La via da percorrere attraversava dapprima un paio di strade periferiche, scarsamente popolate e trafficate, per poi svoltare e dirigersi verso il dorso della montagna. Man mano che il gruppo proseguiva, sotto gli sguardi curiosi di qualche passante, la vegetazione sostituiva sempre più le opere umane finché ad un certo punto non si addentrarono in una vera e propria foresta, attraversata soltanto da uno stretto sentiero che si faceva largo tra i cespugli. L'aria qui era un po' più fredda ed odorava di terra, foglie secche ed edera.
-Non ero affatto a conoscenza di quel biglietto- aveva detto il barista, che camminando con decisione apriva la fila seguito da tutti gli altri; dopotutto, era l'unico a sapere dove stava andando. -Non ho neanche mai visto il vostro amico, non ho incontrato nessuno tranne lei-.
Il bosco era silenzioso, soltanto un lieve venticello faceva sibilare le foglie sui maestosi rami degli alberi, i cui tronchi spessi e rugosi erano ancora bagnati dalla recente pioggia ed assumevano qundi una colorazione scura. Qualche fiore selvatico era riuscito a sbocciare nonostante la mancanza dei raggi solari che a fatica riuscivano a penentrare nella fitta foresta anche in estate, e timidamente colorava qualche chiazza tra le erbacce e le pietre.
-Quanto manca ancora?- iniziò a lamentarsi Jason, innervosito dalle sterpaglie che stavano graffiando e bagnando la sua giacca.
Il barista poco dopo si fermò, e con la mano indicò un punto poco lontano in cui il sentiero di diramava, diventando due percorsi ben distinti. -Se andiamo a destra faremo molto prima, ma il percorso è più impervio. Dall'altra parte invece si cammina molto bene, ma è più lungo-.
Liu rispose per primo, senza lasciare spazio di decisione a nessun altro. -Destra. Non abbiamo tempo-.
Annuendo l'uomo riprese a camminare, anche se iniziava già ad avere il fato corto ed il suo volto stava pian piano diventando sempre più paonazzo: non era più abituato a camminare così a lungo senza fare soste, e l'avanzare dell'età si faceva ormai sentire nonostante facesse spesso finta di un accorgersene. E poi, considerato che in ballo vi era la sua vita, non aveva di certo intenzione di mollare proprio adesso.
Jeff era l'ultimo della fila, e non aveva scelto a caso quella posizione: da lì poteva coprire le spalle agli altri se qualcuno o qualcosa avesse tentato di aggirarli, e per questo motivo si voltava spesso indietro giusto per dare un'occhiata. Si sentiva allaggerito, grazie alla grappa che aveva buttato giù in fretta: così alleggerito che forse, quella passeggiata nel bosco, se la stava godendo davvero. Dopotutto era pasato molto tempo dall'ultima volta che aveva avuto il privilegio di stare cosi profondamente a contatto con la natura e l'aria apera in generale, ed aveva sempre amato farlo.
Riempiersi le narici dell'odore di erba bagnata.
E le orecchie di quel silenzio maestoso.
Circa venti o trenta metri dopo aver superato la diramazione, guardando nella direzione in cui si estendeva il sentiero secondario che avevano scartato perché troppo lungo, il moro notificò però qualcosa che attirò la sua attenzione. Si fermò di colpo, con le suole conficcate nella terra bagnata, e ridusse gli occhi a due fessure.
Qualcosa penzolava giù dal ramo di un albero.
Ma era troppo distante per riuscire a capire di cosa si trattasse.
Rimase immobile a fissarlo finché Jane non si accorse che era rimasto indietro, e chiamò il suo nome per invitarlo a riprendere a camminare. -Jeff!-.
Lui la guardò senza dire niente, e come sempre la ragazza capí al volo che qualcosa non andava. Tornò suoi suoi passi e lo raggiunse, mentre anche gli altri due si erano fermati e voltati indietro per capire cosa stesse accadendo.
-Jeff, che ti prende?-.
-Guarda laggiù..- mormorò, indicandole con la mano il punto esatto in cui voleva che lei posasse lo sguardo. E lei, nel farlo, aggrottò la fronte e sentì un buco aprirsi nello stomaco: non ne era sicura, ma ciò che stava vedendo non le piaceva per niente.
A quel punto anche Jason li aveva raggiunti, e senza fare domande si incamminò in direzione di ciò che gli altri due stavano guardando con tanta insistenza. -Controllo cos'è ma poi muoviamoci, che se riprende a piovere mi incazzo- borbottò.
Così, mentre Liu teneva d'occhio il barista, Jeff e Jane seguirono i passi dell'uomo dai capelli rossi con uno sguardo preoccupato; nessuno dei due volle dire all'altro che cosa stesse pensando, ma probabilmente entrambi avevano avuto la stessa tragica supposizione.
Vi era una piccola zona pianeggiante in cui l'erba si era fatta spazio tra i rovi pungenti creando una sorta di prato verde, ed al centro dello stesso sorgeva una grossa pianta di betulla; da uno dei rami, legato con una robusta corda, penzolava a mezz'aria quello che sembrava essere un corpo umano. Ma non fu possibile capire nell'immediatezza se si trattasse proprio di questo, perché qualunque cosa vi fosse legata a quell'albero era stata sigillata all'interno di un sacco nero in plastica, di quelli grandi che si usano solitamente per la spazzatura.
Jason, giunto ai piedi della betulla, sfilò dalla tasca il suo coltellino a serramanico e con un gesto deciso incise un taglio sulla plastica, con il fine di verificarne il contenuto. Quando dallo squarcio iniziò ad uscire del sangue raggrumato, però, fece un passo indietro e spalancò le palpebre. -Oh merda- mormorò, mentre nel frattempo anche tutti gli altri lo avevano raggiunto.
-Taglia quel sacco, Jason- lo incitò Jane, impaziente. -Controlla che non si tratti di...-. Si interruppe, non trovò il coraggio di continuare la frase.
L'uomo così fece, ma con il fiato sospeso: tagliò di netto la corda causando la caduta del sacco sul manto erboso, per poi inciderne un lato con grande attenzione. E non appena lo aprì, rivelandone il contenuto, rimase senza fiato: una chioma bionda fuoriusciva dall'incisione, ricoperta di sangue scarlatto. Si trattava proprio di Ben, o meglio di ciò che restava di lui.
Alla vista di quel corpo senza vita, che Jason stava silenziosamente estraendo del tutto, l'anziano barista ebbe un conato di vomito e fu costretto a tapparsi gli occhi: era la prima volta in vita sua che vedeva una cosa tanto orribile.
-Io non...- mormorò Jane, con la mano davanti alla bocca. -Non capisco... perché...-.
Il ragazzino dai capelli biondi era stato trafitto ben cinque volte da una grossa arma da taglio, all'altezza del petto e dello stomaco; presentava una serie di contusioni, ed era stato completamente denudato. L'odore del sangue rappreso, sprigionato dal sacco di plastica, era nauseabondo.
-Non azzardarti a muovere un passo- ghignò Liu rivolgendosi al barista, per poi avvicinarsi al cadavere con il fine di verificarne lo stato e la possibile presenza di un secondo biglietto. Ma fu preceduto da Jeff, che già era chino sul corpo, e stava probabilmente facendo esattamente la stessa cosa; ma non vi era alcun segno di destabilizzazione in lui, si comportava come se quella situazione fosse quasi normale.
-È morto già da qualche ora- mormorò il killer, continuando ad osservare con cura ogni dettaglio: sapeva bene che un corpo può parlare, rivelare molte informazioni se osservato nel modo giusto, e purtroppo lui aveva abbastanza esperienza da essere in grado di capire con una certa precisione da quando tempo quel povero ragazzo avesse perso la vita. Non era certo il primo cadavere, del quale aveva osservato la decomposizione.
Fece scorrere l'indice un un grumo di sangue che si stava asciugando lentamente sul petto del povero Ben, per verificarne la densità, ma fu interrotto da un brusco spinone da parte del fratello che per poco non lo fece cadere a terra. -Levati, è una scena del crimine, non toccare niente- gli ordinò, con gli occhi carichi di rabbia.
Il moro lo guardò con stupore, non si aspettava quella reazione; ma come le altre volte non disse niente, e si limitò ad indietreggiare. Non poteva certo biasimare Liu per l'odio che provava nei suoi confronti, ed in situazioni come questa non si sentiva neanche in diritto di offendersi; ma solo Dio sapeva quanto avrebbe pagato per un suo sguardo gentile, anche uno soltanto.
-Ben...-. Poco più in là, Jason se ne stava immobile con le braccia conserte e gli occhi fissi sul cadavere; sembrava non sapere come avrebbe dovuto reagire perché forse, sotto sotto, si era un po' affezionato a quel ragazzino. E non trovava affatto giusto che avesse fatto quell'orribile fine, sapeva per certo che non l'avrebbe meritata, ed era anche conscio del fatto che fosse stata in buona parte colpa sua: dopotutto, era stato priorio lui a coinvolgerlo in quella facenda. Ed i soldi che ti aveva offerto in cambio del suo aiuto, adesso, non gli sarebbero più serviti.
Liu ispezionò a sua volta il cadavere ma senza toccarlo, poi si alzò in piedi. -Chiamo la centrale, devo avvisarli- esordí.
-No no, fermo- intervenne subito Jason, gesticolando con entrambe le mani. -Non se ne parla! Se vengono qui gli sbirri, ci fanno scappare Judge Angel!-.
Ma il giovane poliziotto, con decisione, scosse la testa. -È mio preciso dovere avvisarli in questo momento. E comunque siamo in mezzo al nulla, qualunque pattuglia non sarà mai qui prima di un'ora, dunque abbiamo tempo-.
Si allontanò dal gruppo camminando tra l'erba alta che fece bagnare i suoi pantaloni, e quando fu sufficientemente lontano si voltò indietro per assicurarsi che nessuno lo avesse seguito; poi, appoggiando la schiena contro ad un tronco e sospirando pesantemente, estrasse il cellulare dalla tasca.
La ricezione di segnale in quel posto era davvero pessima, ma sperava che la singola tacca disponibile gli avrebbe concesso di inoltrare la chiamata. Compose il numero del suo capo, e premette il tasto verde.
-Pronto, capo? Ho poco tempo, mi stia a sentire per favore. Ho trovato il cadavere di un ragazzino nella foresta, deve mandare subito una squadra, tra poco le invierò le coordinate esatte via messaggio di testo-.
-Liu? Ma che stai facendo, dove ti trovi?-.
-Mi dia ascolto per favore, deve mandare subito qualcuno. Tra un attimo le invio le coordinate, ma adesso ho bisogno che faccia una veloce verifica per me.. Può farlo?-.
-Di che tipo?-.
-Jason, alto uno e novanta circa, braccia tatuate di nero... Le dice qualcosa?-.
Dall'altro capo del telefono si udì un breve silenzio.
-Jason the toymaker. È un pluriomicida, attualmente ricercato, è fuggito da una clinica psichiatrica poco tempo fa. Liu, se sei nei guai devi dirmelo subito-.
-Sto bene- fece lui -Che mi dici di Benjamin? Un ragazzino dai capelli biondi, ha avuto problemi con la giustizia ma non so di che tipo, forse droga-.
-Non ho abbastanza informazioni, non conosci il cognome? Perchè mi stai facendo queste domande?-.
-No, ma non importa. Mandi la squadra alle mie coordinate il prima possibile, se tutto andrà come ho previsto consegnerò Jason The Toymaker in mano alla giustizia.... ed anche Jeff the Killer, vivo-.
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Into The Madness - 3
FanfictionTerzo libro della saga "Into The Madness". Nonostante le complicazioni dovute alla sua salute mentale, Jeff ritrova nella convivenza con Jane una sicurezza ed una tranquillità che per lunghi anni non aveva più sperimentato. Impara, per la seconda v...