℘ąཞɬɛ 25 - Pistola

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Risalendo la rampa di scale con il fiato mozzato dalla paura, Jane ebbe l'impressione che questa fosse raddoppiata un lunghezza. Saliva gli scalini due a due, ascoltando con temenza i passi di Liu dietro alla sua schiena, che rimbalzavano sulle pareti prive di elementi d'arredo.
Ben fu il primo a raggiungere il pianerottolo, e voltandosi brevemente indietro verso gli altri due aprì il portone con una goffa spallata, per poi spostarsi di lato e lasciarli passare.
-Aspetta, che fai con quella?- disse poi, notando la pistola che Liu era tornato ad impugnare saldamente con entrambe le mani. Non ricevette alcuna risposta al quesito, ma d'altronde non ne aveva bisogno.
Jane percorse il corridoio con un paio di falcate, l'adrenalina e la paura facevano si che il suo peso corporeo sembrasse annullato e stesse camminando senza neanche toccare le mattonelle del pavimento, raggiuse il salotto con il fiato in gola, e si fermò giusto oltre il ciglio della porta aperta.
-Smettila, e che cazzo!- sbraitava Jason, che stava impiegando tutta la sua forza fisica per impedire a Jeff di muoversi. Il moro era in piedi, con le braccia bloccate dietro alla schiena e strette nella morsa dell'uomo, e si stava agitando come un cavallo imbizzarrito nel tentativo di sfuggire al suo controllo.
Jane restò impietrita, alla vista di quella scena.
Non riusciva a capacitarsi di come Jeff fosse potuto passare dal non riuscire a reggersi in piedi, al divincolarsi in quel modo mettendo Jason in seria difficoltà: a stento, l'uomo riusciva a trattenerlo. Il divano era spostato di mezzo metro rispetto alla posizione in cui si trovava fino a poco prima, una lampada che si trovava sul tavolo da fumo era riversa sul pavimento, ed un'anta di vetro del grosso mobile che padroneggiava nel salotto era stata infranta, causando il riversamento di una pila di piatti in ceramica e varie schegge di vetro sul pavimento.
-Jeff- esclamò la ragazza, richiamando la sua attenzione.
Il killer si immobilizzò per qualche istante e sollevò la testa, ma solo per incrociare molto brevemente il suo sguardo: ed il suo volto, rigato da qualche lacrima, era illuminato da una follia incontenibile. Sembrava ridere e piangere allo stesso tempo, continuava a dimenarsi incurante dei continui tentativi di Jason di tenerlo fermo, e sembrava totalmente disconnesso dalla realtà.
Jane deglutì a vuoto, realizzando di avere la gola secca. Erano passate intere settimane, dall'ultima volta che lo aveva visto perdere la testa in quel modo; e di certo, quella era l'occasione meno opportuna in cui una cosa del genere sarebbe potuta accadere.
-..Jeff- ripeté, con un filo di voce.
Avanzò qualche passo verso di lui, mentre Liu alle sue spalle aveva sollevato la sua pistola di servizio, ed ancora una volta la stava puntando dritta alla testa del fratello minore. Non intendeva sparare, ma lo avrebbe fatto senza esitazione nel caso in cui lo avrebbe ritenuto necessario.
-Fai qualcosa, non riesco a trattenerlo!- ghignò Jason, affannato.
Solo in quel momento Jane notificò la presenza di un coltello adagiato sul pavimento, e contornato da qualche goccia di sangue; e non ebbe alcun dubbio, si trattava proprio dello stesso coltello che Jeff aveva recuperato dalla cucina quello stesso giorno, prima di uscire di casa.
Prese fiato e scosse la testa, tentando di mantenere la calma. -Jeff, calmati!- provò a dire, allungando una mano verso di lui. -Va tutto bene, calmati adesso!-. Spostò lo sguardo per qualche attimo su Jason, cercando di capire se appartenesse a lui quel sangue; ma l'uomo non pareva essere stato ferito. Al contrario, aguzzando lo sguardo, Jane poté notare uno squarcio sulla mano sinistra di Jeff, che ne percorreva il palmo: sembrava quasi che avesse afferrato il coltello non dal manico ma dalla lama, e l'avesse stretta nel pugno.
-Un solo passo falso e sparo- ghignò Liu, ancora immobile nella medesima posizione. E seppur avesse pronunciato quella frase guardando Jane, in realtà si stava riferendo proprio al fratello. Peccato che lui, in quel frangente, non fu in grado di dare alcun significato a quelle parole.
La ragazza trovò il coraggio di farsi avanti, e poggiando entrambe le mani sulle spalle di Jeff cercò disperatamente di incrociare il suo sguardo. -Ti prego, ascoltami...- gli disse, scuotendolo lievemente nella speranza di riuscire a farlo tornare in se.
E nonostante fosse certa che non avrebbe affatto funzionato, a quel punto il ragazzo parve davvero placarsi; cessò di divicolarsi ed abbassò lo sguardo, cosa che indusse Jason ad abbassare la guardia e liberare le sue braccia.
E nell'assistere a quella macabra scena Ben, in piedi nel corridoio con le braccia consente, tirò un piccolo sospiro di sollievo. Non che gli importasse molto di come sarebbe andata a finire la faccenda, ma sapeva bene che se qualcosa fosse andato storto avrebbe dovuto dire addio ai suoi soldi.
-Bravo, così...- mormorò ancora Jane, allargando un piccolo sorriso tirato. Stava per dire qualcos'altro, ma fu colta del tutto alla sprovvista da ciò che Jeff fece nei pochi secondi che seguirono quella falsa prospettiva di quiete ritrovata.
Il killer scattò in avanti con un balzo felino nonostante i dolori lancinati che la ferita trasmetteva alla parte superiore del suo corpo, ed in meno di un secondo raggiunse Liu. Quest'ultimo, nonostante la sua pluriennale esperienza da agente di polizia, di trovò del tutto impreparato e non ebbe il tempo di premere il grilletto; grazie a questo, Jeff riuscì ad afferrare la pistola con una mano e strapparla via dalla sua presa, per poi scagliarla furiosamente contro alla parete. E così, in un attimo, il castano si ritrovò del tutto disarmato davanti a quel mostro che tanto odiava e temeva segretamente.
-Ma che cazzo...- borbottò Jason, indietreggiando di qualche passo.
Il volto del giovane killer era adesso decorato da un raccapricciante sorriso malato, ed il suo corpo accettava ordini soltanto da quella parte della sua mente che poco aveva a che fare con la razionalità. Teneva lo sguardo fisso sul fratello, lo squadrava intensamente come potesse leggere la paura sotto alla sua pelle, e pareva fremere al pensiero di poterlo facilmente uccidere.
In quel breve lasso di tempo, Ben ebbe la prontezza di entrare nella stanza e recuperare la pistola da terra per custodila ben stretta tra le mani, scongiurando l'ipotesi che Jeff avrebbe potuto raggiungerla; ma non sapeva che il killer non era affatto interessato ad impossessarsi dell'arma, perché non avrebbe tratto alcuna soddisfazione dall'uccidere in modo così poco creativo.
Liu indietreggiò di un altro passo e si rese conto di trovarsi ormai con le spalle al muro. Aveva il fiato corto e le mani sudate, mentre ricambiava lo sguardo agghiacciante del moro inchiodato sul suo.
-Jeff, ascoltami- mormorò ancora una volta Jane, che nel frattempo aveva recuperato da terra il coltello, infilandolo in tasca. -Cerca di tornare in te, ti prego-. Sapeva che avrebbe dovuto intervenire subito per impedirgli di fare qualcosa per cui si sarebbe condannato per sempre, ma era ben conscia del fatto che in quel momento Jeff rappresentava un serio pericolo anche per lei.
Il moro si trovava ormai a meno di un metro di distanza da Liu, e con uno sfortunato ritardo tutti i presenti in quella stanza si resero conto che stava stringendo tra le dita il frammento appuntito di un piatto in ceramica.
Ed era pronto, senza esitare, ad usarlo per uccidere il fratello.

Into The Madness - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora