℘ąཞɬɛ 29 - Cappuccio

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Liu richiuse con cura il portone d'ingresso e condusse gli altri due nel salotto, mentre anche Jane rientrava in casa. Jeff, invece, si limitò ad avvicinarsi alla porta finetra ma non osò metter piede all'interno: dopo aver perso il controllo in quel modo, seppur la situazione si fosse conclusa nel migliore dei modi e non avesse causato alcun danno a nessuno che non fosse lui stesso, aveva maturato una certa insicurezza. Si limitò a guardare gli altri attraverso il vetro socchiuso mantenendosi sempre ad una certa distanza, mentre si ripuliva la mano ferita dal sangue che colava tra le dita.
E Liu, seppur fosse distante dal fratello solo pochi metri, iniziò a comportarsi come se non potesse vederlo affatto: come non sapesse della sua presenza.
-Come ho già spiegato a loro due- iniziò a dire il poliziotto, rivolgendosi a Jane. -Forse so dove possiamo trovare Judge Angel... O meglio, sono a conoscenza dell'area geografica in cui è stata avvistata più di recente-.
La ragazza annuì brevemente, lanciando uno sguardo pensieroso a Jeff attaverso il vetro. -Ovvero?- domandò, tornando a dedicare la sua attenzione all'interlocutore.
Liu si mise a sedere sul divano, ma senza riuscire a nascondere il nervosismo che lo tormentava costringendolo a rosicchiarsi le unghie. -Probabilmente sa che la polizia le sta alle calcagna, e cerca di mantenere un basso profilo fino a che le ricerche non si saranno spostate altrove. Tra le montagne a sud-est della città vi solo alcuni piccoli paesi, popolati da poche persone, e ben poco collegati al resto della società-.
Jane annuì. -Speri di trovarla li?-.
-Pare che ci sia stato un avvistamento in quelle zone, ma non sappiamo se sia attendibile. Direi che vale comunque la pena provare, dal momento che questa è la nostra unica pista-. Il castano intrecciò le dita delle mani e puntò lo sguardo su di lei, con fare sicuro e determinato. -Mi sembra plausibile che si trovi in un posto simile, vi andrei anch'io se stessi tentando di sfuggire alle ricerche della polizia-.
Jason si sgranchì la schiena e puntò le mano sui fianchi. -Quindi si parte?-.
-Domattina- fece Liu. -Prenderemo il primo treno disponibile, ma viaggeremo in vagoni diversi-. Si alzò in piedi sotto lo sguardo curioso di Ben, e rivolgendo con estremo disprezzo un rapidissimo sguardo al terrazzo richiamò l'attenzione di Jane.
-Non si deve avvicinare a me. Mai. Per nessun motivo. Tutto chiaro?- le ordinò. Il tono della sua voce era carico di una tale rabbia che fu da subito palese che si stesse riferendo proprio a Jeff; e la ragazza, non sapendo che altro dire, si limitò ad annuire con un cenno della testa.
Il poliziotto ricambiò il gesto, e disse al resto del gruppo che avrebbero potuto sistemarsi a terra o sul divano per trascorrere la notte, mentre lui si sarebbe chiuso nella sua stanza; decise questo non tanto per apparire scontroso e inospitale, ma perché aveva un bisogno estremo di ricercare sicurezza oltre la porta della sua camera da letto, e tenersi lontano da quel mostro che anni addietro era stato suo fratello.
Così fece.
Con il passare dei minuti, trovandosi con il corpo parzialmente avvolto tra le coperte, ascoltò il live chiacchierare di Jason e Ben dalla stanza adiacente, che sembravano litigare come due bambini su chi avrebbe dovuto accaparrarsi il divano e chi, invece, si sarebbe dovuto accontentare del pavimento. Si sentiva molto nervoso ed era terrorizzato dall'idea che l'indomani qualcosa sarebbe potuto andare storto; ma allo stesso tempo, immaginare di riuscire ad arrestare Judge Angel e con lei anche tutto il resto del gruppo gli conferiva tutto il coraggio di cui aveva bisogno.
Forse quella sarebbe stata una missione suicida, ma se fosse riuscito a compierla sarebbe stata certamente l'impresa più folle e onorevole della sua intera carriera. Per questo doveva fare in modo di apparire amichevole e solidale con quelle persone con le quali in realtà non avrebbe voluto condividere neppure l'ossigeno: per non instillare in loro il dubbio che avrebbe potuto tradirli.
Erano ormai le quattro del mattino, quando Liu e gli altri riuscirono a riposare le ossa. E mentre Jason e Ben occupavano il salotto, Jane si era adagiata sulla poltrona dell'ufficio; soltanto Jeff restò sveglio per tutta la notte, rifiutandosi di calare le palpebre. Il killer era ancora fuori sul balcone in totale solitudine, seduto a terra con le braccia avvolte attorno alle ginocchia e lo sguardo perso nell'oscurità. Ascoltava i rumori della notte come uno spettatore silenzioso, e cercava conforto nel fruscio del vento che accarezzava i suoi capelli; tentava di scaldarsi, sfregando di tanto in tanto le mani sul tessuto della felpa nera che Jane gli aveva portato, preoccupata del fatto che avrebbe potuto patire il freddo stando li fuori.
Quasi certamente, l'aveva prelevata dall'armadio di Liu.
Era impregnata del suo odore.
Per questo l'aveva indossata volentieri, calando il cappuccio sulla testa come era abituato a fare; ed ora, poggiandovi sopra le guance, immaginò di star stringendo suo fratello. Trascorse la notte a far questo, mentre lottava contro l'istinto di lasciarsi trasportare via dai ricordi dolorosi che connetteva involontariamente da quel profumo così familiare: la sua famiglia, la sua vita prima di diventare un reietto della società. Trovò nel buio di quella notte conforto e dolore, che si intervallavano continuamente lasciandolo sempre più confuso nel comprendere che cosa stesse provando davvero.
Quelle poche ore di sonno, comunque, non giovarono molto neanche a coloro che erano effettivamente riusciti ad assopirsi; Ben si svegliò sul pavimento con i muscoli intorpiditi, Jason con un bel mal di schiena mentre Jane, che a malapena era riuscita a prendere sonno, teneva gli occhi fissi sullo schermo del televisore che aveva impostato ad un volume talmente basso da essere a malapena percettibile. Avrebbe voluto uscire e parlare con Jeff, ma qualcosa la bloccava dal farlo; forse aveva pensato che sarebbe stato meglio lasciarlo elaborare la cosa da solo, senza interferire.
Si limitò come gli altri ad attendere il risveglio di Liu, che si palesò aprendo la porta della stanza verso le sei e mezza; il suo era un volto stanco, carico di una malcelata preoccupazione. Aveva i capelli spettinati, gli occhi un po' gonfi, le occhiaie più pronunciate.
-Tra poco si parte- annunciò, mentre con andatura lenta raggiunse la cucina, quasi trascinando i piedi a terra. -Devo solo sistemare una cosa-.
Ancora accovacciato sul balcone ed un po' infreddolito dalla notte in bianco trascorsa all'aria aperta, Jeff sollevò all'improvviso la testa non appena udì la voce del fratello attraverso il muro. Si alzò in piedi puntando i palmi delle mani sul pavimento e fu colto di sorpresa da un conato di vomito, che trattenne facilmente ma che gli lasciò una fastidiosa sensazione di nausea; difficile capire se si sentisse in quel modo a causa dello stress emotivo o fosse a causa del fatto che aveva saltato almeno due o tre somministrazioni dei farmaci che abitualmente Jane gli dava di soppiatto, ma poco importava. Tentò di ricomporsi e, finalmente, con movimenti lenti e calcolati si decide a rientrare all'intero dell'appartamento.
-Finalmente si prospetta qualcosa di interessante da fare, e che cavolo- borbottò Ben, mentre faceva scorrere le dita tra i capelli come stesse tentando di sistemarli pur non avendo un pettine da utilizzare. -La faccenda stava diventando noiosa-.
Jason allargò un piccolo sorriso soddisfatto, ma non disse nulla. Era entusiasta almeno quanto lui del fatto di essere riuscito a convincere Liu a collaborare, e non vedeva l'ora di scovare quella pazzoide ovunque essa si trovasse e darle una bella lezione di vita. Fremeva, al solo pensiero di averla tra le mani.
-Tra mezzora dobbiamo essere in stazione, dobbiamo muoverci- annunciò infine il giovane poliziotto, che nel frattempo era addirittura riuscito a vestirsi e sistemarsi come si stesse preparando per un importante incontro di lavoro: perfettamente pettinato ed ordinato, con il tocco di classe di una piccola cravatta blu annodata sul petto con precisione maniacale. Notò in ritardo la presenza di Jeff nel suo salotto, e ne incrociò senza volere lo sguardo solo per una frazione di secondo: ma voltò immediatamente la testa e si diresse verso l'uscita, facendo cenno agli altri di seguirlo.
Detestava in modo viscerale avere quel mostro così vicino.

Into The Madness - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora