Ben e Jason si scambiarono uno sguardo allibito, dopo aver udito quelle parole.
Dunque Liu conosceva Jane? O, almeno, a quel punto era ovvio che doveva quantomeno sapere chi lei fosse. E furono entrambi molto stupiti nello scoprire quel dettaglio, seppur lo stupore di Ben fosse durato ben poco: dopo una scarsa manciata di secondi, infatti, il biondino era tornaro a dondolare le gambe con fare annoiato.
-Sì... Sono io- mormorò Jane, assumendo un'espressione confusa; non sapeva come o perché lui conoscesse il suo nome, e parve spiazzata esattamente come gli altri.
Liu tacque; dapprima non seppe in che modo avrebbe dovuto reagire; restò semplicemente fermo a guardarla, con il fiato sospeso.
Era solo un ragazzino quando aveva incontrato Jane per l'ultima volta, prima che quella serie di eventi tragici causati da suo fratello avessero distrutto ogni singolo pezzo della vita serena di cui aveva goduto all'epoca. Ricordava bene la famiglia Arkensaw, seppur fossero passati molti anni: erano una famiglia semplice, una come tante, ma con una gran bella casa ed una singola figlia. Abitavano a pochi isolati dalla casa degli Woods, quella in cui Liu trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza; più volte gli era capitato di incontrare Jane e trascorrere un po' di tempo con lei, perché i loro rispettivi genitori avevano instaurato tra loro una sorta di amicizia.
Ecco, dove e quado l'aveva già incontrata.
E dopo aver preso coscienza di questo, Liu ricordò anche con enorme rammarico che Jane era stata una delle tante vittime di suo fratello.
-Io... Non ti avevo riconosciuta. È passato così tanto tempo- ammise, con un pizzico di vergogna. Dopotutto Jane era molto diversa dalla ragazzina timida che lui ricordava; adesso era praticamente una donna, e molti lati del suo carattere parevano essere mutati.
La mora allargò un piccolo sorriso, tuttavia carico di nervosismo. Avrebbe voluto chiedergli che cosa ricordava di preciso sul suo conto, perchè lei al contrario non riusciva a riportare alla memoria quasi nessuno dei loro incontri avvenuti da ragazzini; ma si vietò di avviare una conversazione che sabbe finita per sviare in cose futili. -Quindi... Possiamo parlare?-.
Il castano non rispose subito a quella domanda; volte lo sguardo a Jason e Ben, che a loro volta lo osservavano in silenzio. Non gli piaceva affatto l'idea di distogliere la sua attenzione da quei due, ma allo stesso tempo desiderava davvero parlare con Jane. Trovava estremamente rassicurante ogni cosa che appartenesse al suo passato prima della disgrazia che travolse la sua famiglia, e l'idea di poter parlare con una sua vecchia conoscenza non faceva di certo eccezione.
Tuttavia, proprio non riusciva a fidarsi di quei due, e perderli di vista non sarebbe stato tollerabile.
Jane sembrò capire quasi subito ciò che Liu stava pensando mentre si guardava intorno, e provò a tranquillizzarlo.
-Non preoccuparti di loro, davvero. Sono più innocui di quanto sembrano- ironizzò, ignorando l'occhiataccia che Jason le dedicò subito dopo aver udito quella sua affermazione.
Senza fermarsi troppo a pensare, alla fine Liu si lasciò trascinare dall'atteggiamento amichevole di Jane, acconsentendo alla sua richiesta di poter parlare in privato. Le fece cenno di seguirlo con un lieve cenno del capo, incamminandosi verso la porta d'uscita del suo appartamento.
E lei, grata al ragazzo per averle dato quella fiducia, si limitò a seguirlo lanciando una rapida occhiata al salotto per assicurarsi che Jeff fosse ancora li.
Il killer era disteso sul divano, con una mano premuta sulla manica della felpa che lei aveva avvolto attorno alla ferita; neanche si accorse del loro passaggio, sembrava in preda a fitte di dolore che a stento riusciva a sopportare.
La mora digrignò i denti e seguì Liu fin oltre la porta, poi giù dalle scale del palazzo fino ad uscire all'aria aperta; il castano, subito dopo aver varcato il portone principale, si diede un'occhiata intorno per poi mettersi a sedere sulla panchina più vicina.
Erano le dieci di sera, ed a quell'ora la piazza era totalmente vuota.
Un malinconico cielo stellato si espandeva in lungo ed in largo sopra alle loro teste, con il suo colore tenebroso costellato da tante piccole luci che parevano quasi poter oscillare; l'aria era gelida, ma nessuno dei due diede alcuna importanza ai brividi freddi che essa causava a contatto con la pelle.
Jane raggiunse Liu e si mise a sedere al suo fianco, con movimenti lenti e calcolati; era ancora preoccupata delle sue possibili reazioni ostili, nonostante il ragazzo avesse ormai riposto la pistola in tasca ed allontanato le mani da essa.
-Sinceramente... Non pensavo che ti avrei mai rivista- ammise lui, reggendosi la testa con le mani. -A malapena mi ricordavo della tua esistenza, ma adesso... Beh, sto ricordando tutto quanto. Tu abitavi vicino a noi-.
La mora annuì brevemente, stringendo le spalle. Se avesse potuto essere sincera in quel momento, avrebbe potuto dire senza troppi scrupoli che in realtà lei non aveva quasi nessuna memoria dei loro incontri avvenuti chissà quanti anni prima: l'unico vero ricordo vivido che aveva, era il loro incontro avvenuto all'interno della mente di Jeff, durante una delle sue immersioni avvenute grazie al macchinario del dottor Arden.
Grazie a questo non aveva avuto alcun dubbio che si trattasse proprio del fratello di Jeff, quando l'aveva incontrato di persona; ed a scansare ogni sorta di dubbio, erano state quelle invadenti cicatrici che lui portava sul volto e che rendevano impossibile non riconoscerlo.
-Liu... Sarò onesta- incalzò, parlando quasi sottovoce. -A me non importa niente di tutto questo-.
Il ragazzo aggrottò la fronte, e le rivolse uno sguardo interrogativo. -Parli di Judge Angel?-.
Lei si limitò ad annuire.
-E allora perché sei qui?- chiese ancora lui, tornando a perdersi con lo sguardo nel vuoto.
Jane emise un pesante sospiro, cercando le parole giuste. -È per Jeff- ammise, senza girarci intorno.
Notò immediatamente l'irrigidirsi del suo interlocutore a seguito di quella risposta, perciò non perse tempo e cercò il coraggio di dirgli ciò che doveva. -Liu, ascoltami- esordì, intrecciando le mani tra loro ed assumendo un'espressione seria. -Io non so che cosa sia successo tra te e tuo fratello, anche se posso immaginarlo... Però voglio che tu sappia che Jeff è molto cambiato, e...-.
-Ti prego, smettila- la interruppe lui, a pugni stretti.
-Dico davvero- insistette la mora. -E io sono venuta qui perché voglio assicurarmi che questa cosa non lo faccia soffrire più del dovuto-.
Una piccola risata amara fuoriuscì dalla bocca del castano. -Tu... Non sai neanche di che parli-.
Lei strinse le labbra, e tentò ancora di prendere il controllo della situazione. Nel farlo, quasi involontariamente, finì per aprire il suo cuore e parlare in modo pienamente sincero. -L'ho odiato anch'io, Liu. L'ho odiato tantissimo- disse, senza usare mezzi termini. -Ma poi sono risuciva a vedere oltre, ed ho capito che Jeff non è un mostro-.
Un silenzio assordante calò in quella piazzetta buia, mentre Liu scrutava l'oscurità con spietata disattenzione. Scosse la testa, e sospirò con la fronte aggrottata. -Non riesco proprio a crederci... Devi essere impazzita- esordì. -Onestamente credevo che tu... Volessi parlarmi per chiedermi aiuto, credevo fossi un ostaggio o qualcosa del genere-.
La ragazza fece una piccola risata nervosa. -Oh, no. No, assolutamente no- ripeté. -Io e Jeff siamo... Insomma..-.
Prima che lei potesse terminare la frase, però, Liu balzò in piedi e le rivolse uno sguardo profondamente confuso e carico di rancore. Annaspava, come stesse facendo fatica a trattenersi, e spostava continuamente lo sguardo. -Che cosa ti ha fatto, uh?- le disse, alzando involontariamente il tono della voce. -In che modo è riuscito a plagiarti fino a questo punto?-.
La ragazza rimase spiazzata da quella reazione, tanto da restare senza parole. Non capiva per quale motivo Liu fosse diventato improvvisamente così ostile nei suoi confronti, ed ora iniziava a sentirsi potenzialmente in pericolo trovandosi da sola con lui.
Provò ancora a parlare, anche se con grande fatica. -Nessuno mi ha plagiata. Jeff è...-.
-Devo ricordarti quello che ti ha fatto?- esclamò ancora il giovane poliziotto, finendo nuovamente per interromperla. -Oppure quello che ha fatto a me?- aggiunse, sbattendo le mani sul petto.
Iniziò a camminare avanti e indietro come tentasse di sopprimere il suo stesso nervosismo, respirando con affanno. Il suo volto adesso era carico di rabbia e disprezzo, ed il suo petto si aspandeva e ritraeva velocemente. -Non riesco proprio a capire. Mi ricordo tutto quanto, sai?- grugnì. -Stiamo parlando della persona che ha ucciso i tuoi genitori ed ha tentato di darti fuoco, oppure mi sto sbagliando, Jane?-.
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Into The Madness - 3
FanfictionTerzo libro della saga "Into The Madness". Nonostante le complicazioni dovute alla sua salute mentale, Jeff ritrova nella convivenza con Jane una sicurezza ed una tranquillità che per lunghi anni non aveva più sperimentato. Impara, per la seconda v...