Capitolo 75

509 32 9
                                    

Nei giorni seguenti ci fu una strana atmosfera, colma di sensazioni spiacevoli, di paure celate a cui non veniva data voce. Il dolore di ognuno era palpabile, ma nessuno voleva parlare, nessuno voleva affrontare ciò che li corrodeva dall'interno come un parassita. Dovevano solo compiere un passo alla volta, uno dopo l'altro, non importava quanto tempo impegnavano tra uno e l'altro, l'importante era muoversi o almeno questo era ciò che credevano. Non pensavano al resto, non si guardavano intorno, non osservavano ciò che accadeva intorno a loro, cosa poco a poco andava in frantumi. Non guardavano ciò che avevano lasciato alle loro spalle e allo stesso tempo non guardavano al futuro, a ciò che sarebbe potuto accadere, perché il loro sguardo restava ai loro piedi, a quei singoli passi a cui davano tutta quella importanza.
Perse in quei piani complessi, in quei pensieri che mettevano in dubbio ogni cosa, non accennavano a voler aprire bocca e dar voce a tutto quel caos che si tenevano dentro. Nessuno voleva essere un peso o rovinare quella calma che non era altro che un'illusione, infrangere quell'atmosfera che non si reggeva nemmeno in piedi.
Abigail, nella sua apparente insensibilità e calma, aveva passato la maggior parte del tempo ad allenarsi da sola, a qualsiasi ora del giorno, anche quando fuori si gelava, quasi come se stesse cercando di scacciare qualcosa. Aveva sferrato così tanti pugni fino a lesionarsi le nocche e, allo stesso modo, aveva tirato calci fino a non sentirsi più le gambe e finire al suolo, con il fiatone, con il terrore che tornava a galla ogni volta che pensava a ciò che avrebbe presto affrontato.
Nel piano era sottolineato il fatto che lei doveva rimanere lontana, a controllare solo ed esclusivamente il punto interrogativo chiamato Anne, in quanto solo lei costituiva qualcosa di altamente imprevedibile a causa dei suoi sentimenti divisi tra l'affetto che provava per Abigail e la profonda lealtà e senso di giustizia che la legava al suo lavoro. Nonostante tutto però, il suo corpo tremava, ogni parte di lei era in subbuglio e nulla avrebbe potuto fermare quelle emozioni perché non erano altro che conseguenze che derivavano da ogni tortura che aveva subito da parte di Bastian, e da tutto quello che Mason le aveva fatto e continuava a volerle fare.
Mason ormai pensava che Abigail fosse di sua proprietà, dopotutto era stato proprio il padre a spingerlo verso di lei e lui aveva perso la testa per quella ragazza che lo combatteva, lo respingeva, lo feriva. A lui non importava nulla del resto, del fatto che un passo falso l'avrebbe spinto verso un futuro in cui si sarebbe trovato con la gola tagliata, tutto quello che gli importava era mettere le mani su Abigail e legarla a sé per sempre, in tutti i modi malati che conosceva. Aveva tanti piani per lei, dopotutto aveva fantasticato per anni, tutto ciò che lo divideva da tutto ciò che aveva sempre desiderato era un unico problema, uno bello grosso: Raegan Lloyd. Avvicinarsi a lei era difficile e quando accadeva era molto più alta la probabilità di finire ammazzati, in più Bastian gli aveva detto chiaro e tondo che solo lui poteva metterle le mani addosso. Mason però, con il passare degli anni, aveva perso sempre più rispetto nei confronti del suo capo, dopotutto aveva avuto tra le mani Raegan innumerevoli volte e, come da rito, non si era mai avvicinato a lei e ciò aveva portato sempre alla fuga di quest'ultima. Proprio per questo aveva deciso di dare un'ultima possibilità a Bastian e, se avesse esitato un'ultima volta, si sarebbe occupato lui stesso dell'esecuzione.
Abigail era consapevole di ciò che sarebbe potuto accadere e, per quanto si sentisse al sicuro con Raegan pronta a coprirle le spalle, la paura non faceva altro che farla tremare, facendola esitare e distrarre, cosa che non le fece notare Megan che la osservava dalla finestra del salotto che si affacciava sul giardino, proprio dove si trovavano i vari attrezzi e i manichini. La osservava con uno sguardo criptico, come se fosse lì a complottare qualcosa, cosa che non era per nulla vera dato che tutto ciò che passava per la testa di Megan era come dire a Raegan qualcosa che l'attanagliava, che le era stata riferita da Beth e che era stato uno dei motivi per cui aveva cercato come una folle nuovi motivi per odiare la sorella, per impedire a se stessa di andare da lei.
Restava ferma lì e fissava Abigail, colei che aveva sempre odiato, un po' per gelosia e un po' perché nel momento in cui lei aveva messo piede nella vita della sorella, innumerevoli disgrazie avevano colpito la famiglia, fino al giorno in cui erano stati brutalmente uccisi. Era consapevole del fatto che non fosse colpa sua, ormai era grande abbastanza da comprenderlo, eppure ogni tanto quel pensiero rimbalzava nel suo cervello alla ricerca di attenzioni e cercava in ogni modo di spingerla via dalla voglia di andare da Abigail e pregarla di restare al fianco della sorella e proteggerla per sempre nel caso lei non avesse più la possibilità di farlo, per un motivo o per un altro.
Megan sperava di non essere troppo ovvia, sperava di non apparire come una che stesse tenendo per sé dei segreti, ma per quanto ci provasse non riuscì a sfuggire dallo sguardo indagatore di Scarlett che, con il costante presentimento che qualcosa non andasse, accidentalmente aveva posato il suo sguardo su Megan nel momento più adatto e l'aveva beccata a guardare la sorella con uno sguardo affranto, come se da un momento all'altro fosse pronta a scoppiare a piangere per poi correre fra le sue braccia a dirle cose che solo lei conosceva.
Scarlett era persa, devastata da quella situazione con il padre, dai pensieri di dover scegliere per la sua sorellina, eppure non permetteva a se stessa di mettere tutto da parte e vivere un attimo di pace. In quei giorni non aveva smesso di pianificare e organizzare il suo gruppo, di controllare come se la stessero passando tutti, quasi come se non riuscisse a pensare a sé.
Delle volte però, negli attimi in cui riusciva a sgattaiolare via, si metteva a letto, con lo sguardo rivolto verso l'alto, chiudeva gli occhi e cercava di coprire il suo viso con un braccio, quasi come se volesse nascondersi anche nei momenti in cui era sola. Piangeva, singhiozzava e pensava a quanto Raegan avesse ragione, a quanto quella calma non fosse altro che un'illusione che presto si sarebbe dissolta. Fortunatamente, quest'ultima non le permetteva di scavarsi la fossa da sola e, ogni volta che percepiva qualcosa di strano, subito si presentava da lei, e così fece quel giorno.
Varcò la porta della camera senza dire nulla, si avvicinò a Scarlett, si mise a cavalcioni su di lei e con una mano cercò di muovere il suo braccio e lei glielo permise, mostrandosi vulnerabile, con gli occhi rossi e il viso bagnato dalle lacrime.

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora