Capitolo 25

556 39 22
                                    

Guardandomi intorno ed osservando lo scorrere degli eventi, capii che nonostante la situazione fosse un completo disastro, qualcosa di buono poteva saltare fuori. Raegan, nonostante la sua fonte di interesse fosse, stranamente, completamente muta, era più tranquilla, serena, come se avesse trovato il modo di tenere sotto controllo la situazione e, nel mentre, godersi quei momenti. Quindi, bene o male, poteva svilupparsi qualcosa di positivo.
Avevo passato giorni ad osservare quelle due mentre, fra un compito e l'altro, posavo lo sguardo o ascoltavo le conversazioni a senso unico. L'ostaggio di turno però, non sempre rimaneva in silenzio, e quello che capii in quei giorni fu il fatto che sì, lei ricordava più di quanto volesse e, proprio per questo, era in una fase particolare che barcollava fra il rifiuto e l'accettazione. Proprio per questo non la lasciavamo mai sola dato che da un momento all'altro poteva andare fuori di testa, tentare di liberarsi, ferirsi, urlare, piangere e sussurrare cose che non riuscii mai a capire. Soffriva molto, più di quanto meritasse, ma poi le bastava posare lo sguardo su Raegan e tutto sembrava tornare tranquillo, come se si rendesse conto che la realtà fosse quella e che la sua mente non stesse più giocando con lei.

«Mi fa strano non sentirti parlare, sai?» parlò Raegan guardando con attenzione chi aveva fatto il voto del silenzio mentre, con la mano sinistra teneva il suo bicchiere quasi del tutto vuoto.
In quel momento lo sguardo del suo ostaggio si posò sul bicchiere e Raegan sorrise.

«Sei pessima. La stai facendo morire di sete?» le chiesi sconvolta. In risposta lei mi guardò e, dopo poco, scoppiò a ridere.

«Oh no, l'ho fatta diventare astemia.» mi rispose facendomi ridacchiare.

«Come hai potuto?» scherzai facendola sorridere in modo strano.

«Risolvo subito.» disse solamente. Subito dopo iniziò a camminare attirando l'attenzione del suo ostaggio, poi si fermò proprio davanti a lei, le accarezzò la guancia con la mano sinistra e, con una sensualità invidiabile, si sedette sulle sue gambe prendendo un sorso dal suo bicchiere.

«Se fossi in te, a quest'ora, cercheresti di celare il tuo imbarazzo insultandomi o cercando di rigirare il tutto.» disse ridacchiando per poi avvicinare il bicchiere alle labbra del suo ostaggio. Io la guardai attentamente facendomi scappare un sorriso spontaneo e, nonostante i mille pensieri e ricordi, cercai in ogni modo di non distrarmi.
Infine Raegan posizionò le sue dita sotto il mento del suo ostaggio per farle tenere il capo in un certo modo, poi piegò leggermente il bicchiere facendole bere l'alcolico senza mai staccare il suo sguardo dalla sua fonte di interesse. Ricordavo bene ciò che aveva detto quando credeva che stesse per raggiungere la madre, come se in quell'attimo di liberazione da ogni suo peso si fosse permessa di lasciarsi di andare, di cedere e ammettere ciò che, in una situazione normale, non avrebbe mai ammesso. Dopo quell'episodio lei non aveva più aperto bocca al riguardo, ma dietro ad ogni suo gesto c'era una nuova consapevolezza, e questo non smetteva mai di farmi sorridere dato che, dopo tanto tempo, anche lei era stata fortunata abbastanza da sfiorare la felicità.

«Ops.» sentii dire da Raegan. Subito tornai a guardarle e notai il dito di Raegan percorrere il collo del suo ostaggio fino a raggiungere l'angolo della bocca, poi mosse la mano e lo portò alla sua bocca catturandolo fra le sue labbra. In quel momento sentii un verso strano provenire dalla sua vittima, e per un attimo mi pentii del fatto che fossi lì ad assistere a quella scena, quasi come se, di colpo, fossi stata catapultata nel passato, nel momento in cui mi resi conto quanto lei fosse, oltre che temuta, anche particolarmente corteggiata.

/*****

Circa due giorni dopo il nostro primo incontro, mi ritrovai a camminare vicino al luogo in cui si era tenuto l'incontro in quanto, grazie ad un patto fra tutti i gruppi, era un punto neutrale, che non apparteneva a nessuno e che poteva essere utilizzato per qualsiasi cosa, da tutti, per questioni quotidiane, che non avevano niente a che fare con la 'politica' di ogni gruppo.
Di solito avevo sempre evitato di immischiarmi in ciò che accadeva lì dato che, a causa di mio padre, ero un po' spaventata dal fatto che potesse scoprirmi e farmela pagare per ogni piccolezza. Dopotutto, nonostante mi avesse vista lottare contro Raegan, aveva trovato la scusa per punirmi dato che, secondo lui, avevo esitato fin troppo.

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora