Capitolo 1

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Passarono ben quattro giorni da quell'avvenimento, e furono fra i più rumorosi al mondo. Ciò che accadde fu come il boato che segue un'esplosione: si espanse in ogni dove, riempiendo le strade, le radio, ogni cosa. Tutti parlavano di Scarlett e della sua storia, o almeno, di quello che si sapeva.
Quel giorno, con la pistola nella sua mano destra e il vuoto nella sinistra, Scarlett aveva guardato a lungo quel telefono infranto al suolo, quasi come se qualcuno le avesse prosciugato quel poco di vita che le era rimasta, lasciando, su quel ponte ormai affollato, un semplice contenitore ormai privo di contenuto. Anne la chiamò più volte, fino a sentire i suoi polmoni bruciare, cercò di mantenere la calma, di pensare a qualcosa per salvare la ragazza che stava per gettarsi davanti ai suoi occhi. Tentò ogni cosa, ma nulla sembrò funzionare.

I giornalisti erano ormai ovunque, tutti erano a conoscenza di quello che stava accadendo, e per un attimo sembrò che il mondo si fosse fermato solo per lei, per vederla scomparire, per sempre. È quasi buffo pensare al fatto che nessuno si fosse mai fermato ad alleggerire il suo peso; avevano sempre ignorato il suo dolore, l'avevano derisa per le sue scelte, eppure quel giorno erano tutti lì, ad indossare quelle maschere da finti buonisti, di quelli che davanti ad eventi simili tutto ciò che hanno da dire è "era una così brava ragazza.". Buffo? Patetico? O disgustoso? Come si può definire qualcuno che fa caso al dolore degli altri solo quando è troppo tardi? Come si può giustificare l'indifferenza dinanzi alla miseria di chi ci passa davanti?
Il mondo, quella città, la società, avevano bisogno di un cambiamento, di un avvenimento dal grande eco, di una voce forte abbastanza da far tremare gli animi ed emozionare chi ascoltava con il cuore.
Ed è ciò che accadde, in un certo senso. Le parole che Scarlett aveva rivolto a Michael in quella stanza, sotto gli occhi critici del mondo, raggiunsero molte persone e furono analizzate, comprese, rifiutate, approvate, derise e ripetute, creando una spaccatura nell'opinione pubblica. Da una parte c'era chi la giudicava per le sue azioni, per i suoi pensieri, il suo modo di fare, per quel suo amore a detta loro momentaneo, futile, nato da un desiderio di ribellione nei confronti di tutto ciò che le aveva tappato anzi, strappato le ali, fino a spingerla a combattere, fra rabbia e sangue, una battaglia che era destinata a perdere. Era come se la telecamera, lo schermo dei televisori e quello dei telefoni avessero distorto tutto: il suo viso affranto apparve folle, le sue parole stracolme di dolore divennero un semplice suono da ignorare, e le sue azioni volte a cambiare tutto ciò che non le andava bene, apparvero come un disperato tentativo per farsi notare e apprezzare. Insomma, la facevano apparire come una tipa fuori di testa, bisognosa di attenzioni, priva di un equilibrio interiore, un pericolo costante e vivo che si era estirpato da solo, annientando il problema e non accentuando i timori di una nascita improvvisa di una nuova criminale, sanguinaria e crudele, come la ragazza, che da brava folle, aveva imparato ad amare.
E poi c'era chi aveva ascoltato le sue parole e le aveva rese un grido disperato di chi non faceva altro che chiedere aiuto; una ragazza che mentre restava accovacciata fra i cocci della sua vita e i suoi errori, tentava ancora una volta di denunciare le credenze di una società crudele, che tentava, ancora una volta, di silenziare la sua voce, perché scomoda. Ci aveva provato e riprovato in quella stanza fredda, e vestendosi di sarcasmo, indifferenza e follia, aveva parlato di come la sua vita fosse stata stravolta da una singola persona che, con il suo fare così incomprensibile e magnetico, l'aveva portata fino a lì, quasi arresa di fronte a quel destino crudele, a parlare a tutti, come se sperasse che la potessero sentire.

Infine solo una cosa riuscì a portare l'attenzione sulla sua storia, su ciò che provava e voleva trasmettere, ovvero il suo gesto estremo. Nessuno aveva previsto una simile reazione, nessuno aveva ancora compreso quando tutto quel dolore le pesasse; gli occhi si aprirono solo quando la videro su quel ponte, a un passo dalla morte. Era come se la trave oscillante che aveva segnato la sua vita, di colpo si fosse fermata lasciando a Scarlett la scelta: continuare ad attraversarla, o lasciarsi cadere e finire tutto? A che pro avrebbe dovuto compiere ancora un altro passo? Per quale motivo doveva sfidare ancora una volta il suo destino? Era forte abbastanza? Se l'avesse fatto, le sue mani avrebbero smesso di tremare? E quel terrore impercettibile, raffigurava la paura di morire o di continuare a vivere? Oppure quello di farlo senza la ragazza che aveva amato più di ogni altra cosa al mondo?

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora