Capitolo 83

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Un singolo colpo, preciso e veloce, sparato per silenziare. Mason non doveva parlare, nessuno doveva scoprire i piani di Bastian. Questa volta però, non sapeva se sarebbe mai stato in grado di tornare perché tutti lo conoscevano e nessuno si sarebbe più affidato a lui, ormai erano saltati fuori i suoi modi meschini.
Per quanto ormai la sua reputazione fosse rovinata, non era possibile affermare che per lui fosse stata una completa sconfitta. Aveva ancora tanto denaro che poteva utilizzare, uomini ancora fedeli ai suoi metodi crudeli, pronti a compiere qualsiasi cosa per lui, anche strappare l'unica occasione di vendetta a chi l'aspettava da anni. Per la prima volta nella sua vita Abigail era riuscita a trovare la forza per affrontare il terrore che provava, quelle sensazioni riprovevoli che sentiva sul suo corpo, quei pensieri che cercavano sempre di farle fare un passo indietro. Aveva reagito, nonostante tutto e, come se il destino non stesse aspettando altro, le era stata strappata dalle mani la possibilità di porre fine a tutto.
Abigail rimase per un po' di tempo immobile, con il fianco che sanguinava leggermente e lo sguardo perso. I suoi occhi erano su Mason, ormai morto, e su quel foro che quel proiettile aveva lasciato. Non era la prima volta che vedeva scene simili, semplicemente ogni cosa aveva un peso diverso. Aveva vissuto gran parte della sua vita distaccata da ogni cosa, come se fosse destinata a vivere a metà, come un corpo vuoto che vagava alla ricerca di quel qualcosa che avrebbe messo un punto a tutte le questioni aperte. Ma tutto questo non era servito, tutti quegli anni persi ora non erano altro che attimi sprecati e la vita che si era ripromessa di vivere dopo essersi liberata di Mason e Bastian ormai sembrava irraggiungibile, o forse lo era sempre stata.
Si era spinta troppo oltre, aveva dato uno strappo ai suoi ideali, al suo modo di essere e si era abbassata allo stesso livello di chi aveva sempre cercato di combattere. Non aveva paura di tutto quel sangue, del dolore che aveva inferto, ciò che più temeva era la sua mente, fragile e disperata, pronta a far crollare tutto. Aveva perso l'unica possibilità per liberarsi definitivamente di tutto quel disgusto, del terrore che l'aveva paralizzata fino ad allora e da ciò crebbe in lei una rabbia malata che sembrò annullare completamente quel turbine di emozioni che, fino ad allora, l'avevano fatta esitare. Così agì di scatto e si mise ad inseguire il colpevole.
Raegan cercò di fermarla per parlarle ma la ferita alla gamba le impedì di essere veloce abbastanza da riuscirci. Al contrario, Anne fece giusto in tempo per afferrare il suo braccio ma la sua presa venne presto strattonata malamente.

«Giustizia e vendetta non sono sinonimi...» le disse.

«Vai via, lascia questo posto. Non fai parte di tutto questo, non puoi né riuscirai mai a capire.» poche parole, spinte da una rabbia incontrollabile, uscirono dalla bocca di Abigail sotto forma di lame taglienti che colpirono appieno chi non voleva far altro che parlarle, aiutarla, comprenderla. Un errore così stupido ma terribilmente frequente, uno che Raegan aveva compiuto infinite volte. E mentre vedeva la sua amica sparire oltre la porta da cui era scappato l'assassino di Mason, per un attimo le sembrò di rivivere la sua vita e comprese ancor di più i suoi errori. In passato aveva lasciato che rabbia e dolore diventassero un tutt'uno e ciò, spesso, l'aveva trasformata in qualcosa che aveva sempre detestato e ciò le fece provare un profondo senso di colpa perché nonostante tutto non aveva impedito ad Abigail di compiere i suoi stessi sbagli. Avrebbe dovuto fermarla ma come avrebbe potuto farlo se lei stessa non avrebbe mai accettato una cosa del genere? Come avrebbe potuto farlo se lei stessa non aveva fatto altro che vivere per la vendetta e per spazzare via tutto quello che rappresentava un ostacolo?
Quei dubbi la fecero esitare abbastanza da farle perdere di vista Abigail che si era messa all'inseguimento di chiunque avesse sparato Mason. Quando tornò in sé, raccolse le sue forze e la mazza per poi iniziare ad andare alla ricerca della sua amica.

«Mi dispiace.» si scusò con Anne per poi andare via con qualche difficoltà. Non sapeva bene per quale motivo si fosse scusata con lei, ma in fondo sentiva che avesse mille motivi per farlo. Anche lei era stata immersa da quel caos per colpa sua, a causa del suo egoismo e solo in quel momento si rese conto di quanti errori avesse compiuto lungo il percorso, solo ed esclusivamente per quel dannatissimo desiderio di vendetta che non riusciva a scrollarsi di dosso. Ne aveva bisogno, doveva porre fine a tutto, anche se ciò le avrebbe fatto pagare un prezzo salatissimo. Eppure, dopo aver visto dall'esterno il volto della rabbia che scaturiva da quel desiderio che aveva nutrito per tutti quegli anni, dei dubbi avevano iniziato ad insinuarsi nella sua mente, come dei parassiti pronti a mangiarle il cervello.
Passo dopo passo, la sua mente iniziò a riempirsi di mille domande che cercò di scacciare in ogni modo. Era troppo distratta, troppo coinvolta e non trovava un modo per evitarlo. Doveva raggiungere Abigail, doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa. Se avesse agito meglio, se avesse compreso prima quanto tutto quello avrebbe potuto cambiarla, anche se solo momentaneamente, forse le cose sarebbero potute andare diversamente. Avrebbe dovuto pensarci meglio, agire e sbarazzarsi di Mason, anche contro il volere della sua amica. Eppure non era riuscita a farlo perché comprendeva il suo bisogno di sbarazzarsi della fonte del suo dolore, con le sue mani, per nutrire quel che di più marcio aveva dentro. Era l'unico modo per sbarazzarsi di quel male, non c'era altro modo di farlo o forse loro non erano mai state in grado di trovarlo.
L'edificio era ormai circondato, gli uomini di Bastian e Mason erano in ritirata, impegnati a far sparire le loro tracce per poi seguire il loro capo. Nessuno si azzardò a ferire Abigail, indirettamente protetta dai piani malati del padre e del suo aggressore ormai morto.
Correva e correva, fino a farsi venire il fiatone. Correva e piangeva a causa di ciò che l'attanagliava, la feriva. Voleva vendicarsi, dare un senso a tutti quegli anni fatti di attesa, paura e dolore eppure si sentiva completamente alla deriva, come se tutto quello non facesse realmente parte di lei, come se fino ad allora non avesse fatto altro che desiderare un qualcosa che alla fine non avrebbe fatto altro che ferirla ulteriormente. Aveva ucciso in passato ma non aveva mai provato piacere nel farlo, aveva odiato con ogni fibra del suo corpo, desiderato di ferire con tutta se stessa, ma nonostante tutto si sentiva ancora come quella bambina che non voleva altro che vivere una vita normale, lontana da tutto quel sangue e dolore. Sentiva ancora quel bisogno di provare ciò che provavano tutti, quelle emozioni che venivano viste come un ostacolo, come un qualcosa di negativo ma che per lei non erano altro che una piccola lucina in fondo al tunnel, una di quelle che insegui per un'intera vita ma che alla fine sfugge sempre al tuo tocco. E lei si sentiva così, come un corridore impegnato in una corsa disperata, con i polmoni a fuoco, il corpo a pezzi, guidato dalla speranza che pian piano va scemando, in cerca di traguardo che non raggiungerà mai.

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora