℘ąཞɬɛ 40 - Pietra

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Jane calò lo sguardo a terra, dove stava giocherellando con una scarpa sulla terra asciutta e polverosa. Aveva sempre saputo che di certo Jeff non aveva avuto un'infanzia facile, e conoscere quei pochi dettagli non le dava comunque una visione sufficientemente completa della situazione: ma adesso aveva capito con molta più chiarezza il perché lei avesse incontrato proprio sua madre, negli incubi della sua mente.
-Beh.. - mormorò, evitando volontariamente di incrociare lo sguardo con Liu. -Probabilmente ora come ora sono io quella che più di chiunque altro conosce Jeff, e non posso di certo costringerti a vedere le cose in modo diverso. Ma se me lo permetti, vorrei dirti una cosa che ho capito di lui-.
Il castano non disse una parola, ma era chiaro che stesse aspettando di sentire il resto del discorso.
-La sua... Personalità è come scissa in due parti ben distinte, ed a seconda della situazione può cambiare dall'una all'altra in pochi secondi. Questo lo rende a volte pericoloso anche per me, ma vedi... È una cosa che può davvero migliorare-. Intrecciò le gambe, e posò il mento sopra alle ginocchia piegate. -Quando l'ho incontrato, ormai diversi mesi fa, la parte più malata di lui era quella che padroneggia abitualmente; ma credo che vi fosse un muro, e che io lo abbia in qualche modo scalfito, perché l'ho visto cambiare fino a che non ha iniziato ad essere la parte buona di lui, a comandare. Ormai i momenti in cui perde la testa e può diventare pericoloso sono nettamente diminuiti, rispetto ad allora-.
Il poliziotto la guardò con la fronte aggrottata, ed un paio di occhi stanchi. -Non capisco dove vuoi andare a parare- borbottò.
Lei fece un piccolo sorriso. -Dovresti iniziare a considerare il fatto che quel killer spietato non è esattamente la stessa persona che vedi adesso, ma solo la sua metà malvagia. E sono sicura che può essere soppressa del tutto, quella metà- rispose, con gli occhi lucidi. -Io conosco davvero Jeff per quello che è, e posso assicurarti che non ho mai incontrato una persona così sensibile. Non è cattivo, Liu, tuo fratello non è una persona cattiva-.
-Perchè non vai a dirlo ai familiari di tutte le vittime che ha fatto? O anche a qualsiasi altra persona che conosca la sua fama, tutti ti darebbero della pazza- ribatté l'altro con estrema amarezza. -Ed anche tu Jane, non capisco come tu possa aver dimenticato quello che ha fatto alla tua famiglia-.
Lei scoppiò in una risata silenziosa, volgendo lo sguardo alle lingue di fuoco che danzavano vicino al suo volto. -Non l'ho dimenticato, non potrei mai-. Per una interminabile manciata di secondi rimase in silenzio, poi con una manica si asciugò le lacrime e si sforzò di sorridere ancora, questa volta in modo più deciso.
-Ma è inutile che io te lo dica, non è una cosa facile da spigare. Senti, Liu, può farmi un favore immenso? -.
Il castano annuì, stringendo le mandibole. Forse a quel punto desiderava soltanto porre fine a quella conversazione che lo stava facendo sentire vulnerabile.
-Esci fuori e vedi dov'è andato. Poi, sforzati di provare a parlare con lui- gli disse la ragazza, amichevolmente. -Ritroverai in lui la stessa persona che credevi di aver perso, te lo posso giurare-.
Prendere quella decisione, fu una delle cose più difficili che Liu avesse mai fatto in tutta la sua vita: non riusciva proprio ad immaginare come sarebbe potuto riuscire ad avere una conversazione con Jeff, senza avere l'impulso di staccargli la testa. Eppure, le parole di Jane lo avevano nuovamente scosso in modo profondo, e per la prima volta dentro di sé aveva iniziato a valutare l'idea di provarci.
Dopotutto, che aveva da perdere?
Quella sarebbe potuta essere una buona occasione per mettersi il cuore in pace una volta per tutte, e non importava come sarebbero andate le cose: lo avrebbe fatto arrestare da lì a poco, in ogni caso.
Dando ascolto con poca convinzione alle parole di Jane, il giovane poliziotto si alzò in piedi e raggiunse l'uscita senza voltarsi indietro; rinchiuse la vecchia porta di legno per impedire al poco calore accumulato di disperdersi, l'aria esterna era nettamente più fredda. Ormai il buio aveva inghiottito l'intera foresta, ma grazie ad una timidissima luce proiettata dalla luna gli fu possibile orientarsi e cercare con lo sguardo la figura di quel mostro che tanti anni prima era stato suo fratello; e poco dopo, ecco che ne scovò il profilo ricurvo su una grossa pila di pietre, forse i resti di un'antica costruzione andata ormai in rovina.
Fece una lunga serie di profondi respiri mentre si avvicinava a passo lento, e più volte con la mano destra sfiorò la pistola che custodiva in tasca come volesse assicurarsi di poterla afferrare alla svelta, qualora ne avesse avuto bisogno. Ed era anche abbastanza sicuro che si, gli sarebbe servita.
Sì avvicinò al fratello raggiungendo dalle spalle, e seppur lui avesse certamente udito il rumore generato dai suoi passi non mosse un muscolo, e non si voltò indietro per controllare di chi si trattasse. Possibile che avesse riconosciuto il suo modo di camminare, e già sapesse che si trattava proprio di lui?
Con movimenti estremamente calcolati Liu si arrampicò sulla pila di pietre fino a raggiungerlo, e si mise a sedere al suo fianco pur mantenendo una certa distanza; aveva il cuore in gola, le mani e la fronte già intrise di sudore.
Allungando lo sguardo nel nero della notte che aleggiava tra i tronchi massicci degli alberi, il castano si rese conto in ritardo che non sapeva proprio che cosa avrebbe dovuto dire. Per un attimo pensò che avrebbe soltanto voluto tornare dentro, o ancora meglio non essere mai uscito, ma la voce roca di Jeff interruppe il flusso dei suoi pensieri.
-... Liu-.
Sentí il sangue ghiacciarsi nelle vene. Voltò la testa in direzione del fratello e lo trovò con lo sguardo fisso verso il basso, la schiena ricurva e la folta capigliatura nera come la pece che ricadeva sulle sue guance e sulle sue spalle comprendo quasi interamente la visuale del suo volto. Stava ancora indossando quella misera canotta bianca, e la tiepidissima luce della luna illuminava in modo lieve i lineamenti del suo corpo, delle ginocchia premure tra loro, e delle braccia spoglie. Proprio su queste ultime si soffermò lo sguardo di Liu, che percorse velocemente tutti i segni trasversali delle cicatrici: ne era pieno, sui polsi, sugli avambracci, persino sulle spalle. Una fitta ragnatela di tagli di diverse lunghezze e dimensioni che talvolta si sovrapponevano tra loro, così tante che gli fu impossibile immaginarne il numero esatto.
Istintivamente pensò nel corso di quanti mesi o anni si fosse ridotto le braccia in quel pietoso stato, e gli venne quasi automatico immaginarlo con un coltello in mano, ad incidere la sua stessa pelle.
Ebbe un brivido, che non riuscì ad ignorare.
-Sono qui solo per Jane- sibilò, tentando di ricomporsi.
Ed il moro, che tremava di freddo ed era soffocato dalla paura di dire o fare qualcosa di sbagliato, si voltò lentamente in sua direzione. -Jane? - ripeté.
Liu sbuffò, scaricando un po' di tensione. -Sembra che lei sia preoccupata per te. Lo trovo alquanto grottesco- esordí, iniziando a giocherellare con le dita delle mani.
-Si, anch'io-.
Quella risposta lo spiazzò. Liu riprese a guardare nel vuoto, perché si accorse che parte della sua corazza si stava sciogliendo e questo non gli piaceva per niente: aveva smesso ormai da anni di provare pietà per quel mostro, non voleva cascarci ancora, si disse.
-Trovo che Jane sia una ragazza davvero speciale, mi spiace molto per lei. Per questo ho voluto accontentarla e venire a parlati, ma non farti strane idee: non ho affatto intenzione di cambiare parere o stronzate del genere-.
Il moro tacque, e forse soltanto in quel momento si era ricordato di avere le braccia scoperte; con un movimento rapido tentò di coprire le cicatrici con le mani, per poi avvolgere le braccia attorno al petto. Pensò a molte cose che in quel momento avrebbe voluto dire a Liu, ma nessuna di queste sembrava davvero adatta a quella situazione.
-Vedi Jeff, c'è stato un lungo periodo in passato durante il quale ho provato un forte senso di colpa nei tuoi confronti- riprese a dire il castano. -Credevo di avere una responsabilità per tutto ciò che avevi fatto, mi sentivo come se tutta quella gente avesse perso la vita anche a causa mia perché avrei dovuto cercarti e fermarti. Mi sentivo responsabile delle tue azioni solo perché siamo cresciuti insieme, ma poi ho capito che non stavano così le cose, ed ho iniziato a stare meglio-. Ispirò aria gelida dalle narici, sfiorando ancora una volta la pistola. -Ma nonostante questo hai continuato ad avvelenare la mia vita, seppur non ti abbia più visto e mi sia rifiutato di avere notizie su di te. È anche per questo che ti odio: mi hai rovinato l'esistenza, pur essendo distante-.
Ancora una volta l'altro restò in silenzio, limitandosi ad ascoltare nonostante dentro di se si stesse sentendo morire; le sue mani tremavano, e questa volta non a causa del freddo.
-Perciò, nonostante a volte io mi senta ancora un po' in colpa, l'unica cosa che penso di volere davvero è vederti morto- concluse il castano, con una smorfia di rabbia dipinta sul volto. -Oh, di sicuro non era questo che Jane avrebbe voluto ti dicessi- commentò infine.
Il silenzio si allargò sovrano coprendo quelle poche decine di centimetri che separavano i due fratelli, e Jeff sentì quell'assordante suono vuoto assalirlo alla gola; non vi erano parole che avrebbe potuto o dovuto pronunciare adesso, perché era pienamente consapevole del fatto che l'altro avesse ragione.
Fissò l'oscurità per una ventina di secondi con le labbra socchiuse, finché un impulso irrefrenabile lo indusse a scattare; il suo movimento fu rapido, ma ben calcolato. Scattò verso Liu e poggiò una mano sul suo petto spingendosi indietro, mentre con l'altra afferrava saldamente la pistola e la strappava via dalla tasca dei suoi pantaloni.
Il poliziotto non ebbe il tempo di reagire, e quando capí che cosa era appena accuto il killer era già in piedi, con'arma da fuoco stretta nel palmo di entrambe le mani.
-Fermo, che fai!- gridò, balzando in piedi a sua volta. E nel farlo per poco non cadde a terra, avendo poggiato il piede sinistro su una pietra instabile. D'istinto alzò entrambe le mani al cielo, seppur Jeff non gli stesse ancora puntando l'arma contro. Si sentì spacciato, capí che da lì a poco sarebbe stato ucciso e si sentì dannatamente stupido per non aver reagito in tempo.
-Fermo, calmati- gli disse, terrorizzato. Con le braccia sollevate ed il volto carico di puro terrore, non potè far altro che sperare di riuscire a farla franca convincendo quel mostro a non sparargli. -Calmo, posa quell' arma e parliamo in modo civile- balbettò.
Ma con suo estremo stupore, vide il fratello minore allargare un piccolo sorriso carico di malinconia, mentre lentamente sollevava la pistola: caricò il colpo in canna, e poggiò delicatamente l'indice sul grilletto.
Ma il moro non puntò il mirino in direzione di Liu, bensì appoggiò la canna con delicatezza sulla sua stessa tempia.

Into The Madness - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora