Jason se ne stava seduto a terra con i palmi delle mani congiunti e lo sguardo perso nel vuoto, dondolandosi avanti e indietro in modo appena percettibile. Aveva digerito molto male ciò che aveva appena visto, seppur stesse cercando di mostrarsi quanto più possibile indifferente forse per timore di apparire ridicolo agli occhi degli altri. Non che avesse legato in modo così profondo con quel ragazzino impertinente, ma il continuo trovarsi in disaccordo con lui aveva in qualche modo creato una segreta intesa, ed un desiderio di protezione da parte di Jason perché tutto sommato quel piccoletto sarebbe anche potuto essere suo figlio.
Anche Jane sembrava molto scossa, ma al contrario dell'uomo non tentava in alcun modo di nascondere i suoi reali sentimenti: era china in ginocchio accanto al corpo senza vita del povero Ben, e con gli occhi lucidi ne osservava i lineamenti restando in totale silenzio. I tratti morbidi del viso, le labbra sottili ed naso dalla punta rotonda.
Non era giusto che lui avesse pagato quel caro prezzo a nome di tutti quanti, ed a giudicare dal suo stato era sicura che la sua morte fosse stata davvero molto violenta: gli squarci profondi sul suo petto e sulla pancia erano di grandi dimensioni, ed erano stati inferti con una tremenda spietatezza; l'atto di spogliarlo completamente, poi, sembrava un tentativo dell'assassina di privarlo totalmente della sua dignità.
Un ulteriore sfregio.
Chiuse gli occhi ed ispirò l'aria fredda di quel tardo pomeriggio, trascinata da un vento leggero che attraversava la foresta. Con una mano sfiorò il palmo sinistro del ragazzino, aperto verso il cielo, e ripensò brevemente a tutti i momenti che aveva trascorso in sua presenza, per quanto lo avesse sempre trovato fastidioso: ripensò alla clinica del dottor Arden, il luogo in cui lo aveva incontrato per la prima volta ed aveva con il passare dei giorni imparato a conoscerlo, poi pensò a quando lo vide bussare alla sua porta in compagnia di Jason, appena prima che quella storia assurda prendesse una brutta piega. Nemmeno si accorse che una lacrima stava scivolando giù dalla sua guancia, ed ebbe un sussulto quando sentì una mano posarsi delicatamente sulla sua spalla.
Sì voltò mentre imbarazzata si asciugava il viso: era Jeff. Lui la guardava immobile, anche se le fu possibile leggere della preoccupazione nei suoi occhi chiari.
-Va tutto bene?- le chiese, con appena un filo di voce.
Jane annuì, e si sforzò di fare un breve sorriso. Non voleva che si preoccupasse per lei, non ce n'era il bisogno. -Si, sto bene- rispose, quasi ridacchiando a causa della tensione emotiva che aveva accumulato. -È solo che... Non mi aspettavo sarebbe accaduto questo- rivelò, con amarezza. Sotto lo sguardo attento del moro si alzò in piedi, scrollando via la terra umida dai pantaloni, e voltando lo sguardo si accorse che anche Liu stava tornando ad unirsi agli altri.
Dopo aver terminato quella telefonata che nessuno aveva potuto udire, il giovane agente di polizia ripercorse a ritroso il prato d'erba bagnata infilando con cura il cellulare nel taschino. Aveva un atteggiamento molto serio, e sembrava evitare gli sguardi degli altri in modo volontario come se temesse che attraverso i suoi occhi qualcuno di loro potesse intuire ciò che aveva appena fatto. Il capo del distretto gli aveva assicurato che presto sarebbe giunta la pattuglia e che sarebbe rimasta in zona, in modo tale che al momento giusto avrebbe potuto raggiungerlo ed ammanettare Jason e Jeff, oltre ovviamente a Judge Angel che era da sempre l'obbiettivo principale: grazie alla fiducia che era riuscito a guadagnarsi da quella gente, stava per attuare un triplice arresto con una facilità che non avrebbe creduto possibile.
Si sentiva il padrone del mondo, in quel momento; era assolutamente fiero di sé stesso.
-Dobbiamo andare, c'è poco tempo- esordí, rivolgendo lo sguardo all'anziano barista che fino ad allora era rimasto in disparte, come a volergli dire che avrebbe dovuto continuare a mostrare loro la via. L'uomo, dopo aver vomitato e piagnucolato, era rimasto completamente in silenzio per tutto il resto del tempo: la vista di quella scena era stata davvero troppo per lui, e continuava a pensare soltanto che non avrebbe mai dovuto lasciarsi convincere da quella pazza, giorni addietro.
Una folata di vento gelido fischiò tra i tronchi degli alberi.
-Si... - mormorò Jason alzandosi in piedi con un movimento lento e svogliato. -Ma che facciamo con Ben? -.
-La pattuglia è già in viaggio, saranno qui entro un'ora- rispose il poliziotto. -Ma dobbiamo proseguire, tra poco sarà buio-.
Nessuno osò obbiettare, seppur l'idea di abbandonare il corpo di Ben da solo in quel posto non piacque a nessuno; così, silenziosamente, il gruppo riprese la marcia.
Dietro al dorso della montagna ricoperta da fitta vegetazione, il sole stava lentamente calando ed iniziava modificare i colori dell'ambiente attorno a loro, rendendo la foresta molto più cupa di quanto non fosse stata giusto mezz'ora prima. I tronchi degli alberi erano tinteggiati di arancio, la visuale si accorciava progressivamente e l'aria diveniva via via più fredda al punto che iniziarono a crearsi delle piccole nubi di condensa davanti ai loro visi.
-Ormai ci siamo quasi- mormorò l'anziano barista che annaspando per la fatica apriva la fila, indicando con un dito un punto non ben definito davanti a se. -Lassù, sulla cima della collina-. Aveva iniziato a zoppicare, e di certo la ferita che Jeff gli aveva causato ad una gamba non era d'aiuto in quel momento.
Grandi cespugli di rovi pungenti affiancavano il sentiero nell'ultima tratta in salita rendendo più difficoltoso il passaggio, ma una volta giunti in cima i componenti del gruppo poterono ammirare un luogo completamente diverso: una grande distesa erbosa delle dimensioni di circa un ettaro era adagiata tra la fitta boscaglia, e qui cespugli e pietre venivano sostituiti da un meraviglioso prato di erba lunga e sottile, un po' ingiallta dal freddo e dalla pioggia. Al centro del prato, innalzata su due piani, fu finalmente visibile la vecchia baracca: versava in condizioni di grave danneggiamento strutturale e parte della copertura in travi e lamiera era crollata al suolo, tuttavia conservava ancora qualche infisso ormai storto e scollato, ed una porta in legno marcita per metà a causa dell'umidità. Di una vecchia recinzione che un tempo accerchiava il terreno restava solo qualche palo spezzato ed alcune porzioni di rete metallica ormai inghiottita dalla vegetazione, ed anche la casa sembrava essere stata assalita dalle piante rampicanti, che ne avevano completamente ricoperto una facciata.
-Niente male...- commentò Jason. -Quindi il posto è questo?-. Nel momento in cui si voltò verso il punto in cui pochi attimi prima si trovava il barista, però, si rese conto che lui non c'era più. D'istinto si guardò intorno allarmato, e riuscì a vedere la sua figura zoppicante che si addentrava nuovamente nella foresta correndo più veloce che poteva. Complice l'oscurità che stava scendendo fin troppo velocemente, gli fu facile perderlo di vista proprio un attimo dopo.
-Sta scappando!- esordí Jason, richiamando l'attenzione degli altri. Ma a quel punto non avrebbe avuto senso seguirlo, anche perché avrebbero rischiato facilmente di perdersi e restare intrappolati nella foresta di notte; nonostante la rabbia, non poterono far niente altro che guardarlo scomparire tra i cespugli.
-Lascia stare, andiamo avanti e basta- ordinò Liu, che con un gesto ben calcolato aveva già estratto e caricato la sua pistola. Se davvero si trovava nascosta all'interno di quella vecchia baracca, non gli restava che scovare finalmente Judge Angel e renderla inoffensiva, per poi attuarne finalmente l'ufficiale arresto; perciò, la fuga di quel vecchio non era poi un problema, arrivati a questo punto.
Con decisione il castano si addentrò tra l'erba alta di quel grande prato sotto alla tenue luce del crepuscolo, mentre Jane e Jeff si scambiavano uno sguardo preoccupato poco prima di seguirlo; le nuvole in cielo si erano dissipate ed al loro posto vi era un manto celeste tinto d'arancio, e qualche striscia bianca lasciata dagli aerei a chissà quanti chilometri di distanza.
Liu fece cenno a tutti di non fare rumore mentre si apprestava a raggiungere la porta d'ingresso, ed osservava più da vicino il degrado di quella vecchia abitazione; stava mantenendo un atteggiamento calmo ed equilibrato, ma dentro di lui stava scalpitando alla sola idea di poter finalmente compiere la sua missione. Con l'arma stretta tra le mani spinse la porta con un piccolo calcio e questa si aprí verso l'interno, cigolando rumorosamente. Laddove un tempo risiedeva il pavimento vi era ormai soltanto una distesa di terra battuta e qualche lattina abbandonata da chissà chi; l'ambiente era scarsamente illuminato ma la presenza di due finestre rotte permetteva l'accesso ad un po' di luce, che gli consentiva di scrutare lo spazio attorno a sé. Con grande delusione però, il poliziotto si rese presto conto che l'unica stanza presente era del tutto vuota fatta eccezione per un antico camino in sasso parzialmente crollato e ciò che restava di un tavolo; non c'era nessuno all'interno, e neanche vide alcun elemento che potesse indicare che qualcuno fosse stato lì di recente. Ripensando alla forma della struttura che aveva potuto osservare dall'esterno si ricordò che la casa sembrava avere due piani, ma quando sollevò la testa si accorse che il solaio era quasi del tutto crollato, tanto che dalla sua posizione poteva guardare tranquillamente fino al soffitto.
-..Maledizione.. - mormorò voltandosi indietro, dove Jason stava varcando la soglia seguito anche dagli altri due. -Non c'è nessuno, qui-.
L'uomo dai capelli rossi si portò una mano alla fronte iniziando a camminare avanti e indietro lungo la stanza, e scuotendo ripetutamente la testa. -Avremmo dovuto capirlo, che quel vecchio raccontava solo un sacco di cazzate- disse.
Jeff ispezionò con attenzione l'ambiente circostante, senza dire una parola.
-Ok, sentite- disse ancora Liu, intrecciando le braccia attorno al petto. -Tra mezz'ora al massimo sarà buio, penso che ci convenga passare qui la notte-.
Jason lo guardò accigliato, con l'espressione di chi sta cercando di capire se sta venendo preso in giro o meno. -Non dirai sul serio, spero- esordí, agitando le braccia.
-Putroppo temo non ci sia altra scelta-.
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Into The Madness - 3
Hayran KurguTerzo libro della saga "Into The Madness". Nonostante le complicazioni dovute alla sua salute mentale, Jeff ritrova nella convivenza con Jane una sicurezza ed una tranquillità che per lunghi anni non aveva più sperimentato. Impara, per la seconda v...