Capitolo 3

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"Hai il suo stesso sguardo". Qual'era il significato di quelle parole? Cosa stava cercando di dirmi? Cosa avrei dovuto provare o pensare? Aveva senso cercare in una come me, la continuazione di ciò che era andato perso con la scomparsa di Scarlett? E poi come avrei mai potuto essere, anche in piccola parte, come lei? Tutto ciò che facevo era infliggermi dolore, cercavo in ogni modo di provarlo su pelle per dimenticare ciò che mi portavo dentro; quel qualcosa che mi lacerava nel profondo, a poco a poco, con lentezza e precisione, fino a farmi sentire stremata, priva di vita e speranze.
Ma forse, come aveva detto lei, ciò che aveva fatto Scarlett aveva suscitato una certa reazione negli animi di chi ormai era allo stremo, e chi era sul punto di arrendersi ci aveva ripensato e aveva iniziato a lottare con una maschera in viso, il cuore sanguinante ma che continuava a battere, senza arrendersi mai.

«Può essere che..condividiamo dolori simili.» le risposi guardandomi un po' intorno nel tentativo di cercare una via di fuga.

«Ma ognuno li vive a modo suo e tu.. non so come spiegarlo, sembra che..» cercò di parlare ma con un semplice movimento del braccio la bloccai.

«N..Non mi interessa, ho del lavoro da fare. Levati di torno, okay?» le dissi lasciandola un po' destabilizzata.
Così continuai ad usare il muro come appoggio, e cercai di raggiungere l'entrata di quel posto.

«Vuoi farti pestare un'altra volta?» mi chiese decisamente sconvolta. Io risi, e quando raggiunsi l'entrata mi girai verso di lei.

«Perché no? È così bello raggiungere la fine per poi rialzarsi all'ultimo, ha un non so che di poetico.» dissi continuando a ridere per poi fermarmi quando un colpo di tosse mi fece sputare altro sangue.

«La morte non ha nulla di poetico.» quasi mi urlò contro, ma che diavolo le importava?

«La morte è l'unica certezza che abbiamo, e forse è proprio questo il motivo per cui tutti la temono.» dissi mettendo la mia mano sul mio addome, ero a pezzi.

«S..Siamo abituati alle menzogne, alle illusioni, preferiamo una bugia consolatrice ad una verità dolorosa.» dissi ridendo amaramente.

«La vita è.. un'illusione, che può essere strappata via in un batter d'occhio, rendendo nulli tutti i nostri sforzi. G..Giorno dopo giorno mandiamo avanti la nostra vita cercando di renderla m..memorabile, e speriamo di non avere rimpianti quando tutto finirà ma.. è tutto una gran stronzata.» continuai respirando profondamente come se stessi cercando di recuperare il fiato.

«N..Non ho mai creduto nelle illusioni, quindi ho fatto in modo di sfidare l'unica mia certezza. È..È bello sfuggire ogni volta alla morte, impari sempre qualcosa, c..come se un essere superiore decidesse di svelare i segreti della vita solo quando è certo che tu non possa sfruttarli.» dissi cercando di entrare, ma un semplice dislivello bastò a farmi perdere l'equilibrio.
Fortunatamente, la ragazza che era con me, era vicina abbastanza da evitarmi una brutta caduta.

«Dimmi dove stai andando, ti ci porto.» mi disse lasciandomi un po' confusa.

«Niente ramanzina né parole trite e ritrite? A..Affascinante.» dissi riferendomi al fatto che non avesse cercato di farmi cambiare mentalità.
Fin da quanto ero una ragazzina, ogni volta che dicevo qualcosa di negativo spuntava il vissuto che, con parole riciclate e prive di valore, tentava di farmi cambiare idea, come se dicendo "sorridi." o "dai, che la vita è bella e va vissuta." cambiasse qualcosa. Come avrei potuto sorridere a comando? Come potevo dipingere la felicità sul mio viso se ne ero priva? E come avrei potuto reputare la vita bella se non era stato altro che un inferno in terra?
Odiavo con tutta me stessa i finti predicatori di bene, tanto che una volta, dopo un altro di quei discorsetti finti, finii per tirare un bel pugno sul naso ad uno di loro, solo per vedere cosa avrebbe risposto alla domanda "va ancora tutto bene?".

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora