Capitolo 19

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Passai un po' di tempo a guardare le mie mani tremare, a cercare di comprendere lo sguardo di chi avevo davanti, ma ciò non mi portò a nulla. Mi sentii travolta da un uragano di dubbi e sensazioni, quasi come se le mie emozioni si stessero risvegliando poco a poco, intenzionate a saltare fuori da quella prigione qual era il mio petto.
Lei mi guardava con uno sguardo indecifrabile, il suo respiro era decisamente stabile e, dal modo in cui si era seduta, riuscii facilmente a capire che fosse a suo agio, al contrario di me che ero in piena crisi.

«Ti conviene farlo adesso, non potrai mai sapere se avrai una seconda occasione.» mi disse senza mai staccare il suo sguardo dal mio. Quando notò che fossi ancora titubante, tornò a sedersi dritta e portò le sue mani sulle mie; azione che, vista la situazione, i miei dubbi, ciò che provavo e anche le sensazioni che mi causò, mi spinse ad indietreggiare bruscamente rischiando quasi di inciampare.
Lei sospirò e passò una mano fra i suoi lunghi capelli sistemandoli su un lato, poi sorrise quasi come se mi stesse provocando e, infine, tornò a poggiarsi alla scrivania con le sue mani, quasi come se si fosse messa in posa per un set fotografico o un dipinto.

«Resterei ore a guardare le tue reazioni ad ogni mia mossa, è una cosa che amo particolarmente.» parlò guardandosi, per qualche secondo, le ferite sulla mano destra per poi posare nuovamente lo sguardo su di me facendomi deglutire.

«Ma...» prima che continuasse a parlare, recuperai le mie forze e la interruppi.

«Cosa ne pensi di quello che è successo su quel ponte?» le chiesi riuscendo a bloccare i suoi movimenti con le mie parole. Il suo sguardo bruciava su di me, quasi come se volesse andare oltre ogni strato e leggermi dentro, spogliandomi dei miei segreti e dei miei dubbi più profondi.

«Parli dell'azione o di chi l'ha compiuta?» mi chiese con un tono neutro, non riuscivo proprio a decifrarla.

«Entrambe le cose.» dissi solamente. Lei rimase in silenzio ancora per un po', poi portò la sua mano destra sul labbro ferito pulendolo dal sangue, ci passò la lingua attirando la mia attenzione e infine sorrise.

«Non sono nessuno per sputare sentenze senza sapere la vicenda al completo. Si può parlare tanto di tutto e tutti, ma come puoi comprendere i gesti se non conosci bene chi li compie?» disse facendo trapelare un velo di tristezza.

«Non la conoscevi?» le chiesi ritrovandomi a stringere me stessa in un abbraccio, quasi come se quella situazione mi stesse ferendo.

«Si può mai dire di conoscere al completo qualcuno? In ogni caso, a me piace pensare di averla conosciuta e compresa, almeno un po'.» disse quasi come se stesse facendo fatica a dire quelle parole.

«E basandoti su quel poco, quale sarebbe la risposta alla mia domanda?» le chiesi, lei sorrise leggermente.

«Lei è stata sempre più di quanto mostrava.» disse solamente lasciando che sul suo viso di formasse un sorriso enigmatico, quasi come se volesse giocare con me.

«E questo che significa? Non hai risposto.» le dissi un po' irritata.

«Tu dici?» mi chiese mordendosi il labbro come se stesse trattenendo le risate.
Mi morsi il labbro per il nervosismo, strinsi i denti, mi mossi verso di lei e sbattei con forza le mani sulla scrivania, proprio a qualche centimetro dai suoi fianchi.

«Oh... non vorrai davvero ricominciare questo gioco, vero?» mi chiese quasi compiaciuta dal fatto che mi avesse fatto perdere la pazienza.

«Tu...» iniziai a dire sul punto di esplodere.

«E comunque preferisco vedere la tua faccia, non il simbolo.» disse sfilandomela un'altra volta per poi posarla sulla scrivania. Io la guardai senza dire nulla, quasi come se stessi cercando di trattenere tutta la rabbia dentro di me.
Lei mi guardò attentamente e il suo sguardo sembrò addolcirsi un po' quando prese il mio mento con la mano destra, quasi come se mi stesse esaminando e stesse cercando di capire chissà cosa. Poi il suo sguardo tagliente e il sorrisetto provocante tornarono sul suo viso, come se avesse completamente cambiato intenzioni e, con una lentezza straziante, mosse la sua mano e passò le sue dita lungo la mia mascella, poi sulla mia guancia soffermandosi infine su una ciocca di capelli che, accompagnata dal suo sguardo attento e da quel sorriso quasi ipnotico, venne portata dietro al mio orecchio.

«May We Meet Again» - {Addicted To You - Sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora