Capitolo 42

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Anne's pov

Mi trovavo sdraiata sul letto e con le mani mi coprivo gli occhi come se stessi cercando di nascondermi da qualcosa. Pensavo alla situazione, a tutto ciò che era cambiato dal momento in cui avevo ammanettato Raegan a Scarlett, ma specialmente al mio comportamento strano che non comprendevo nemmeno io.

«Che idiota, idiota, idiota...» ripetei mettendo il braccio destro sul mio viso.
Ero sempre stata una tipa sicura, non avevo mai avuto particolari problemi di timidezza o cose simili, eppure con Abigail era tutto così complicato e... strano. Insomma, mi sentivo terribilmente stupida per il semplice fatto che fossi stata travolta da un imbarazzo senza eguali solo perché avevo sorseggiato il caffè dallo stesso lato dove Abigail aveva posato le sue labbra, cosa che, in passato, non avrei mai pensato possibile.
All'inizio era interessante e divertente parlarle, ma più passavo il tempo con lei e scoprivo dettagli, più mi sentivo sopraffatta da quel suo sguardo neutrale, dalla gentilezza che mi riservava senza chiedere nulla in cambio e dal suo modo di fare strano. Ovviamente avevo compreso che il suo carattere fosse stato plasmato dal passato e dai traumi che non smettevano di terrorizzarla, eppure non ero ancora riuscita ad inquadrarla nel modo giusto e questo mi trasmetteva una certa agitazione. In più, quasi come se non potessi più controllare le mie azioni ed emozioni, sentivo un profondo desiderio di aiutarla, di proteggerla anche se lei era perfettamente in grado di farlo da sola, trovare e scacciare i mostri che si nascondevano nell'ombra, in attesa di attaccarla e causarle quegli incubi terribili in grado di distorcere la sua realtà.
Tirai fuori un verso pieno di frustrazione, mi misi su un lato e continuai a pensare al mio presente assurdo. Ero una poliziotta, anche se non più in servizio, miravo a portare giustizia, mandare in prigione i criminali, portare un po' di ordine nel mondo, eppure mi trovavo nel nascondiglio di uno dei gruppi criminali più temuti e ricercati e, senza farmi mancare nulla, mi ero presa un'assurda cotta per il braccio destro di Raegan Lloyd.
Erano questi i momenti in cui mi pentivo delle mie azioni, di essermi avvicinata a lei ed aver scoperto tutto ciò che celava oltre quell'apparente impassibilità. Erano questi i momenti in cui mi chiedevo se, alla fine dei giochi, sarei stata capace di arrestarla. Ce l'avrei fatta? O il suo sguardo, la sua storia e i miei sentimenti mi avrebbero reso impossibile farlo? Sarebbe stata la cosa giusta? O avrei contribuito all'ingiustizia che la vita, spesso e volentieri, ci presenta davanti?
Sospirai e portai l'indice della mano destra sulle mie labbra, quasi come se, bevendo quel caffè, mi fosse venuta la sensazione che ci fosse stato un bacio. Stavo perdendo la testa, completamente, e questo non avrebbe di certo giovato il mio lavoro. Forse era arrivato il momento di frenare i miei desideri? Volevo aiutarla, senza ombra di dubbio, ma permettere a me stessa di superare la linea tra amicizia e amore mi avrebbe solo portata a fare errori o a prendere decisioni basate sui miei sentimenti.
Nonostante i miei mille pensieri, i dubbi che martellavano nella mia testa e le strane sensazioni, ogni volta che l'avevo vicina sentivo il desiderio di accorciare le distanze, stringerla a me, toglierle di dosso le sue paure. E quando il suo sguardo si posava su di me, uno strano tremolio dilagava nel mio corpo e il mio sguardo, se coraggioso abbastanza da lottare contro il suo, per un attimo si concentrava su quelle sue labbra invitanti. Più volte ero finita a ringraziare il mio autocontrollo, questo perché proprio quello mi permetteva di non invadere i suoi spazi, di spaventarla involontariamente.

Un rumore improvviso attirò la mia attenzione e, tirandomi su con qualche difficoltà, iniziai a dirigermi nella stanza dove poco prima c'era Abigail. Forse era proprio lei? Mi sembrava piuttosto improbabile dato che era uscita da poco.
Una volta raggiunta la stanza notai la giacca di Abigail su una sedia e questo mi fece sperare che fosse tornata per recuperarla. Così mi avvicinai, posai la mia mano su di essa e, proprio in quel momento, sentii dei passi poco lontani da me e questo mi spinse a girarmi di scatto verso quel suono.

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora