Capitolo 13

578 40 35
                                    

V's pov

Mentre acceleravo la mia moto nel tentativo di liberarmi per un attimo dai miei dubbi, mi fermai ad osservare quella città che, ormai, era avvolta nel caos più assoluto. Nessuno avrebbe mai pensato che una ragazza qualunque avrebbe potuto scatenare una cosa del genere, e io stessa non l'avrei mai detto ma, si sa, il mondo è vario e questa è sempre stata l'unica cosa che me l'ha fatto apprezzare.
Se mi fossi guardata intorno tempo prima, non avrei mai detto che qualcuno si sarebbe mobilitato per tenere viva la memoria di qualcuno, anche perché fino ad allora avevo visto la società come un gruppo di pecore prive di un pensiero proprio, con il desiderio di omologarsi per sentirsi accettati da un sistema sbagliato, caratterizzati dalla cattiveria e dall'indifferenza. Eppure qualcuno era riuscito a cambiare le cose, anche se quel qualcuno aveva dovuto dare la vita per dare una scossa ai cervelli che a lungo erano stati in modalità risparmio energetico, quasi come fossero tutti delle stupide macchine che seguono un algoritmo già scritto.
Sospirai e continuai a guidare senza mai smettere di osservare i dintorni, poi la noia decise di farmi dare un taglio a quella questione, ma ciò non mi impedii di notare una ragazza seduta sul ponte vicino, proprio quello macchiato dalla tragedia.

«Ehy, non pensi che ne abbiamo già avute abbastanza?» dissi accostando, ma la ragazza non si mosse minimamente né mi rispose.
Sbuffai rumorosamente, andai vicina a lei e mi sedetti poco lontana. Il suo sguardo era perso, guardava un punto indefinito, sembrava come se ormai fosse lì solo fisicamente mentre i suoi pensieri e tutto ciò che le apparteneva era a tutt'altra parte, in un luogo sperduto, alla ricerca di qualcosa.
Quando la guardai meglio però, subito mi resi conto di chi fosse e sospirai.

«Sei Kara, l'amica di Scarlett. Mi sbaglio?» chiesi. Quando lei sentì il nome della sua amica, subito sussultò e concentrò il suo sguardo su di me, anche se c'era poco da vedere dato che indossavo ancora il casco.
Solo in quel momento notò che stesse in un punto poco sicuro, ma l'unica cosa che fece fu puntare lo sguardo al cielo.

«È da un po' che ti fermi qui ogni giorno, cosa pensi di fare? Cambiare le cose?» dissi storcendo il naso. Che senso aveva passare i suoi giorni in quel modo? Cosa avrebbe mai potuto cambiare restando lì?

«A... Aspetto.» disse con un filo di voce per poi puntare il suo sguardo sull'acqua.

«A che pro?» le chiesi alzando un sopracciglio senza mai staccare il mio sguardo da lei.

«Io... penso che tornerà da me, io lo so. L'ha sempre fatto, lei... non mi ha mai lasciata, anche se passavano mesi lei non ha mai smesso di tornare da me.» dalla sua bocca uscì un lungo sospiro e presto le sue mani si strinsero in un pugno.

«Non pensi sia inutile? Ormai tutti sanno cos'è successo.» dissi scrollando le spalle. Lei strinse i denti e mi guardò infuriata.

«Se è questo che sei venuta a dirmi, puoi anche andartene. Tu... non puoi capire.» mi disse con il labbro che le tremava un po' per la rabbia un po' per il dolore.

«No? Il fatto che non mi stia piangendo addosso non mi porta automaticamente ad essere fortunata quando si parla di morte.» lei mi guardò per un po' ma poi smise e tornò a guardare l'acqua sotto al ponte.

«Hai perso qualcuno?» mi chiese come se si stesse vergognando delle parole che aveva detto poco prima.

«Ormai ho perso il conto.» dissi solamente guardando a mia volta il fiume sotto i miei piedi: era stranamente rilassante vedere l'acqua scorrere, e il fatto che ci fosse una strana calma rendeva il tutto quasi un momento per espiare le nostre colpe e combattere contro le nostre paure e dolori.

«Non sono solo numeri.» mi rispose.

«E non sono nemmeno qui. Chiedo scusa se cerco in ogni modo di rendere tutto più leggero.» dissi irritata.

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora