La rabbia e la serietà con le quali Jane aveva pronunciato quella frase, non lasciò agli altri due molti dubbi sul fatto che stesse dicendo sul serio.
In special modo, Ben sembrò innervosirsi molto nel momento in cui le sentì nominare la polizia.
-Lasciamo perdere, te lo avevo detto- mormorò, rivolgendosi a Jason mentre già aveva iniziato ad allontanarsi; doveva aver avuto già diversi problemi con le forze dell'ordine a causa delle sue dipendenze, e non sembrava affatto propenso a rischiare di averne degli altri.
Jason, invece, non aveva battuto ciglio. -Vedo che non hai perso il tuo caratterino, Jane- disse, con una breve risatina. Restò fermo a guardarla ancora per diversi secondi, per poi fare un passo indietro allontanandosi dal cancello. Pareva aver deciso di mollare la presa, ma forse fu solo a causa del fatto che la pioggia si era ormai fatta insistente, e stava completamente inzuppando i suoi vestiti. -Come vuoi, come vuoi- disse ancora, alzando le mani in segno di resa. -Adesso ce ne andiamo. Ma sappi che se Jeff è qui, io lo verrò a sapere-.
La ragazza non aggiunse una singola parola, e si limitò a tenere lo sguardo fisso sugli altri due finché non fu sicura di aver visto le loro figure scomparire dietro alle mura di un palazzo. Emise un profondo sospiro e restò li ferma ancora per diverse manciate di secondi nonostante la pioggia battente, come volesse assicurarsi di non vederli tornare indietro; così si ritrovò a fissare l'asfalto bagnato, con il cuore che batteva all'impazzata nella sua gola.
Ciò che era appena accaduto, rappresentava per lei e Jeff un grave campanello d'allarme. Forse sarebbero dovuti fuggire, forse avrebbe dovuto vendere quella casa per recarsi altrove, in un luogo dove non avrebbero potuto trovarli.
Oppure non avrebbe avuto il tempo di fare neanche questo.
Le sue ginocchia iniziarono a tremare violentemente, e solo allora si rese conto del freddo che stava penetrando il suo corpo fino alle ossa: era completamente zuppa, ed era rimasta ferma sotto alla pioggia per chissà quanto tempo.
Avvolgendo le braccia sul petto nel tentativo di scaldarsi corse verso la porta d'ingresso e la aprì, lanciando un ultimo sguardo alla strada prima di entrare. Girò la chiave nella serratura bloccandola dall'interno, e nel farlo emise un grande sospiro di sollievo: per quanto sapesse di non potersi ritenere al sicuro, quel gesto la fece stare immediatamente meglio.
Si guardò intorno, realizzando che Jeff si trovasse ancora al piano superiore. Sperava con tutta se stessa che non avesse visto ciò che era accaduto affacciandosi alla finestra della camera, anche se sapeva che se così fosse stato di certo si sarebbe precipitato in giardino.
Quindi, probabilmente, non aveva visto ne sentito niente.
Emise un secondo grande sospiro mentre poggiava la schiena bagnata contro alla porta chiusa, ed abbassando le palpebre ripercorse con la mente quegli ultimi folli minuti. Troppe erano le cose che non riusciva a spiegarsi in quel momento, e più si faceva delle domande più si rendeva conto di non essere in grado di darsi delle risposte.
Tanto per cominciare, non capiva come fosse possibile che Jason si trovasse in libertà: era certa che fosse ancora chiuso in carcere, e se anche la sua pena fosse stata alleggerita non era possibile che lui fosse libero di scorrazzare in giro come voleva. In secondo luogo, per quale assurdo motivo desiderava parlare con Jeff? Per dirgli cosa?
Non riusciva neppure a spiegarsi per quale motivo Ben avesse deciso di dirgli la verità riguardo alla finta morte del ragazzo, e ancor meno riusciva ad immagine quando e come quei due potessero essersi conosciuti.
Tutto questo appariva alla sua mente come qualcosa di totalmente assurdo, e proprio non risuciva a darvi una sensata giustificazione.
Sapeva soltanto una cosa: non avrebbe potuto permettere mai, e per nessuna ragione al mondo, che quei due rovinassero tutto quanto e mettessero la vita di Jeff a rischio per l'ennesima volta.
Strinse i pugni tremanti ed abbassò lo sguardo; la loro vita insieme era un castello di carte pronto ad essere buttato giù con un soffio, e doveva impedire in ogni modo che questo potesse accadere.
Asciugandosi il viso con le mani si sfilò le scarpe ed iniziò a salire le scale, impiegando ogni sua forza per cancellare la preoccupazione sul suo volto e sforzandosi di assumere un comportamento normale: di certo non voleva che Jeff notasse che qualcosa non andava.
Percorse a passo svelto il breve corridoio fino a raggiungere la camera da letto, la cui porta era spalancata. Al suo interno, il moro era seduto sul materasso ma con i piedi a terra, e teneva la testa bassa. Era immobile, e non si voltò in sua direzione neanche quando la sentì entrare nella stanza.
Jane strinse le labbra e si mise a sedere al suo fianco, poggiandogli una mano sulla schiena ricurva; lo sentì tremare lievemente, a seguito di quel contatto.
-Jeff...- mormorò. Abbassando gli occhi notò che aveva disteso l'asciugamani sulle sue gambe, e vi aveva adagiato sopra il braccio sinistro. Sulla pelle chiara già ricolma di vecchie cicatrici albergavano una decina di tagli verticali, che si intersecavano in più punti; avevano ormai smesso di sanguinare, ma le abbondanti perdite ematiche provenienti dalle ferite avevano generato diversi grumi densi dal colore scuro, che si stavano asciugando sulla pelle.
-Jeff...- borbottò ancora la ragazza, poggiando teneramente la fronte sulla sua spalla. Per un brevissimo lasso di tempo si concesse di fermarsi ad ispirare il suo odore con gli occhi chiusi; in quel momento avevano un estremo bisogno l'uno dell'altra, seppur per ragioni molto diverse.
-Lascia fare a me, dai-.
Si alzò in piedi e frettolosamente si recò nel bagno, ove recuperò un flacone di disinfettante ed i cerotti più grandi che vi aveva riposto settimane prima; ormai sapeva esattamente come procedere, non era certo la prima volta che si trovava a dover fare una cosa come quella.
Tornando da Jeff lo trovò nella medesima posizione in cui l'aveva lasciato, e senza dire nient'altro si apprestò a medicarlo. L'aveva visto ferirsi tante volte, ma era certa che quei tagli fossero più profondi rispetto al solito, come se questa volta avesse applicato una pressione maggiore sulla lama mente li incideva.
Si chiese il perché, ma non fece alcuna domanda: tanto sapeva che lui non le avrebbe risposto, e comunque in quel momento era già sufficientemente scossa per la visita di Jason e Ben, e si sentiva fin troppo sotto pressione.
Dopo aver rimosso i residui di sangue con attenzione applicò sulle ferite tutti i cerotti che aveva a disposizione, riuscendo a coprirle pressoché tutte; poi, osservando per un paio di secondi il lavoro appena ultimato, sollevò la testa e rivolse il suo sguardo a Jeff.
-Tutto apposto- gli disse, con un piccolo sorriso che apparve estremamente forzato.
A quel punto il ragazzo ricambiò finalmente il suo sguardo, e la osservò in silenzio. Non disse nulla, ma fu evidente dell'espressione sul suo volto che si stava chiedendo per quale motivo i suoi vestiti fossero bagnati in quel modo.
-Ho dovuto dare... Informazioni ad un passante- improvvisò Jane, sperando che il tono della sua voce sarebbe risultato abbastanza credibile. -Un tipo un po' strano sai... Non riusciva a spiegarmi bene dove volesse andare, così ho dovuto....-. Si interruppe bruscamente, quando vide Jeff distendersi sul letto in posizione fetale; forse non aveva ascoltato niente di quello che lei gli stava dicendo.
-Jeff, dai... Non fare così- sussurrò, sdraiandosi al suo fianco e stringendolo forte al petto. Quella era solo l'ennesima crisi depressiva che aggrediva la già instabile mente del killer, e come ogni volta non avrebbe esitato a restargli affianco finché la tempesta non sarebbe finita.
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Into The Madness - 3
FanfictionTerzo libro della saga "Into The Madness". Nonostante le complicazioni dovute alla sua salute mentale, Jeff ritrova nella convivenza con Jane una sicurezza ed una tranquillità che per lunghi anni non aveva più sperimentato. Impara, per la seconda v...