℘ąཞɬɛ 15 - Terra

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-Sto... Sto bene- mormorò Jeff, mentre tentava di allontanare dalla sua faccia il bicchiere d'acqua che Jane lo stava costringendo a bere. Si alzò in piedi di fretta, voltandosi in direzione di Ben. -Okay, localizza quel dannato computer e andiamo da lui- disse.
Ma Jane scosse la testa e tentò ancora una volta di farlo ragionare. -Jeff, è troppo rischioso, dobbiamo organizzare un piano!-.
-E poi- aggiunse Ben, che aveva ripreso a smanettare sul pc. -Rischi di rimanere davvero deluso, sai-.
Il moro assunse un'espressione confusa.
-Non è detto che sia stato davvero lui a scrivere questa roba... Potrebbe trattarsi di una persona che sta semplicemente usando il suo vecchio forum- esordì, con aria disinteressata. -Tipo un amico, o magari i vostri genitori, che ne so-.
Jason annuì brevemente. -È vero... Ma vale la pena andare a controllare, no?-.
Calò il silenzio, mentre Jane rivolgeva a Jeff uno sguardo di disapprovazione; non avrebbe mai voluto che venisse coinvolto in quella faccenda, ma sapeva bene che considerate le circostanze non avrebbe potuto in alcun modo impedirglielo. Aveva convissuto per anni con la pressante nostalgia del fratello, con il senso di colpa scaturito dal fatto che credeva di averlo ucciso, con una solitudine spietata che lo aveva reso sempre più cinico e depresso. Come avrebbe potuto anche solo pensare di scoraggiarlo dal fare quel tentativo disperato?
Jeff fece una smorfia. -I nostri genitori sono morti da parecchio tempo- esordì, infilando le mani in tasca.
-Beh, anche questo Liu sarebbe dovuto essere morto, no?- commentò Jason mancando di tatto.
Ed il killer, a quel punto, si fece molto più freddo. -Sono assolutamente certo di averli uccisi, Jason. Credimi-.
-Verrò anch'io con voi, ma dobbiamo organizzarci prima- intervenne Jane emettendo un esasperato sospiro, con il fine di cambiare argomento.
Il moro restò fermo con lo sguardo perso nel vuoto per diversi secondi, finché non fu riuscito a far ordine nei suoi pensieri. -Mi servono dieci minuti- disse, rivolgendosi al resto del gruppo. -Devo fare una cosa-.
Ben, che non era per niente interessato al discorso, non sollevò la testa dal computer neanche per un secondo; era intento a cercare di ricordarsi tramite quale escamotage sarebbe potuto riuscire a rintracciare l'indirizzo ip del dispostivo che era stato utilizzato dall'autore dei post, e mentre provava a farlo Jason era seduto affianco a lui, chiaramente interessato ed affascinato dalle abilità e conoscenze informatiche del ragazzino.
Camminando lentamente come si stesse trascinando dietro le sue stesse gambe, Jeff raggiunge il corpo senza vita di Dado che giaceva sul pavimento circondato da una pozza di sangue; e Jane, non sapendo in che modo sarebbe potuta intervenire senza turbarlo ulteriormente, si limitò a guardarlo mentre lui afferrava la bestiola e la sollevava, stringendola sul petto. Nonostante la tremenda tristezza e la profonda disperazione che muovevano il suo corpo stanco, Jeff riuscì a sentire un brivido di piacere nel momento in cui il tanfo del sangue fresco raggiunse le sue narici: e si odiò profondamente, per questo.
Strinse forte a se il corpo del cane, reggendogli la testa con una mano affinché essa non ciondolasse nel vuoto; poi, senza dire una parola, si incamminò verso l'uscita sul retro della casa. Aveva già le mani ricoperte di quel sangue che si stava lentamente freddando, e le dita immerse nello stesso pelo morbido che tante volte aveva accarezzato con affetto.
Ma non era deluso, ne tantomeno stupito: fin dalla prima volta in cui era riuscito a stabilire un rapporto amichevole con Dado, era stato certo che prima o poi sarebbe giuto per lui il momento di sotterrarlo.
Sperava soltanto che quel giorno non sarebbe arrivato così presto, e non in quel modo violento ed inaspettato.
Neanche si accorse di essere seguito da Jane, che silenziosa replicava i suoi passi mantenendosi a pochi centrimenti di distanza. Fu lei ad aprire la porta, siccome Jeff aveva entrambe le mani occupate, e fu sempre lei a verificare che non vi fosse nessuno in giro prima di far cenno al ragazzo che sarebbe potuto uscire fuori.
La ragazza dovette assistere a quella scena pietosa senza poter fare niente; e non fu in grado neanche di parlare, tanto era scossa. Osservò Jeff mentre attraversava il giardino con il cane in braccio, fino a raggiungere un angolo isolato ove da molti anni ormai cresceva e si espandeva un pesco selvatico; e giunto ai piedi dell'albero, con un movimento estremamente lento e calcolato, lo vide posare a terra il corpo della bestiola.
-Vuoi... Seppellirlo qui?- riuscì a borbottare, con le braccia avvolte sul petto ed il fiato mozzato dal dolore.
Il killer le rispose un modo affermativo con un movimento appena percettibile della testa; e dopo essersi fermato solo un secondo ad osservare gli occhi spenti e vitrei dell'animale, tornò sui suoi passi per andare a recuperare una pala dal piccolo deposito attezzi che era appartenuto, tanto tempo prima, al padre di Jane.
La ragazza si mise in ginocchio affianco al corpo di Dado, in attesa di vedere Jeff tornare con l'attrezzo; si sentiva svuotata, e terribilmente colpevole ancora una volta per tutto quello che era successo.
Aveva perso ormai il conto delle volte che si era sentita così vicina all'ottenere una vita normale, e che un evento inaspettato le aveva distrutto senza pietà ogni cosa che fosse riuscita a sistemare; pensava che tutto questo fosse finalmente finito, invece era accaduto ancora.
Jeff non era più al sicuro, la loro vita insieme era stata stravolta, ed ora avevano anche perso il povero Dado.
Avvicinando le labbra al muso del cane gli lasciò un piccolo bacio sulla guancia, per poi ritrarsi nel momento in cui Jeff poggiò a terra la punta della pala. Il moro se ne stava completamente in silenzio, e con il volto che era tornato del tutto inespressivo a privo di qualunque sprazzo di sentimento, iniziò a scavare con entrambe le mani ben strette sul manico della pala.
Jane lo osservò in silenzio, senza più dire niente; sapeva quanto difficile doveva essere quel momento per lui, e poteva vedere tutta la sua rabbia sfogarsi sull'attrezzo, che conficcava nel terreno con tutta la forza che aveva nelle braccia.
-Lo sapevo..- mormorò Jeff con il fiato corto, senza smettere di scavare. -Sapevo che sarebbe andata così-.
Lei scosse la testa e si alzò in piedi, ma non seppe che cosa rispondere. In quel momento per lei era alto il rischio di dire qualcosa di sbagliato.
-Lo vedi? Finisce sempre nello stesso modo- continuò a dire il killer, tra in colpo di pala e l'altro. -Chiunque mi si avvicina, muore. Animali compresi, a quanto pare-.
-No, Jeff- mormorò a quel punto Jane. -Non è tua la colpa di questo...-.
Il ragazzo fece una smorfia e si voltò di spalle, proseguendo con il suo lavoro. -E se non sono io ad uccidere, lo fa qualcun altro ed è comunque per causa mia-.
Con un gesto carico di frustrazione gettò via la pala, che si adagiò con poco rumore sull'erba ancora umida; poi, senza dire niente, si chinò sul corpo del cane e lo sollevò.
Scese nel buco che aveva appena scavato affondando le scarpe nella terra morbida, e restò per un paio di secondi immobile con Dado stretto tra le braccia, prima di riporto al suolo con cura.
Si chinò poi nuovamente sul cadavere della bestia, ma solo per accarezzare lentamente la sua schiena; poi, con lo stesso atteggiamento distaccato di poco prima, recuperò la pala ed iniziò a ricoprirlo con la stessa terra che aveva da poco rimosso dal prato.
Jane si avvicinò a lui, visibilmente intimorita e per nulla sicura di ciò che stava facendo. Poggiò con delicatezza una mano sulla sua spalla, tentando di rassicurarlo. -Finisco io, se vuoi- mormorò, stringendo il pugno su un lembo della sua felpa.
Jeff scosse il capo. -Va a prendere qualsiasi cosa possa servirti, dobbiamo andare-.
-Jeff...- borbottò ancora lei, abbassando lo sguardo a terra. -Io non mi fido di quei due, per niente. Ed ho paura che questa cosa poss..-.
-Neanche io- la interruppe aspramente il moro, evitando il contatto visivo. -Ma devo fidarmi per forza. Voglio ritovare mio fratello-.

Into The Madness - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora