℘ąཞɬɛ 17 - Finestra

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Fu strano per Jeff trovarsi all'esterno delle mura di quella casa che, negli ultimi mesi, era stata tutto il suo mondo. Finalmente ebbe di nuovo occasione di calpestare l'asfalto con le suole delle scarpe, osservare la città da differenti angolazioni, percepire gli odori ed i rumori che rendevano vivo il centro abitato.
Ma nonostante questo, considerate le circostanze, non riuscì affatto a godere di quel momento; si limitò a camminare a testa bassa, interagendo il minimo indispensabile con tutto ciò che aveva attorno. Desiderava solo arrivare alla meta in fretta, e finalmente fornire una risposta concreta a tutte le domande che affollavano la sua mente.
-Dovrebbe essere più o meno questo, il posto- mormorò Ben, camminando avanti e indietro con il telefono in mano e lo sguardo fisso sullo schermo. -Una di queste case-.
Le coordinate avevano condotto il gruppo in una sorta di piccola piazza, decorata da una vecchia fontana di ferro arrugginito e circondata a tre lati da una serie di palazzi di recente costruzione. Questi ultimi si innalzavano su due o tre piani, privi di terrazze, ma con una notevole qualità di finestre che si affacciavano sulla piazzetta sottostante.
Una serie di alberi di limone affiancavano il marciapiede, qualche panchina di legno era invece posizionata contro alle mura verniciate di giallo; non vi incontrarono molte persone nonostante fosse una tiepida giornata di sole, soltanto una donna seduta sul bordo di un muretto, ed un gruppo di bambini che giocavano a campana.
Piccoli mucchi di agrumi troppo maturi erano caduti giù dai rami, finendo per decomporsi sul pavimento di pietra. Qualche ciuffo d'erba cresceva facendosi spazio nelle crepe del cemento.
-Diamo un'occhiata ai citofoni?- propose Jason, alzando lo sguardo sulle facciate dei piccoli palazzi, che ad occhio e croce dovevano essere in grado di ospitare due o tre appartamenti l'uno. Purtroppo non erano in possesso di un indirizzo preciso, sapevano solo di trovarsi più o meno nel posto giusto.
Ben alzò le mani scuotendo la testa. -Dubito che abbia senso, ma accomodati!- esordì, irritato.
-È probabile che abbia cambiato nome...- mormorò Jane, abbassando lo sguardo.
Il biondino annuì energicamente. -Appunto! È questo che volevo dire-.
Ma mentre gli altri stavano parlando tra loro, Jeff si era già allontanato dal gruppo sfuggendo ai loro sguardi. Con il cappuccio calato sulla testa, le mani affondate nelle tasche ed una sottile sciarpa avvolta attorno al collo a coprire anche una parte delle guance, si incamminò lungo le mura dei palazzi che circondavano la piazza.
Sapeva che se si fosse esposto troppo avrebbe seriamente rischiato di far saltare la sua copertura, ma sperava che conciato in quel modo nessuno dei passanti sarebbe riuscito a riconoscerlo; si fermò davanti alla prima porta, facendo scorrere frettolosamente lo sguardo sulle targhette riportate sul citofono. Nessuna di queste riportava il nome di Liuberth Woods, dunque proseguì la ricerca verso la porta del condominio successivo; e Jane, con una piccola corsa, lo raggiunse.
-Niente?- borbottò. -Ti aiuto a cercare...-.
In realtà ciò che la ragazza voleva fare era semplicemente stargli vicino, perché era molto preoccupata per lui. E non sapeva se avrebbe avuto senso sperare di riuscire a trovare suo fratello vivo, o che si fosse trattato soltanto di una crudele menzogna inventata dagli altri due; per quanto Jeff potesse essere felice di sapere che Liu stava bene, non era affatto sicura che tutto questo avrebbe giovato alla sua salute.
Forse, pensava tra se e se, sarebbe stato molto meno doloroso per lui non venire mai a conoscenza di quella faccenda. Forse avrebbe ricevuto una brutta delusione rendendosi conto che si era trattato di una falsa speranza, o forse avrebbero davvero ritracciato suo fratello, ma non ci sarebbe comunque stato alcun lieto fine.
-Controlla quello laggiù- le disse Jeff, indicando uno dei portoni con un rapido cenno della mano destra. E nel frattempo, lui avanzò ancora di una decina di metri raggiungendo la palazzina successiva. Quest'ultima, di aspetto estremamente curato, si affacciava sul lato sud-est della piazza e vantava di un ingresso molto grande contornato da una cornice di pietra, sintomo che si trattasse di un palazzo storico che era stato completamente ristrutturato negli anni.
Assottigliando lo sguardo osservò i nominativi sulle targhette, e nel farlo ebbe un lieve sussulto quando incrociò con gli occhi un nome in particolare:

"Liuberth Davis".

Trattenne il fiato, con entrambi i pugni stretti. Si disse, pensando tra se e se, che poteva trattarsi solo di un omonimo: quello di Liu non era un nome particolarmente comune, ma era comunque plausibile che si trattasse di un completo sconosciuto, che semplicemente portava quello stesso nome.
E poi, continuò a pensare, quel cognome gli era del tutto sconosciuto.
-Jeff, hai trovato qualcosa?-.
Il killer distolse lo sguardo e scosse la testa cercando di recuperare la lucidità perduta, nel momento in cui si rese conto che Jane l'aveva nuovamente raggiunto. Ben e Jason, invece, stavano parlando tra loro dopo essersi accomodanti, in lontananza, su una panchina; dovevano assumere comportamenti pacati e normali, affinché nessuno trovasse strana la loro presenza in quella piccola piazza che di solito veniva frequentata solo dai residenti di zona.
-...Guarda- mormorò Jeff, indicando alla ragazza la targhetta.
Lei assottigliò lo sguardo mentre vi faceva scorrere il polpastrello sopra, per poi assumere un'espressione preoccupata. -Non lo so... Potrebbe essere solo un caso- mormorò, afferrando con tenerezza la mano di Jeff. -Il cognome non è lo stesso...-.
Il killer emise un lento sospiro, abbassando lo sguardo e lasciando che qualche ciuffo dei suoi lunghi capelli neri gli ricadesse sulle spalle. -Forse l'ha cambiato- borbottò, a stento. In quel momento faceva molta fatica a parlare, ed ancor più a ragionare; la costante pressione esercitata dalla fame di verità lo stava opprimendo, schiacciando come un sassolino sotto alla scarpa. -Forse ha voluto cambiare cognome per non... Avere problemi-.
La sua voce già tremava.
Jane annuì, e strinse più forte la sua mano. -Qualunque cosa tu voglia fare, hai il mio appoggio- gli disse. -Ma voglio essere sicura che tu non...-.
Si interruppe, realizzando di non essere in grado di terminare la frase.
Il killer le lanciò uno sguardo interrogativo, ma carico di stanchezza. Non le chiese che cosa volesse dire, ma attese semplicemente che fosse lei a trovare la forza di parlare ancora.
-Non voglio che tu soffra troppo, nel caso in cui tutta questa cosa si riveli una farsa- disse la ragazza, tutto d'un fiato. E si pentì subito dopo averlo fatto, nel vedere come si accentuò il vuoto negli occhi del moro; non avrebbe voluto scoraggiarlo in quel modo, ma non poteva ignorare il fatto che se la verità fosse stata diversa da quella che lui stava immagiando, avrebbe ricevuto una delusione grave e potenzialmente distruttiva.
Jane avvolse le dita della mano tra quelle della sua, e schiudendo le labbra stava per dire qualcos'altro ma fu interrotta dal sopraggiungere di Ben.
-Allora, avete trovato qualcosa o no?- esclamò, irritato. -Sono venti minuti che aspetto!-.
Jeff annuì con un lento movimento della testa, e gli indicò il citofono senza dire una parola.
Fu invece Jane a spiegare, senza mai mollare la presa sulla mano del moro. -Li c'è una corrispondenza, ma solo per quanto riguarda il nome-.
Il biondino osservò brevemente la targhetta e nel frattempo fece cenno a Jason, che attendeva ad una decina di metri, di raggiungerli.
-Ci sono due possibilità. O questo tizio è il nostro uomo, oppure non lo è...In ogni caso, rompiamo la finestra-.
Jason a quel puntò afferrò Ben per il cappuccio. -No no no, che cazzo dici?- esclamò, allucinato. -Non sappiamo neanche quale sia il piano giusto!-.
-E poi c'è troppa gente in giro- commentò Jane.
Il biondino si agitò fino a che non fu riuscito a liberarsi dalla presa di Jason, per poi ricomporsi. -E va bene, ma rilassatevi!- ghignò, piegando il viso in una smorfia mentre, con le braccia intrecciate sul petto e lo sguardo stizzito, si allontanava di qualche passo dal resto del gruppo. -Che cavolo, siete insopportabili! Aspettiamo che si faccia buio allora, contenti?-.

Into The Madness - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora