L'attesa fu noiosa ed asfissiante per tutto quanto il gruppo, ma un vero e proprio strazio per Jeff che, non riuscendo a stare fermo, camminava avanti e indietro mordicchiandosi le dita.
Attesero con pazienza che il sole calasse lentamente dietro ai profili dei palazzi, realizzando che il tempo che stavano dedicando alla semplice attesa pareva scorrere con una lentezza quasi innaturale. Sedendo sulle panchine o passeggiando senza mai allontanarsi troppo lungo i vicoli meno frequentati del quartiere, osservarono passivamente il progressivo svuotarsi della piazza: i bambini rientravano nelle loro case dopo aver giocato con i palloni da calcio ancora stretti sotto alle braccia, le serrande dei negozi venivano abbassate e l'aria si faceva via via più fredda.
Ad un certo punto, con l'avvento dell'oscurità, l'ambiente divenne illuminato solo dai pochi lampioni ancorati alle mura dei palazzi, e dalle luci soffuse provenienti dalle finestre chiuse: nessuno popolava più quella strada che adesso aveva assunto sembianze malinconiche. Era il momento perfetto.
Mentre il gruppo si avvicinava al portone ove avevano identificato il nome di Liuberth Davis, Jeff si sentiva nuovamente svuotato di ogni emozione che lo avesse preso a pugni fino a poco prima. Si limitò a scrutare l'ambiente con attenzione per assicurarsi che nessuno avrebbe potuto vedere lui o gli altri, seguendo il gruppo con le mandibole serrate e la testa bassa.
Ben, il più spericolato ed egocentrico del gruppo, addocchiò immediatamente la finestra che avrebbero potuto utilizzare per avere accesso a quel condomino a due piani: adesso che l'oscurità gli rendeva possibile vedere più chiaramente oltre al vetro, riuscì a riconoscere una rampa di scale illuminata da un piccolo lucernario. Non si trattava della finestra di un appartamento, conduceva semplicemente all'androne della palazzina.
-Jason, pensi di riuscire a sollevarmi?- borbottò il biondo, indicando la finestra con insistenza. -Al resto ci penserò io-.
L'uomo aggrottò la fronte e tacque per un paio di secondi, ma poi assunse un'espressione di chiara disapprovazione. -Come pensi di rompere la finestra? Ti serve qualcosa per...-.
-Hei- lo interruppe la voce fredda di Jeff, che si stava velocemente avvicinando a Ben. Come se stesse del tutto ignorando il loro battibeccare, si posizionò davanti al ragazzino ed unì tra loro le mani distendendo poi entrambe le braccia verso il basso; in questo modo creò, con un gesto semplice, un appoggio che Ben avrebbe potuto usare per farsi sollevare da terra.
-Dai muoviti, ti alzo io-.
Il biondino fece una faccia strana, forse non si aspettava che il killer avrebbe collaborato così attivamente; fece un sorrisetto sotto i baffi ed appoggiò senza esitazione una scarpa sulla rampa che l'altro aveva improvvisato con l'ausilio del suo stesso corpo, per poi reggersi alle sue spalle e lasciarsi issare. Trovandosi poi ad una distanza ragionevole dalla finestra, allungandosi riuscì ad afferrarne il bordo e si sollevò ancor più in alto, mettendosi a sedere sulla piccola lastra di pietra.
Si trovava, più o meno, a due metri da terra.
-E ora?- commentò Jason, grattandosi la nuca.
Allargando uno spropositato sorriso Ben piegò lievemente la testa di lato. -La pianti di sottovalutarmi? Stai a vedere, coglione-. Dicendo questo, piegò il suo braccio destro premendo il palmo della mano contro al petto, ed utilizzò invece il gomito per sferrare un colpo secco al vetro della finestra.
Dalla facilità con il quale quest'ultimo si infranse, si poté dedurre non solo che si trattava di una lastra non particolarmente spessa, ma anche che il ragazzino doveva aver già fatto cose di questo tipo innumerevoli altre volte, avendo guadagnato così una certa esperienza.
Dopo aver sfilato via le scheggie che gli impedivano il passaggio, Ben infilò un braccio all'interno del foro appena creato e riuscì a svitare il chiavaccio che teneva bloccata la finestra. -Ecco, visto? Non ci voleva poi tanto-.
Jane annuì con un piccolo sorriso soddisfatto, e si avvicinò al portone nell'attesa di vederlo aprirsi dall'interno. Mentre Jeff, distante da lei solo pochi passi, stava nuovamente tenendo la testa china.
-Muoviamoci- commentò Jason, avanzando il primo passo all'interno della palazzina.
Non avevano idea di quale fosse il piano giusto, dunque per prima cosa osservarono il nominativo posto sul campanello della prima porta che capitò a tiro.
Ma non era quello giusto.
In una fila compatta al cui capo si posizionò Jason, iniziarono a salire la scale stando molto attenti a non generare alcun tipo di rumore che avrebbe potuto insospettire i residenti. Giunti al primo piano, con sollievo, l'uomo dai capelli rossi individuò in modo quasi immediato il portone di legno che li avrebbe condotti all'appartamento giusto.
Sul muro, infatti, vi era un piccolo campanello che pareva essere stato installato da poco, sul quale era riportato il nome di Liuberth Davis.
-È questa- sussurrò, volgendo il suo sguardo al resto del gruppo. Puntò entrambe le mani suoi fianchi e prese fiato. -Ecco cosa facciamo adesso. Voi vi nascondete tornando indietro di qualche gradino, mentre io suono il campanello-.
Ben sollevò le sopracciglia. -Tu? Con quella faccia?- ridacchiò sotto voce. -Sarà meglio che lasci fare a me-.
-No, dammi retta- ribattè l'uomo, dandogli una piccola spinta. -Lasciami fare, ti dico-.
Sbuffando rumorosamente il biondino raggiunse Jeff e Jane, e assieme a loro restò in attesa di vedere che cosa sarebbe accaduto nel momento in cui Jason avrebbe premuto il pulsante.
Tutti quanti in quel momento erano piuttosto agitati, soprattutto Jane che era probabilmente aveva più degli altri la testa sulle spalle.
Jeff si posizionò con una spalla permuta contro al muro, e lo sguardo fisso sulla porta. Non si sentiva ansioso o nervoso, era sicuro di avere le sue emozioni sotto controllo; almeno, fino a quando Jason non suonò il campanello. In quel momento una terribile sensazione di disagio lo assalì, e puntando gli occhi sulla porta si ritrovò a trattenere il fiato mentre il suo cuore aveva iniziato a battere più forte nel petto.
Non era sicuro di essere pronto.
Per niente.
Il suono squillante dell'apparecchio elettronico rimbalzò sulle pareti spoglie, e fu seguito quasi subito dal rumore di alcuni passi frettolosi sul pavimento.
Jane strinse forte la mano di Jeff tentando invano di trasmettergli un po' di coraggio, e lo sentì tremare; nonostante non potesse sapere davvero che cosa lui stesse provando in quei pochi momenti di attesa, riusciva ad immagianare quanto si sentisse impaziente e nervoso di scoprire se oltre a quella parete avrebbe davvero trovato suo fratello.
Se ciò che gli altri due avevano detto fosse stato vero, e le loro supposizioni so fossero rivelate corrette, ad aprire quella porta sarebbe stato Liu Woods. Quel fratello che per lunghi anni Jeff aveva creduto morto.
Entrambi trattennero il fiato nel momento in cui una mano dall'interno dell'appartamento premette con forza la maniglia, e la porta d'ingresso fu aperta. Ma a fare capolino non fu la persona che avrebbero sperato, bensì una donna anziana dall'aspetto molto curato.
-...Fammi indovinare, ti serve ancora il s...-. Stava borbottando qualcosa convinta che fosse stato il condomino del piano di sopra a suonare alla sua porta, ma si interruppe bruscamente quando si trovò davanti il profilo imponente di Jason.
La donnina, alta poco più di un metro e cinquanta, sembrava avere un'età compresa tra i settanta e gli ottanta: molto magra, con il volto scavato da innumerevoli rughe che testimoniavano il fatto che avesse lavorato duramente per tutta la vita, ed una chioma di capelli castani raccolti con una spilla color argento che rifletteva, luccicando, la luce artificiale del condominio.
Assunse un'espressione confusa guardando Jason, con il palmo ancora premuto sulla maniglia della porta.
-Mi scusi, lei chi è?- chiese, con evidente titubanza. Probabilmente si stava chiedendo che cosa ci facesse un completo sconosciuto nelle scale a quella tarda ora, e soprattutto in che modo fosse riuscito ad entrare.
E l'uomo, cercando di mantenere un atteggiamento naturale, fece un piccolo sorriso cordiale.
-Sto cercando Liu. È in casa?-.
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Into The Madness - 3
FanficTerzo libro della saga "Into The Madness". Nonostante le complicazioni dovute alla sua salute mentale, Jeff ritrova nella convivenza con Jane una sicurezza ed una tranquillità che per lunghi anni non aveva più sperimentato. Impara, per la seconda v...