Circondata da cianfrusaglie che ricoprivano quasi interamente la supeficie del piccolo garage, la scrivania era stata riposta nelle vicinanze dell'ingresso; era dotata di un piccolo ripiano laterale nel quale, con una precisione maniacale, erano conservate delle pile di fogli alcune delle quali racchiuse in cartelle di cartone.
Liuberth aveva accumulato in quelle carte tutte le informazioni che era riuscito ad ottenere riguardo al caso di Judge Angel, nonché ogni singolo indizio che sarebbe potuto in qualche modo esservi collegato: era stato sospeso dal servizio circa un mese prima, ma non un singolo giorno era trascorso senza che il giovane poliziotto si fosse dato da fare. E se non fosse stato per l'aiuto di Catrina, che con premura ed affetto era puntualmente scesa a chiamarlo all'ora dei pasti, probabilmente sarebbe finito per restare digiuno per diversi giorni.
Liu aveva preso molto sul serio il caso di quella pazzoide che si dichiarava una sorta di paladina della giustizia, al punto da rinunciare completamente al periodo di riposo che gli era stato concesso e dedicare quasi tutto il suo tempo alla ricerca di informazioni utili che poi, certamente, avrebbe condiviso con il resto dei suoi colleghi.
-Wow, è un sacco di roba- commentò Ben, afferrando e sollevando un plico di fogli. Ma fu fermato dal castano in modo quasi immediato, e costretto a rimetterli esattamente dove li aveva appena presi.
-Non voglio essere scortese, ma ti prego di non toccare i miei documenti- ghingò, visibilmente irritato. -Se li mescoli, poi faccio fatica a rimetterli in sequenza-.
Il biondino sollevò le mani ridacchiando, con un fastidioso ghigno in viso. -Scusa, non sia mai...- borbottò.
Mettendosi poi a sedere dietro alla scrivania, con lo sguardo attento e curioso di Jason puntato addosso, Liu iniziò ad aprire i fascicoli riponendo con ordine sul ripiano della scrivania i documenti che riteneva essere più importanti. Difficile dire quante ore di lavoro non retribuito avesse speso per occuparsi di quella raccolta di informazioni, ma a giudicare dalla quantità di materiale che adesso stava sfoggiando con orgoglio doveva aver passato diversi giorni chino su quella scrivania in totale solitudine.
-Sembri fare sul serio...- commentò l'uomo dai capelli rossi, intrecciando le braccia tatuate sul petto. -Quindi, cosa sappiamo su questa donna?-.
Il poliziotto estrasse un foglio dal plico e glielo mostrò, dopo averlo brevemente sventolato a mezz'aria.
-Questo è più o meno il suo identikit- esordì. -Ma non sono molto bravo a disegnare, quindi...-.
Jason afferrò il foglio e lo scrutò con attenzione. Era il ritratto stilizzato di una giovane donna, di statura media e dal fisico asciutto; i capelli, di un biondo molto chiaro, avevano un taglio corto tipicamente maschile.
Purtroppo Jason non era in grado di confermare alcun dettaglio di quell'identikit, perché il giorno in cui Judge Angel aveva tentato di aggredirlo non era riuscito a vedere il suo viso; ma la statura e la corporatura corrispondevano a quel poco che riusciva a ricordare.
-Molti di questi appunti sono mie deduzioni, ipotesi che ho fatto seguendo diverse piste- spiegò Liu, intento a sfogliare altre scartoffie. -Ma ci sono anche delle informazioni certe, alcune delle quali sono riuscito a spillare dai miei colleghi che stanno lavorando sul caso-.
-Tipo?- domandò Ben, che nel frattempo si era messo a sedere su un grosso scatolone riempito di chissà che cosa.
Liu sospirò. -La sua età si aggira tra i ventisette ed i trent'anni. I suoi crimini ad oggi conosciuti si estendono su un territorio molto vasto, dunque si pone degli obbiettivi specifici e viaggia per poterli raggiungere, ma non lo fa mai con mezzi pubblici; comunque sappiamo che in questo momento si trova in questa città o nelle immediate vicinanze, dal momento che ci sono stati degli avvisatamenti-.
-E che diavolo vuole, questa pazza?- esordì Jason, assumendo un'espressione di disgusto. -Pensa davvero di riuscire ad ammazzare tutti i criminali del mondo prima di essere uccisa a sua volta?-.
-Ha iniziato ad agire dopo l'entrata in vigore delle leggi a tutela degli ergastolani e dei carcerati in generale- rispose Liu, intrecciando le dita con le mani poggiate sulla scrivania. -Sappiamo per certo che ritiene ingiuste le nuove disposizioni del governo, e pretende di fare giustizia a modo suo... Beh, non è da escludere che possa far parte di un movimento di opposizione, ne sono nati molti di recente... Anche se a quanto mi risulta agisce pressoché in solitudine-.
Ben estrasse l'accendino dalla tasca e prelevò una cartina, iniziando a riempirla di tabacco e chissà cos'altro. -Una ragazza che riesce ad uccidere completamente da sola individui pericolosi, che tra l'altro sono oggetto di sorveglianza da parte degli sbirri?- commentò. -Mi sembra un po' forzato-.
-Non lo è- rispose prontamente Liu. -Questa Judge Angel non è una donna comune, sembra molto preparata, abile nel combattimento e ben armata, seppur non risulta che abbia mai usato armi da fuoco per uccidere i suoi bersagli-. Continuando a sfogliare la pila di documenti, questa volta il giovane poliziotto estrasse una cartella blu e la aprì; all'interno, alcune delle foto scattate sulle scene del crimine.
-Utilizza un'arma da taglio, sempre la stessa- spiegò. -E dal rapporto dei miei colleghi che hanno ispezionato i cadaveri sembra si tratti di qualcosa di grande, come una spada-.
Jason sollevò le sopracciglia. -Una spada?-.......
Appoggiato con entrambi i gomiti al bordo della terrazza, Jeff poté allungare lo sguardo sul paesaggio malinconico di quella cittadina che, a quella tarda ora della notte, sembrava aver cambiato totalmente il suo aspetto.
Poteva scrutare dall'alto i tetti di alcune abitazioni, e le mura grigiastre di alcune palazzine dall'aspetto antico. Certamente a quell'ora tutti stavano dormendo: l'unica luce accesa oltre alle finestre chiuse proveniva proprio dell'appartamento di Liu.
E il moro desiderava tornare dentro, più di ogni altra cosa in quel momento avrebbe voluto ritornare in casa e provare ancora a parlare con suo fratello, ma non ne aveva più il coraggio.
Sospirò pesantemente.
Aveva provato a comunicare con lui, ed era finito per mettere la sua vita in pericolo; non avrebbe potuto lasciare che ciò accadesse ancora.
Lo sguardo di Jeff era immobile sul paesaggio notturno, del tutto impassibile come quello di un manichino, eppure dentro di lui stava bruciando. Stava male, ed avrebbe tanto voluto poter spegnere la sua mente in quel preciso momento perché il dolore che stava provando era diventato insopportabile.
Aveva fallito, ancora una volta.
La bestia dentro di lui si stava nutrendo del suo senso di colpa, alimentandosene; il moro abbassò lentamente la testa, spostando lo sguardo dall'orizzonte oscuro al vuoto sotto ai suoi piedi, in quello spazio d'aria fredda che lo separava dell'asfalto della strada sottostante.
Quindici, venti metri di salto.
Forse per una frazione di secondo pensò di buttarsi, ma ancor prima di avere il tempo necessario ad elaborare quel pensiero la sua attenzione fu catturata dal calore della mano di Jane, che si posò sulla sua.
Come sempre, senza il bisogno di chiederle niente, lei aveva saputo che cosa fare. E Jeff, a seguito di quel contatto, chiuse gli occhi e distese i nervi come un bambino rassicurato dall'abbraccio della madre.
Poco dopo, un rumore di passi raggiunse le loro orecchie; gli altri tre, a passo svelto, erano tornati di sopra.
STAI LEGGENDO
Into The Madness - 3
FanfictionTerzo libro della saga "Into The Madness". Nonostante le complicazioni dovute alla sua salute mentale, Jeff ritrova nella convivenza con Jane una sicurezza ed una tranquillità che per lunghi anni non aveva più sperimentato. Impara, per la seconda v...