℘ąཞɬɛ 20 - Proiettile

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Dalla canna della pistola che Liu impugnava saldamente con entrambe le mani, schizzò fuori un proiettile che penetrò la pelle di Jeff attraverso la felpa bianca che indossava.
Il colpo assordante generato dallo sparo rimbalzò violento sulle pareti, causando un grido da parte della donna che Jason stava ancora tenendo in ostaggio stringendola con ambe le braccia.
Il tempo rallentò fino a fermarsi.
E quel baccano infernale durato poco più di un secondo, fu seguito da un ennesimo silenzio del tutto innaturale.
Jeff sollevò lentamente una mano fino a poggiarla ad un lato del petto laddove un dolore lancinante si stava amplificando, pungente e pulsante; eppure il suo volto non esprimeva sofferenza, ma solo una spiazzante sorpresa. Intanto, sul tessuto della sua felpa, si allargava rapidamente una grossa macchia rossa il cui colore era in netto contrasto con il bianco sottostante.
Era stato colto totalmente di sorpresa da quello sparo, non aveva pensato neppure per un secondo che Liu fosse armato e che lo avrebbe colpito senza dire una parola.
Strinse il pugno sinistro già intriso di sangue e sollevò ancora lo sguardo sul fratello, che anche adesso stava continuando a puntargli l'arma addosso senza esprimere alcun tipo di compassione: eppure, anche lui tremava.
Il moro tentò ancora una volta di dire qualcosa, ma fu interrotto dal burrascoso sopraggiungere di Jane che, senza alcun timore, si frappose tra i due per impedire a Liu di sparargli ancora. -Ma che cazzo fai!- gridò la ragazza a pieni polmoni. E senza preoccuparsi minimamente di essere in pericolo, afferrò la spalla sinistra di Jeff e cercò di allontanarlo mentre, terrorizzata, tentava di verificare la gravità della sua condizione. Sin da subito capì che il proiettile non poteva aver raggiunto organi vitali, altrimenti il ragazzo sarebbe dovuto essere già crollato a terra; ma non aveva sufficienti conoscenze nell'ambito dell'anatomia umana per capire se la sua vita fosse in pericolo o meno.
"Va tutto bene" mormorò, osservando con sgomento l'abbondante chiazza di sangue che continuava ad amplificarsi rapidamente. Tentò di placare Jeff in tutti i modi, ma nonostante questo dovette spingerlo indietro più e più volte perché lui, come si fosse disconnesso dalla realtà, continuava a tentare di avvicinarsi a Liu.
Come se non avesse compreso appieno quello che era accaduto.
O forse, semplicemente, la possibilità di ricevere una seconda pallottola non lo preoccupava affatto.
Giusto qualche metro più indietro, Ben aveva assistito alla scena sbalordito, ed anche adesso si guardava intorno con la bocca e le palpebre spalancate; mentre Jason stava tentando di avvicinarsi, spingendo in avanti la donna presa in ostaggio la quale aveva iniziato sottovoce a pregare.
-Che cos'hai fatto...- mormorò ancora Jane, voltandosi in direzione di Liu con lo sguardo tinto d'odio.
Il castano non accennò a sbilanciarsi neppure per un secondo, e neanche attraversò la sua testa l'idea di abbassare l'arma. Al contrario, continuava a tenere Jeff nel mirino, pronto ad esplodere un secondo colpo.
-Portate quest'essere fuori da qui- ordinò, con un tono di voce freddo e carico di disgusto che neanche provava a celare. Subito dopo aver pronunciato queste parole, ma senza cambiare mira, si rivolse invece a Jason. -E tu, lascia andare Catrina. È solo la mia governante, e la stai terrorizzando-.
L'uomo dai capelli rossi fece una smorfia, ma non obbedì all'ordine; la lama del suo coltello era ancora adagiata sul collo della donna, e ne sfiorava la pelle tremante.
Ben a quel punto fece un piccolo passo avanti, con entrambe le mani alzate. -Okay, perché non ci calmiamo tutti e non pro...-.
Cessò improvvisamente di parlare, sobbalzando. In modo del tutto imprevisto, Jeff era crollato a terra sbattendo violentemente contro al pavimento. La sua caduta generò un colpo sordo, che fece vibrare per qualche attimo l'antico pavimento rivestito di marmo scuro; nonostante si trovasse proprio davanti a lui, Jane non aveva avuto il tempo di afferrarlo per ipedirgli quella caduta.
-Oh mio Dio!- gridò la ragazza, chinandosi immediatamente a terra pronta a soccorrerlo. Lo afferrò per il busto e tentò di sollevargli la testa, realizzando poco dopo che fosse svenuto; ed a quel punto, anche Jason si decise a lasciare bruscamente la presa sulla governante e raggiungere rapidamente gli altri due.
-Jeff!- esclamò, come sperasse di ricevere da lui una risposta.
Ma il killer giaceva sul pavimento, con la testa sorretta dalle mani sudate e tremanti di Jane e le palebre socchiuse. Il suo cuore batteva, la cassa toracica si muoveva in modo regolare, ma sembrava privo di coscienza.
-Ma che cazzo di problemi hai, si può sapere!?- gridò poi l'uomo, sollevando lo sguardo su Liu che nel frattempo aveva spostato il mirino della pistola su di lui. La donna anziana, Catrina, si stava invece rifuguando tremante dietro alle sue spalle e sembrava sperare che si decidesse a sparare a tutti quanti.
-Non è una ferita mortale- esordì il castano, con una freddezza ed un disinteresse disarmanti. -Ma posso sparargli in testa, se preferisci-.
Ben trattenne il fiato per qualche secondo, continuando a tenere le mani alzate. Aveva capito che, prima di ogni altra cosa, sarebbe stato essenziale tentare di placare gli animi. -Calmati, okay? So che il nostro ingresso è stato un po'... Burrascoso, ma siamo qui per qualcosa di importante-.
Liu fece una piccola smorfia, rivolgendo al biondino un'espressione di disgusto. Il suo volto, decorato da pochi ciuffi di barba, era ricoperto di quelle vecchie cicatrici che lo rendevano suo malgrado somigliante più ad un malavitoso che ad un poliziotto: ma aveva dedicato tutta la vita al servizio della giustizia, ed anche adesso non avrebbe di certo esitato a difendere la legge e la giustizia con ogni mezzo.
Nel frattempo, Jane continuava a scuotere Jeff nella speranza che recuperasse i sensi; e non molti secondi dopo, inaspettatamente vi riuscì. Lo vide aprire gli occhi e sbattere le palpebre ripetute volte, come cercasse di capire che cosa fosse appena accaduto.
-Jeff, stai bene?- mormorò, con un piccolo sorriso tirato che mise in mostra tutto il suo sollievo.
Gli occhi di lui incrociarono il suo sguardo per qualche tempo, ma erano spenti e vuoti come due bottoni.
Jason rizzò la schiena, visibilmente irritato dalla piega che aveva preso quella situazione. -Abbassa quella cazzo di pistola, non siamo qui per fare del male a nessuno- esordì, deciso. -Abbiamo bisogno di parlare con te, Liuberth-.
Contro ogni aspettativa, dopo aver mormorato a Catrina qualcosa che gli altri non riuscirono ad udire, il castano abbassò l'arma molto lentamente seppur senza lasciarla del tutto. -Vi concedo cinque minuti per spiegarmi che cazzo ci fate in casa mia- esclamò. Indicò poi Jeff, ancora disteso a terra, con un cenno della testa. -Ma fate in modo che quel bastardo sia fuori dalla mia vista-.
Jane deglutì a vuoto continuando a dargli le spalle, intenta ad occuparsi del killer. Stava continuando a parlargli con i pugni stretti sulle sue spalle, ma lui sembrava non comprendere nulla di ciò che gli stava dicendo; neppure i suoi continui tentativi di rassicurarlo stavano causando in lui alcuna reazione.
Come se non bastasse, a causa della ferita Jeff stava perdendo una preoccupante quantità di sangue, dunque sarebbe stato assolutamente necessario tamponare la ferita per evitare che la sua condizione degenerasse.
-Jane, lascia fare a me- le disse Jason, afferrandola per un lembo della maglietta ed invitandola ad allontanarsi. Con ben poca fatica l'uomo afferrò il ferito e lo sollevò da terra, trasportandolo tra le braccia fin nel corridoio seguito dalla ragazza; lo distese sul divano del salotto, facendo attenzione a non scuoterlo eccessivamente.
E mentre Jane sistemava un cuscino sotto alla sua testa, il moro riuscì a biascicare qualche parola.
-Devo....arlare...on...Liu...- sibilò.
La ragazza scosse la testa, regalandogli un piccolo sorriso. -No, Jeff... Proprio non devi- gli disse, facendogli una carezza sulla guancia laddove un ciuffo dei suoi capelli color petrolio era adagiato.
-Controlla la ferita, io torno subito- esordì ancora Jason, tornando sui suoi passi.
Così, mentre Jane si occupava del killer, lui poté riprendere da dove aveva lasciato; e quando ebbe attraversato il breve corridoio e varcato nuovamente la porta dello studio, trovò Liu e Ben che si guardavano l'un l'altro senza fiatare. Intrecciò le braccia sul petto ed emise un rumoroso sospiro, cercando le parole giuste.
Ma fu Liu il primo a parlare, con la mano destra ancora stretta nella pistola che sbucava solo parzialmente dalla tasca dei pantaloni.
-Allora? Parlate, sto aspettando-.

Into The Madness - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora