Capitolo 17

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Y's pov

Mi diressi nella camera a fianco senza mai smettere di leggere quel nome.

«Abigail.» ripetei più volte come se le risposte alle mie domande fossero proprio in quel singolo nome.
Rigirai più volte la lettera, la osservai attentamente come se mi aspettassi che ci fosse un messaggio nascosto ma infine mi arresi al fatto che quello era tutto quello che mi spettava.
Sospirai e mi sedetti alla scrivania poggiando il foglio proprio lì, senza smettere di osservarla. Più andavo avanti più le cose mi confondevano, più ero confusa e più desideravo di scoprire cosa mi stessi perdendo. Afferrare i pezzi della mia vita era più complicato di quanto pensassi, e anche se qualcosa di frammentato era uscito fuori io mi ritrovavo ancora lì, in balia di quelle emozioni dedicate a qualcosa che non c'era più. E quindi valeva la pena cercare ciò che mi uccideva? Valeva la pena rischiare ancora una volta la vita per il semplice fatto che il mio cuore non smetteva di desiderarlo? E se per davvero ciò che cercavo non c'era più, ne sarebbe valsa la pena? Che qualcuno mi avesse dato la possibilità di vivere lontana da quel dolore? Lontana da ciò che mi aveva ridotta a pezzi? Eppure, nonostante tutto, quel dolore lo sentivo essenziale, quasi come se infondo volevo soffrire per quei ricordi perché erano tutto ciò che continuavano a tenermi in vita.

«Dove dovresti andare?» chiese la mia coinquilina poggiandosi allo stipite della porta.

«Io...» spostai nuovamente il mio sguardo sulla lettara e lessi ancora una volta l'indirizzo e storsi il naso, quasi come se per un attimo avessi afferrato un altro frammento della mia vita.
La mia coinquilina notò la mia reazione, entrò nella stanza, prese la lettera e lo lesse a sua volta.

«Oh ma certo, ci mancherebbe.» disse lanciando la lettera sulla scrivania un po' agitata.

«Sei già stata lì?» le chiesi non poco insospettita.

«Ci sei stata anche tu, impossibile che tu... impossibile.» ripeté più volte agitata, quasi come se fosse spaventata da quel luogo.

«Puoi anche non venire.» le dissi scrollando le spalle.

«Oh ti farei un piacere, vero? Ma non ho intenzione di farti andare lì da sola.» disse senza mai smettere di guardarmi dritta negli occhi.

«Non dovresti pensare all'incontro che hai fra due giorni?» chiesi distogliendo per prima lo sguardo spostandolo nuovamente alla lettera.

«Non c'è nulla su cui riflettere, devo solo prendere a pugni qualcuno.» insistette sbattendo le mani sulla scrivania, io tornai a guardarla.

«Cerca invece di non farti pestare, l'adrenalina non ti salverà all'infinito.» le dissi guardandola distrattamente a causa di quei pensieri che non smettevano di assillarmi.

«E tu smettila di guardarmi con questa faccia.» disse indicandomi.

«È la mia faccia.» dissi solamente tirando fuori un leggero sospiro, lei storse il naso e sembrò rinunciarci.

«Sai già cosa mettere?» chiese sospirando per poi allontanarsi dalla scrivania.

«Non ho detto che ci andrò.» le risposi mettendo il mento su una mia mano mentre passavo l'indice della mano libera sulla lettera.
Quando non arrivò una risposta alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti la sua espressione irritata e decisamente poco propensa a credere a mezza parola.

«C'è qualche vestito in camera.» dissi solamente facendole sollevare un sopracciglio.

«Sbaglio o hai ancora la fasciatura alla gamba?» disse sospirando, forse si stava stancando delle mie frasi fin troppo corte.

«Non mi fa più male, forse un po' se vado ad urtare proprio quel punto. In ogni caso il vestito coprirà tutto, non si noterà nulla." lei annuì non convinta.

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora