di farti venire dolori al collo, volpe.» commentò senza staccare il suo sguardo dal portatile.

«Possiedi una vista a 360°?» le chiesi piuttosto sconvolta. Dopo quelle parole lei smise di armeggiare con il portatile, tornò nella sua posizione precedente con le gambe incrociate, concentrò il suo sguardo su di me e nel mentre picchiettò, con la parte non affilata del suo coltello, sulle sue labbra.

«Istinto di sopravvivenza.» mi rispose.

«Istinto di sopravvivenza? Tu? Questa è la più grande cazzata che tu abbia mai detto.» le dissi facendole alzare un sopracciglio.

«Ti riferisci al fatto che sono entrata in un edificio pur consapevole che, presto o tardi, sarebbe esploso?» mi chiese con una calma assurda.

«Mi riferisco al fatto che rischi la pelle anche solo respirando. Dimmi, sei completamente fuori di testa o stai solo cercando di ammazzarti da sola?» le chiesi. Lei ridacchiò, concentrò nuovamente il suo sguardo sullo schermo del portatile e infine mi rispose.

«Ricordo la nostra promessa, Scarlett. Non permetterò a nessuno di farmi fuori, nemmeno a me stessa. Ma sai com'è, ogni tanto ho bisogno di un po' di adrenalina, di qualche distrazione, per evitare di compiere azioni che non portano a vantaggi permanenti o duraturi.» mi spiegò per poi alzarsi con ancora il coltello in mano.

«E ora Abigail mi ha fatto venire un'idea. Attaccherò Bastian su due fronti: porterò un po' di caos fra i suoi tirapiedi, la sua posizione sarà compromessa e loro inizieranno a dubitare del suo ruolo. Dall'altro lato inizierò ad esporlo davanti all'opinione pubblica, e chi non è corrotto inizierà a farsi un bel po' di domande e lui si ritroverà a dover gestire entrambe le situazioni.» disse dirigendosi verso di me.

«E come ciliegina sulla torta, si renderà conto che qualcuno è scappato alla morte. Poi gli basterà un singolo passo falso per ritrovarsi sotto terra, magari ancora vivo.» disse mordendosi il labbro come se il solo pensiero le avesse dato una certa scarica.
Era in quei momenti che le nostre realtà differenti si scontravano, e ciò mi faceva sorgere tanti dubbi, domande le cui risposte non mi piacevano proprio per niente, eppure volevo sempre trovare un modo unire le nostre vite. Era un obiettivo decisamente complicato da raggiungere viste le nostre differenze: io ero terrorizzata dall'idea di poter uccidere qualcuno a causa del marcio che avevo dentro, mentre Raegan sembrava pronta a spazzare via chiunque si mettesse fra lei e chi alimentava la sua rabbia, la sua sete di vendetta; io vivevo di dubbi, incertezze, avevo perso la mia sicurezza e non riuscivo a silenziare le mie paure, i brividi, il terrore che provavo ogni volta che pensavo a ciò che mi aveva fatto Beth. Raegan invece continuava il suo percorso con lo sguardo fisso sul suo obiettivo, come se, in qualche modo, fosse riuscita a domare tutto ciò che aveva dentro o forse, assurda com'era, era riuscita a sottomettere anche le sue emozioni.

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora