Capitolo 2

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??'s pov

Rivolsi il mio sguardo verso il soffitto dopo che un colpo ben assestato mi aveva fatto finire a terra stordita. La testa mi girava, l'occhio era leggermente gonfio, la vista iniziava a perdere colpi e il sangue che colava dal mio naso e dalla mia bocca finì per raggiungere anche il mio collo e il pavimento.
Guardai a lungo il soffitto di quel posto, ero così stordita da sentirmi quasi risucchiata da quel nero opaco. Sentivo il mio cuore battere all'impazzata, il mio corpo debole e dolorante, ma non era abbastanza, avevo bisogno di qualche altro colpo, forse un altro paio e mi sarei sentita meglio.
Provavo un grande malessere dentro di me, i miei pensieri non smettevano mai di circolare e farmi pulsare la testa, e il mio petto poi.. non ne poteva più di trattenere quel senso di impotenza, di sconfitta, di debolezza. Era come se pensassi che il dolore fisico mi avrebbe rafforzata, o che mi avrebbe aiutata a strappare via tutti i miei sbagli, i miei fallimenti, tutto quanto.

«S..Solo.. altri due.» dissi sputando il sangue presente nella mia bocca. Poi mi alzai ignorando il dolore, guardai negli occhi il mio avversario e gli sorrisi, sfidandolo. Sapevo bene che il ragazzo davanti ai miei occhi avrebbe perso le staffe, e sapevo ancora meglio che quei due colpi che sarebbero seguiti, sarebbero stati più forti dei precedenti, ma non mi importava. Era ciò che volevo, volevo provare dolore, redimermi, piegarmi dal dolore e sputare sangue fino a un passo dalla morte, e proprio in quell'ultimo attimo avrei agito perché non potevo morire, non avrei mai potuto permetterlo.

«Non hai parato né tentato di attaccarmi, patetica.» subito dopo mi tirò un pugno all'addome, e nel momento in cui alzai lo sguardo mi sferrò un altro pugno colpendomi in pieno viso facendomi cadere a terra con un gran tonfo.
Intorno a me si alzarono un gran numero di bisbigli, c'era chi mi derideva, insultava, e poi c'era chi si chiedeva per quale motivo avessi sfidato il campione di quel posto, senza la minima intenzione di proteggermi dai suoi attacchi. Mi lasciò un po' stupita il fatto che ci fosse qualcuno che, addirittura, arrivò quasi a difendermi, ma purtroppo per loro nessuno aveva capito il mio piano.
Rimasi ancora un po' sul pavimento, mi guardai un po' intorno e nel momento in cui tentai di alzarmi, il mio avversario mi tirò un calcio all'addome facendomi cadere ancora una volta per terra.

«S..Sono t..tre..» dissi tenendomi l'addome per poi rivolgere lo sguardo verso quel ragazzo che veniva spalleggiato dai suoi amici.

«Cosa? Eri seria? Mi hai sfidato, minacciato con una bottiglia rotta, hai scommesso sul nostro incontro e tutto per farti pestare a sangue? E hai anche contato i colpi?» chiese scoppiando a ridere insieme ai suoi amici.

«H..Hai superato il limite..» dissi tirandomi su sentendo ancora una volta bisbigliare le persone intorno a me.

«Adesso vuole combattere? In quello stato? Il suo avversario non ha neanche un graffio, non ha neanche provato ad attaccarlo.» sentii dire. "Povera gente illusa." pensai.
Nel momento in cui quel ragazzo, sempre più pieno di sé, tentò di colpirmi ancora una volta, schivai il suo attacco e lo colpii dritto in gola, facendolo tossire nel tentativo di riprendere fiato.

«È arrivato il tuo turno.» dissi riservandogli uno sguardo neutro, impassibile, privo di ogni tipo di emozione. Bastò quello a fargli sgranare gli occhi, il cambio di espressione l'aveva spaventato e aveva ben capito cosa lo attendesse.
Così, prima che avesse il tempo di fare qualsiasi mossa, gli tirai un pugno sul volto, poi un calcio che gli fece perdere l'equilibrio, e quando me lo ritrovai per terra ancora destabilizzato, mi misi sopra di lui ed iniziai a colpirlo senza il minimo controllo.
In quel momento smisi di sentire ogni cosa, il dolore su tutto il mio corpo, sulle mie mani, quelle voci divise fra grida piene di preoccupazione e di incoraggiamento, sparì tutto, tranne il mio malessere interiore. Quel dolore cresceva ogni giorno di più, mi soffocava, mi spezzava, mi indeboliva, mi faceva impazzire, e io per scacciarlo tiravo pugni ancora poi forti mentre attraverso il mio sguardo tutto ciò che vedevo era il nero assoluto, quasi come se avessi perso il controllo del mio corpo.

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora