Dado fu sepolto in modo frettoloso, certo, ma la fretta non impedì a Jeff di piazzare sulla terra sotto alla quale il suo corpo era stato riposto una serie di pietre, ed un vaso di fiori che aveva recuperato dall'aiuola.
Il ragazzo sperava che avrebbe avuto occasione di sistemare meglio la sua tomba, e renderla degna di ospitare quello che per lui era stato un vero e proprio amico; ma non aveva il tempo, almeno per ora, di dedicarsi a questo. Seguito dalla silenziosa Jane tornò all'interno della casa, dove fu accolto da un esuberante Ben che stava camminando avanti e indietro lungo il corridoio, mentre con entrambe le mani era intento a rollarsi una sigaretta.
-Ho l'indirizzo- annunciò con orgoglio, non appena ebbe notificato il ritorno del moro. -Jason insiste per andare subito-.
Jeff annuì brevemente, emettendo un pesante sospiro carico di frustrazione. -...Sono d'accordo. Quanto è distante?-.
E nel mezzo di quella breve conversazione, l'uomo dai capelli rossi fece capolino dalla porta della cucina. -Meno di quanto immaginavo- esordì entusiasta, mentre si ripuliva il sangue dal volto con l'ausilio di un pezzo di carta bagnata. -A quanto pare il nostro Liuberth non si è stabilito poi tanto lontano-.
-Ho ottenuto delle coordinate a cui corrispondono delle abitazioni, suppongo che una di queste sia la sua- aggiunse Ben, indicando con una mano il computer portatile che aveva da poco spento e riposto sul tavolo. -O almeno spero-.
Jeff annuì brevemente.
-Però- aggiunse Jason, questa volta rivolgendo il sul sguardo a Jane. -Al momento siamo troppo riconoscibili... Servono dei vestiti informali, ed anche delle armi, magari-.
La ragazza aggrottò la fronte. -Armi?- ripeté. -A che ti servono delle armi?-.
-Non si sa mai- fece lui, alzando le spalle con indifferenza. -Ma non importa, hai dei vestiti da prestarmi?-.
Jane lo osservò interdetta per qualche secondo, per poi indicargli la rampa di scale. -Seconda porta a sinistra, cerca nell'armadio- borbottò. Non la entusiasmava l'idea che quell'uomo frugasse tra le sue cose, ne che girasse indisturbato nella casa; ma a quel punto, poco importava.
Lo guardò salire le scale con un fastidioso sorrisetto sul volto, seguendo con gli occhi ogni suo movimento per assicurarsi che si stesse dirigendo nella stanza giusta, ma poco dopo la sua attenzione fu attirata da uno sgradevole odore che raggiunse le sue narici. Voltandosi, si rese conto che Ben si era sfilato un accendino dai pantaloni e si era messo a fumarle davanti come nulla fosse.
-Niente sigarette in casa, esci fuori se vuoi fumare- gli ordinò, irritata.
Ma il biondino, assumendo un'espressione divertita, puntò la schiena contro al muro e sollevò lievemente il capo. -Ma questa non è una sigaretta- ribattè, ridacchiando sotto ai baffi. -È una canna-.
La mora scosse la testa e strinse le labbra, esprimendo con lo sguardo la sua disapprovazione. -A maggior ragione ti chiedo di fumarla fuori dalla mia casa, per favore- insistette, indicandogli l'uscita sul retro con evidente frustrazione.
Jeff recuperò la sua felpa bianca, che aveva riposto il giorno prima sullo schienale del divano, e la indossò. Lo faceva sempre, portare quell'oggetto con se in situazioni pericolose era una specie di rituale per lui; e poco gli importava del fatto che ormai fosse vecchia e logora. Su quel semplice indumento erano impressi molti ricordi, emozioni e nostalgie che lo rendevano per Jeff qualcosa di estremamente importante e prezioso.
Anche lui doveva aver pensato che portare un'arma sarebbe potuta essere una buona idea, anche se in casa poté reperire soltanto un coltello da cucina ed uno più piccolo, a serramanico; ma si rifiutò in modo categorico di portarli lui stesso, temendo che armato sarebbe potuto diventare pericoloso per gli altri. Li consegnò invece a Jane, che comprendendo in modo immediato il motivo di quella scelta si limitò ad infilarli nelle tasche della giacca che aveva appena indossato.
-Spero che... Non sarà necessario usarli- mormorò il ragazzo, regalandole un sorriso appena accennato. -Ma è meglio non partire senza niente che possiamo usare per difenderci-.
La ragazza annuì, e sorrise a sua volta. -Si... Non ti preoccupare, li terrò io-.
Entrambi si voltarono, quando Jason si apprestò a scendere la rampa di scale facendo scorrere il palmo sul corrimano: aveva abbandonato il suo cappello ed i suoi vestiti sgarcianti per indossare una semplice tuta, che apparteneva a Jeff. Non a caso, gli stava piuttosto stretta, soprattutto sulle spalle. -Direi che siamo pronti, non perdiamo tempo- esordì. Non aveva rimosso quel bizzarro trucco dalla sua faccia ma per il resto adesso appariva come una persona assolutamente comune, anche perché le maniche lunghe coprivano quasi interamente i tatuaggi sulle sue braccia.
-Allora, si va?- intervenne Ben, appena rientrato in casa. Osservò con indifferenza gli altri tre, per poi avviarsi verso la porta principale. -Ti auguro di non avermi mentito, Jason- aggiunse freddamente, senza voltarsi.
L'uomo dai capelli rossi si grattò il capo facendo cenno a Jeff e Jane di seguirlo, mentre si incamminava a sua volta. Sperava che nessuno dei due avrebbe fatto domande riguardo a quell'affermazione, che però non era affatto sfuggita all'attenzione della ragazza.
-Che intende?- chiese, avendo la premura di attendere che Ben avesse varcato la porta e non potesse sentirla.
Jason sospirò. -Gli ho promesso dei soldi... Non ti preoccupare di questo- borbottò.
All'esterno il sole era alto nel cielo, e disturbato solo da un paio di nuovole che di tanto in tanto ne offuscavano la luce; i residui del recente acquazzone si stavano progressivamente asciugando, e l'aria si faceva via via più calda.
Solitamente, la strada antistante non era particolarmente trafficata, ma veniva spesso percorsa a piedi dai residenti e dai vari passanti che la usavano come scorciatoia per raggiungere il centro più velocemente. Per questo motivo, il gruppo dovette procedere con grande cautela, cercando di non dare troppo nell'occhio ed attirare su di se attenzioni indesiderate.
Ben, che apriva la fila, camminava a passo svelto reggendo tra le mani il suo smartphone, sul quale aveva impostato le coordinate ottenute dal pc; la meta distava circa venticinque minuti a piedi, stando a quanto diceva il navigatore.
-Vi anticipo che se qualcosa dovesse andare male, sono pronto a filarmela- borbottò rivolgendosi agli altri, ma senza voltarsi indietro. -Non rischio il mio culo per voi-.
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Into The Madness - 3
FanficTerzo libro della saga "Into The Madness". Nonostante le complicazioni dovute alla sua salute mentale, Jeff ritrova nella convivenza con Jane una sicurezza ed una tranquillità che per lunghi anni non aveva più sperimentato. Impara, per la seconda v...