Capitolo 38

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Abigail's pov

Entrai all'interno della casa e mi guardai un po' intorno: ci eravamo sempre presi cura dei nascondigli che avevamo un po' ovunque, ma in particolar modo dei posti come le cantine più che l'interno o l'esterno della casa; questo perché un posto, all'apparenza abbandonato, attirava decisamente meno attenzione, specialmente in luoghi sperduti.
All'esterno appariva come una casa in decadenza, poi una volta all'interno si aveva la medesima impressione, ma il segreto giaceva in punti che, senza le dovute conoscenze, erano impossibili da raggiungere.
La cosa interessante era il fatto che ogni nascondiglio avesse le sue particolarità, e questo era dovuto al fatto che Raegan amasse rendere ogni parte della sua vita il meno monotona possibile, cosa che era abbondantemente nutrita dal fatto che lei avesse una fantasia piuttosto sviluppata. Io, invece, ero una tipa piuttosto semplice, e mi sarebbe bastato vedere semplicemente un letto su cui riposare e qualche altra comodità, ma l'imprevedibilità di Raegan e il suo essere sempre piena di idee mi migliorava la giornata e mi permetteva di ammirare un mondo lontano dal mio, ma che apprezzavo davvero tanto.
Spesso mi chiedevo come Raegan riuscisse ad avere così tanta energia in sé, come riuscisse ad affrontare le cose sempre sorridendo, anche quando il dolore la corrodeva dall'interno. I suoi punti deboli non si potevano contare nemmeno con un paio di dita, ma di dolori che bussavano sul suo torace ne aveva fin troppi, eppure la sua risposta a tutto restava un sorriso che poteva nascondere infinite emozioni che i suoi occhi non si azzardavano mai di mostrare. L'ammiravo profondamente, ma allo stesso modo le ero riconoscente per tutto quello che aveva fatto per me, anche se lei mi diceva continuamente, con il suo solito sorriso, che non le dovevo nulla.

Mi guardai ancora un po' intorno e infine uscii fuori con l'intenzione di aiutare Anne. Una volta uscita mi ritrovai piuttosto stupita a trovarla seduta sugli scalini, dolorante e ancora intenzionata a continuare.

«Si può sapere cosa stai combinando?» le chiesi sconvolta.

«P... Peggioro le mie condizioni?» mi rispose toccandosi un fianco.

«Stavo scherzando, Anne...» le dissi facendola pietrificare per qualche secondo.

«Tu cosa?» mi chiese di colpo fulminandomi con lo sguardo.

«Se avessi voluto peggiorare le tue condizioni ti avrei buttata per terra direttamente.» dissi incrociando le braccia al petto.

«Fottiti, Abigail. No, davvero, vaffanculo.» disse palesemente incazzata per poi gemere dal dolore quando cercò di alzarsi.

«Studia un po' psicologia, mi dicevano. Capirai meglio le persone, mi dicevo. E invece guarda un po', non ho capito un bel niente. Meno male che ho scelto di seguire un'altra strada, allora.» iniziò a sclerare.

«Anne...» cercai di parlare ma lei mi bloccò.

«Non chiamarmi Anne!» urlò per poi toccarsi il fianco nuovamente.

«E come ti dovrei chiamare?» le chiesi sul punto di riderle in faccia.

«Anche se, una poliziotta, un po' di psicologia dovrebbe saperla, no? Ho fallito su tutti i fronti...» disse sospirando. Sembrava come se fosse caduta in una voragine e stesse mettendo in dubbio tutto quello che aveva fatto.
Sospirai e mi avvicinai per poi pergerle la mia mano.

«Vuoi entrare e lamentarti là dentro o vuoi restare qui fuori?» le chiesi ricevendo un'occhiataccia. Oltre a quello non fece altro ma si limitò ad afferrare la mia mano e ad aggrapparsi a me con un certo timore, quasi come se avesse paura di fare qualche passo falso.

«Puoi... chiudere gli occhi?» le chiesi per poi ricevere uno sguardo pieno di sospetto.

«Appuntamento al buio?» scherzò facendomi ridacchiare.

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora