℘ąཞɬɛ 24 - Cicatrici

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Jane strinse le mandibole ed affogò i polmoni in una grande boccata d'aria gelida, distogliendo lo sguardo.
Ogni volta che riportava alla mente l'assassinio dei suoi genitori era come ricevere un pugno dritto nello stomaco, ed uno sconforto senza pari si impadroniva della sua mente.
Erano passati diversi anni, ma neanche un dettaglio di quel terribile giorno era mai svanito dai suoi ricordi: le grida a perdifiato, le chiazze di sangue sul pavimento, e le lingue di fuoco che si innalsavano davanti a lei inghiottendo tutto ciò che incontravano.
Solo e soltanto lei conosceva il dolore profondo che aveva provato quel fatidico giorno, e che senza volerlo si era trascinata dietro per il resto della sua misera esistenza: Liu non aveva il diritto di parlarne con quella leggerezza.
-Dunque... Lo sai anche tu..- mormorò, reprimendo l'istinto di alzarsi in piedi ed andarsene via. Un brivido freddo percorse la sua spina dorsale, mentre tentava di scacciare via ogni sensazione profondamente negativa che le scaturiva il solo pensare a quella parte del suo passato.
Liu avvolse le mani dietro alla nuca e cessò il suo ossessivo marciare avanti e indietro, concentrando invece la sua attenzione su di lei. -Certo che lo so- le rispose, con spietata freddezza. -E come potrei dimenticarlo? Dopo aver ammazzato i nostri genitori e tentato di uccidere anche me, quel bastardo ha pensato bene di proseguire il suo gioco divertente a casa degli Arkensaw... Non è così che è andata?-.
La mora tacque, ma una scarica di adrenalina attraversò il suo corpo. Tentò di dire qualcosa, ma rimase in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto; pensava di aver elaborato quel trauma e di essere ormai immune ai suoi effetti, eppure stava realizzando di essersi sbagliata.
-Sei viva per miracolo, proprio come me...- continuò ad infierire Liu, mancando totalmente di tatto. -Ma lo stai difendendo, quindi mi chiedo: come hai potuto lasciarti plagiare in questo modo?-.
A quel punto, Jane non fu più in grado di domare i sentimenti che la stavano divorando dall'interno senza pietà, e scattò in piedi rivolgendo al ragazzo uno sguardo sprezzante. -Tu non sai niente di me!- gridò, con la voce che tremava di rabbia e di dolore. -Non sai niente, capito? Quindi non provarci neanche a tirare in ballo questa cosa-.
Il giovane poliziotto si irrigidì, forse perché non si aspettava quella reazione da parte di lei. Capì di aver esagerato e si stupì di se stesso, inquanto non era sua abitudine comportarsi in quel modo; ma tutto ciò che riguardava Jeff finiva per trasformare il suo carattere, e renderlo da pacato ad aggressivo nel giro di un paio di secondi. -Non siamo poi così diversi, io e te- le disse, con malcelata rassegnazione. -Siamo dei superstiti. Siamo entrambi sopravvissuti a Jeff-.
L'aria fredda che penetrava nei polmoni di Jane, adesso sembrava costellata di lame pronte a squarciarle la pelle. La ragazza scosse la testa, e strinse i pugni di entrambe le mani con tale forza da far tremare le braccia. -Invece è lui, ad essere sopravvissuto a me- esordì, con il fiato mozzato dalla rabbia. -Tu non sai quanto ha lottato contro i suoi istinti, contro il senso di colpa, contro se stesso... E siccome non lo sai, non parlarne-.
L'aria sembrò farsi più fredda.
Un breve silenzio diede il tempo a Liu di schiarirsi la voce. -So che tu non hai colpe, Jane- le disse, tentando di mantenere un atteggiamento pacato e di tornare ad essere padrone di quella strana situazione. -Lui è... Come una malattia. Ti entra nella testa, e non ne esce più. È stato così anche per me, credimi- le disse, guardandola dritta negli occhi.
E lei, impotente, si limitò a ricambiare quello sguardo.
-Per quanto male possa farti, ti senti sempre in dovere di perdonarlo, non è così?- continuò a dire Liu; e la sua voce adesso era carica di rimpianti, di nostalgia, e di un immenso quanto soffocante dolore. -Ti induce a sentirti in colpa, ad avere dubbi, a sentirti responsabile... È questo che fa Jeff, e prima te ne renderai conto meglio sarà per te-.
Jane continuò a restare in silenzio, limitandosi ad ascoltare.
-Se non ti uccide direttamente, si nutre di te. E ti divora, pezzo dopo pezzo, fino a consumarti del tutto-. Il castano cessò di parlare, ma solo per rivolgere brevemente uno sguardo al cielo nero sopra alle loro teste. -Non so come o perché tu sia affezionata a lui, ma senza rendertene conto stai facendo il suo gioco. Ci sono passato anch'io, e so quanto è dura, ma una volta che avrai capito questo la strada sarà tutta in discesa-.
-Jeff... Non è così, non più- esordì la ragazza, con un filo di voce.
Ma Liu scosse la testa, concedendosi un'amara risata. -Non credere di poterlo cambiare, non fare questo errore-. I suoi occhi sembrarono brillare sotto alla fioca luce del lampione in lontananza; forse, erano bagnati da qualche lacrima.
-L'ho già fatto- ribattè la mora, con decisione. -Ti chiedo solo di dagli la possibilità di dimostrartelo-.
A quel punto il giovane poliziotto le rivolse uno sguardo esausto, sospirando. -Guarda la mia faccia, guarda cosa mi ha fatto- le disse poggiando l'indice sulla propria guancia destra, laddove si intersecavano numerosi solchi, testimoni delle ferite profonde che erano stati in passato. -E lo avevo perdonato, Jane. Nonostante tutto lo avevo perdonato e desideravo che tornasse da me... Ho impiegato anni a capire che cercare una spiegazione razionale non aveva senso, e solo quando l'ho capito ho ricominciato a vivere-. Con un gesto lento poggiò una mano sulla spalla della ragazza. -Ma anche dopo di questo, la mia vita è stata un inferno. Jeff ha continuato a seminare il terrore, e credi sia stato facile farmi spazio nella società portando il suo stesso cognome?-.
Jane tacque ancora.
-Ho dovuto cambiare vita, cambiare casa, cambiare nome, e cercare di farmi una vita che somigliasse più possibile alla normalità. Ma non è mai bastato, sai? Eppure sto continuando a provarci. Non ho mai più cercato informazioni su di lui, non ho mai voluto lavorare su crimini che lo riguardassero, e sinceramente... Speravo davvero che la notizia della sua morte fosse vera-.
-Non... Non dirlo, per favore- borbottò lei, abbassando lo sguardo. -Se davvero la pensi in questo modo va bene, ma ti scongiuro: prova almeno a parlare con lui. So che ti sto chiedendo tantissimo, ma tuo fratello non ha mai smesso d...-.
Ciò che stava dicendo, con il fiato corto e la schiena aggredita da brividi, fu interrotto bruscamente dal rumore del portone in legno del palazzo, che fu aperto rapidamente fino a sbattere contro alla parete. Voltando lo sguardo, Jane poté riconoscere nonostante l'oscurità il profilo snello e minuto di Ben, che le si avvicinò di corsa con un'espressione chiaramente scossa.
-Jane, per l'amor del cielo torna dentro- esclamò il biondino, annaspando. -Jeff sta dando di matto... Voglio dire, più del solito-.
La ragazza si scambiò uno sguardo pensieroso con Liu, prima di affrettarsi a seguire Ben con il cuore in gola; ed il castano, che per ultimo si unì alla fila, prelevò la sua pistola dalla tasca dei pantaloni e sollevò la levetta della sicura.

Into The Madness - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora