Il tempo rallentò il suo flusso negli attimi seguenti, mentre ciò che restava del bicchiere in vetro cadeva al suolo, dividendosi in schegge sempre più piccole.
Jeff sembrò immobilizzarsi per qualche secondo, forse stordito dalla botta ricevuta proprio al centro della testa; e poco dopo, un rivolo di sangue scese rapidamente giù dalla sua fronte scivolando poi lungo il profilo del naso.
Jason fece un passo indietro e tornò a sollevare entrambe le mani, questa volta agitandole a mezz'aria; non sapeva più in che modo avrebbe potuto convincere quello svitato che non aveva alcuna intenzione di scontrarsi con lui. Era stato costretto dalle circostanze, a colpirlo in quel modo. -Porca troia, vuoi calmarti o no?- gridò, mentre tentava di riprendere fiato. Osservò a nervi tesi ogni più piccolo movimento di Jeff con il coltello ancora ben stretto nella mano destra, ma cercando di non apparire aggressivo in alcun modo. -Non voglio fare a botte, Jeff. Ho soltanto bisogno di parlare con te!-.
Jane lanciò all'uomo uno sguardo tanto confuso quanto carico di rabbia, per poi precipitarsi in soccorso del moro, che si trovava ancora immobile con una mano poggiata al bordo del tavolo. Poggiò una mano sulla sua testa senza preoccuparsi troppo della sua possibile reazione, sussurrandogli qualcosa con un filo si voce; voleva accertarsi che il vetro non lo avesse ferito in modo grave, ma tra quei suoi lunghi capelli non le fu possibile capire quanto fosse profondo il taglio che stava adesso vistosamente sanguinando.
Il killer la lasciò fare, com'era accaduto poco prima pareva essersi nuovamente disconnesso da ciò che lo circondava.
-Mi dispiace per il cane, è stato un imprevisto- continuò a borbottare Jason, che nel frattempo era stato raggiunto da Ben.
Quella calma apparente ebbe però vita breve: solo una manciata di secondi dopo, Jeff piegò le ginocchia e recuperò da terra un frammento di vetro di dimensioni considerevoli, per poi voltarsi in direzione del suo aggressore. Le sue mani tremavano più del solito, il dolore fisico era stato totalmente soppresso dalla crescente sete di sangue che era nuovamente pronta a guidarlo come un burattino.
-Jeff, ti prego smettila- esclamò Jane, afferrando le sue spalle: aveva capito che cosa lui intendesse fare ancor prima che si fosse chinato per recuperare quell'oggetto, e voleva tentare di impedirglierlo.
Gli occhi del killer si posarono su quelli di Jason, ed erano spietati, cattivi, quasi inumani. Stava stringendo così forte il pezzo di vetro nella mano destra da ferirsi le dita senza neanche rendersene conto.
L'uomo dai capelli rossi continuò ad indietreggiare lentamente, e nel momento in cui Jeff scattò di nuovo verso di lui si trovò costretto a giocarsi la sua carta migliore, per poter mettere fine a quello scontro che altrimenti sarebbe certamente finito con la morte di uno dei due.
-Fermo!- gridò a pieni polmoni, usando tutto il fiato che aveva in gola.-Tuo fratello è vivo!-.
Come avesse pronunciato una sorta di parola d'ordine, o ancor meglio una formula magica, il moro arrestò immediatamente la sua corsa. Puntò i piedi per terra e rimase con il fiato sospeso, a poco più di un passo di distanza da lui.
-Tuo fratello è vivo- ripeté Jason annaspando, mentre Ben scuoteva energicamente la testa per esprimere il suo dissenso; forse, quella era una cosa che avrebbe dovuto tenere per se ancora per un po'. -È per questo che sono venuto a cercarti- concluse.
Jeff restò a guardarlo con la fronte aggrottata e la scheggia di vetro che, oramai, aveva penetrato il suo palmo di mezzo centimetro. Dapprima non riuscì a dare un senso alle parole che aveva udito, e neanche riuscì a capire se l'altro le avesse pronunciate davvero o si trattasse dell'ennesimo brutto scherzo che la sua mente aveva deciso di giocargli.
Eppure, Jason sembrava davvero molto serio e continuava ad evidenziare, con la sua postura e le sue gesta, il fatto che non intendesse portare avanti lo scontro. L'uomo strinse le labbra e sollevò le spalle, emettendo un pesante sospiro. -Certo... Non è che io volessi dirtelo in questo modo- aggiunse.
Il giovane killer abbassò lo sguardo, colto da un improvviso senso di vuoto che pareva voler divorare le sue interiora; la rabbia si era spenta, e restava solo tutto ciò che vi aveva nascosto sotto.
-Liu... È morto tanti anni fa- riuscì a mormorare, con un filo di voce. Sentì Jane posare una mano sulla sua spalla come a volerlo consolare, ed istintivamente lasciò cadere a terra il frammento di vetro che avrebbe voluto utilizzare come arma.
Si sentiva svuotato; perché stava accadendo questo?
Perché l'atmosfera nella stanza era cambiata così velocemente?
Ma soprattutto, perché adesso stavano parlando di suo fratello?
-È quello che pensano tutti- intervenne Ben, intrecciando le braccia sul petto. Notando che gli animi si erano calmati aveva ripreso ad assumere il suo solito atteggiamento, nonostante il fatto che continuasse a provare paura. Molta paura.
Jason lanciò uno sguardo al biondino ed annuì. -Ma non è così, Jeff. Tuo fratello è vivo, ed è diventato un poliziotto-.
Il moro strinse le mandibole e tornò a sollevare la testa. Stava tremando come una foglia, ed era così spaesato e confuso da riuscire a malapena a distinguere i volti delle persone che aveva intorno. -Questo è... Davvero sleale- mormorò, a bassa voce. -Inventarti questa cazzata per avere salva la pelle... Tu non avresti neanche il diritto di pronunciare... il suo nome-.
-Jeff, forse dovremmo lasciarlo spiegare- provò ad intervenire Jane, che continuava ad accarezzare la sua spalla nel tentativo di trasmettergli un po' di calore; riusciva solo ad immaginare che cosa lui stesse provando in quel momento.
Ma la verità era che lei non poteva sapere se Jason stesse dicendo la verità oppure no, e al momento neanche le importava più di tanto. La sua priorità era Jeff, come sempre.
Per questo motivo, se anche si fosse trattato di una balla che l'uomo aveva inventato sul momento per porre fine allo scontro, era ugualmente sollevata dal fatto che la furia di Jeff si fosse placata.
Sul fatto che fosse stata una mossa sleale ed irrispettosa, comunque, non aveva dubbi.
-Capisco che questo possa sembrarti assurdo, credimi, lo capisco- spiegò ancora Jason, che nel frattempo aveva riposto il coltello a serramanico nel taschino. -Ma se mi concendi il tempo di spiegarti meglio, forse riucirai a capire. Non ti sto prendendo in giro, tu dammi solo il tempo di raccontarti quello che so-.
Dondolandosi sulle gambe come se stesse facendo fatica a mantenere l'equilibrio, Jeff si accasciò sulla prima sedia che gli capitò sotto mano, puntando il gomito sullo schienale; cercò con lo sguardo quello di Jane, che trovò li vicino. -È tutto ok, sentiamo quello che ha da dire- gli sussurrò lei, con un piccolo sorriso tirato.
Ma per Jeff quella situazione era ormai diventata una cosa del tutto surreale, un incubo ad occhi aperti che stava risvegliando uno ad uno tutti i ricordi che con grande fatica aveva seppellito con il passare dei giorni. Si sentiva perso, e non risuciva più a capire dove finisse la sua immaginazione ed iniziasse la realtà.
-Liu è morto- ripeté, come un disco rotto. -Ho visto il suo funerale, ho portato fiori sulla sua tomba per anni... Quindi chiunque tu abbia incontrato, non poteva essere lui-.
STAI LEGGENDO
Into The Madness - 3
Hayran KurguTerzo libro della saga "Into The Madness". Nonostante le complicazioni dovute alla sua salute mentale, Jeff ritrova nella convivenza con Jane una sicurezza ed una tranquillità che per lunghi anni non aveva più sperimentato. Impara, per la seconda v...