Jeff ripiegò il foglio un paio di volte per poi riporlo velocemente in tasca. Aveva ottenuto la pista che cercava, ma non si aspettava di certo che quella donna fosse venuta così presto a conoscenza del fatto che la stessero cercando, e ancor peggio che fosse riuscita a prendere Ben in ostaggio.
Strinse i denti, mentre con una spallata apriva la porta della malmessa baracca: il proprietario del bar doveva per forza essere coinvolto in qualche modo nella faccenda, non era proprio possibile che non si fosse reso conto di avere una criminale nascosta nel pollaio.
Non appena vide la sua figura spuntare nell'aia, al di là della rete Jason tirò un sospiro di sollievo: iniziava a temere che fosse accaduto qualcosa, perché Jeff era rimasto troppo tempo all'interno di quella baracca, per i suoi gusti. -Scommetto che non hai trovato un bel cazzo di niente- borbottò, con una fastidiosa risatina. Ma notando che Jeff non gli stava prestando la minima attenzione, e si stava invece dirigendo a passo svelto verso l'entrata sul retro del bar, capí che qualcosa non andava.
-Jeff? Che stai facendo?- disse ancora, e questa volta nella sua voce era ben percepibile della preoccupazione. -Heilà! Mi spieghi che succede? -.
Il moro si fermò soltanto per un attimo davanti alla porta, e premendo la maniglia notificò che non era affatto chiusa a chiave. - Il barista è coinvolto- disse soltanto, per poi fiondarsi come una furia all'interno del locale.
L'uomo dai capelli rossi non ebbe neanche i tempo di parlare, perché nel momento in cui aprí bocca l'altro era già fuori dal suo campo visivo. -Oh cazzo- sussurrò, trovandosi improvvisamente solo sul ciglio della strada, senza sapere che fare. Era conscio di dover intervenire alla svelta perché l'azione di Jeff era stata fin troppo impetuosa ed istintiva, e non poteva in alcun modo sapere se il proprietario del bar fosse munito di armi con le quali difendersi. Allo stesso modo, non aveva idea di cosa il killer potesse aver visto all'interno di quella baracca e si chiedeva se fosse possibile che avesse frainteso qualcosa.
Si guardò intorno per qualche secondo valutando che avrebbe avuto più senso fare il giro attorno all'angolo ed entrare nel bar dalla porta principale, quando sentí fin troppo chiaramente delle grida maschili provenire dall'interno.
Entrando Jeff si era ritrovato in un breve quanto stretto corridoio pieno di scaffali contenenti scorte alimentari, dal quale giunse direttamente dietro al bancone del bar. Proprio lì incontrò il proprietario: gli dava le spalle, e non si era assolutamente accorto della sua presenza perché distratto a cercare qualcosa, o forse a pulire. Il moro non badò molto a cosa lui stesse facendo, gli bastò notificare che era distratto e che non vi era nessun'altro nella sala per coglierlo di sorpresa ed attaccarlo alle spalle; nel momento in cui lo aggredí, bloccandogli un braccio dietro alla schiena e piegandolo in avanti fino a fargli sbattere la guancia contro al bancone, il poveretto cacciò un grido disperato. Il killer non aveva con sé nessuno dei due coltelli che aveva portato, perché prima della partenza li aveva consegnati entrambi a Jane; così, valutò velocemente che avrebbe dovuto procurarsi un'arma improvvisata.
-Ti prego non farmi del male- riuscì a balbettare l'uomo, che con il naso premuto sul legno ispirava il tanfo degli alcolici che puntualmente vi venivano rovesciati dagli ubriachi, e che erano finiti per impegnarsi nel bancone con il corso del tempo -I soldi sono nella cassetta sotto al lavandino, ti prego- balbettò ancora.
Jeff riuscì ad afferrare una bottiglia senza mollare la presa sul barista, ma nel momento in cui la batté sullo spigolo con il fine di romperla a metà ed ottenere così un'arma tagliente, la vittima riuscì a divincolarsi sfuggendo alla sua presa. Era disarmato ma gli assestò uno spinone, che lo fece andare a sbattere con la schiena contro allo scaffale ove erano riposte innumerevoli bottiglie di super alcolici: molte di queste caddero a terra, frantumandosi sul pavimento e riversando il liquido che contenevano.
Il dolore causato dalla botta e l'adrenalina che si espandeva nel corpo causarono un brivido di piacere in Jeff, che prontamente reagí: con la bottiglia ben stretta nella mano, squarciò la coscia del barista per poi puntargli l'arma dritta alla gola.
Ed allora l'altro, terrorizzato, cessò del tutto di muoversi.
-Ti prego, ho una famiglia. Ti prego-.
Guardando il suo assalitore negli occhi a quel punto doveva averlo riconosciuto, e la paura dipinta sul suo volto si trasformò in puro terrore. - Prendi i soldi, prendili tutti... -.
Jeff sorrise lievemente, compiaciuto di quella situazione che gli donava una piacevole sensazione di onnipenza: aveva quasi dimenticato quanto gli piacesse avere il coltello dalla parte del manico, ed in modo letterale. Proprio in quel momento giunse all'interno del bar anche Jason attraverso la porta principale, e notando che la situazione era sotto controllo quest'ultimo si apprestò a richiudere con cura l'ingresso ed abbassare le serrande per scongiurare la possibilità che qualche cliente si sarebbe potuto presentare proprio in quel brutto momento.
Il vetro di bottiglia sfiorava la pelle del pover'uomo, il quale aveva iniziato silenziosamente a pregare qualunque Dio in cui credesse.
-So che hai offerto asilo a una donna. Lei dov'è? - gli domandò Jeff, senza accennare a voler arretrare di un solo passo.
-Io... Io non lo so.. -.
Jason si avvicinò ai due lentamente, intento a godersi la scena. Non aveva ancora capito per quale motivo Jeff fosse assolutamente convinto che quel povero barista avesse a che fare con Judge Angel, ma non intendeva perdersi quello spettacolo in ogni caso.
-Questa non è una risposta-. Il moro premette la mano, e l'arma tagliente iniziò a penetrare. - Perchè la tenevi nascosta nel pollaio? Sai chi è, almeno? -.
L'uomo iniziò a piangere, tremava come una foglia e sembrava davvero un bambino; aveva perso tutta la sua dignità, sarebbe stato pronto ad implorare il killer in ogni modo pur di avere salva la vita. - Ti dirò tutto ma ti prego, così non riesco a respirare.. -.
Jason sghiggnazzò, mentre Jeff mollava la giacca dell'uomo che stava ancora tenendo stretta nella mano, e continuando a guardarlo dritto negli occhi si mise in attesa di sentirlo sputare il rospo.
Il poveretto prese fiato, continuando a tremare vistosamente. - Io non so chi fosse, ok? Non mi ha detto il suo nome, so solo che non è di queste parti-.
Il moro annuì soddisfatto. -E perché l'hai aiutata a nascondersi? Perché la stavi coprendo? - chiese ancora. L'odore della vodka alla pesca, riversata sul pavimento sotto ai suoi piedi, gli stava pizzicando le narici.
-Io.. Io le ho fatto un favore, in cambio di un altro favore. Ma non so chi sia te lo giuro, le ho chiesto il suo nome un paio di volte ma non ha voluto dirmelo! Lo giuro! -.
-Quale favore? - domandò ancora l'altro, sempre più impaziente.
A quel punto il barista abbassò lo sguardo a terra, visibilmente imbarazzato. Tirò su col naso e sospirò pesantemente, cercando le parole più giuste. Sudava come un maiale. - Era una bella ragazza, aveva bisogno di un posto sicuro dove stare e si è rivolta a me... Capisci? Le ho concesso di restare qui e lei mi ha... Pagato, ma non con i soldi-.
Udendo quelle parole, Jason allargò un sorriso divertito mentre ispezionava con cura le poche bottiglie rimaste intatte, alla ricerca di qualcosa da bere. Scelse un buon wiskey, che stappò con la bocca.
-Mi ha pagato con il suo corpo, ecco... Sono vedovo da cinque anni e lei era molto bella, non ho saputo resistere- ammise, a testa bassa. - È stata molto dolce con me, abbiamo... -.
-Non mi interessano i dettagli- lo interruppe bruscamente Jeff, piegando la testa di lato. - Lei dov'è, adesso? -.
Il vecchio barista riprese a singhiozzare. -Un ora fa è venuto un poliziotto ed ha chiesto di lei... Così l'ho avvisata e lei è andata via di fretta, non ha neanche preso tutte quante le sue cose... -.
-Non hai risposto alla domanda, di nuovo- gli fece notare il moro, che continuava a tenerlo sotto tiro.
E proprio in quel momento, attirando l'attenzione di tutti e tre i presenti, qualcuno iniziò a bussare contro la porta chiusa del bar nonostante le precauzioni prese da Jason nel rendere evidente che il bar fosse chiuso al pubblico. Gli occhi del barista brillarono di una improvvisa speranza, in quell'attimo doveva aver pensato che chiunque vi fosse fuori avesse visto qualcosa e chiamato la polizia: forse avrebbe avuto salva la vita.
Peccato che Jason, avvicinandosi alla porta chiusa, poté riconoscere attraverso il vetro il volto confuso e preoccupato di Liu.
-Che diavolo ci fai li dentro? Che sta succedendo? - domandava, evidentemente confuso da quella strana situazione. Dalla posizione in ci si trovava gli era impossibile vedere la figura di Jeff e quella del suo ostaggio dietro al bancone pieno di bottiglie, ma aveva notato quasi subito i cocci di bottiglia riversati a terra e la strana espressione di Jason che non gli lasciava presagire nulla di buono.
L'uomo dai capelli rossi non rispose alla domanda, ma aprí la porta dall'interno in modo da permettere a lui e Jane di entrare, per poi sigillare nuovamente l'ingresso.
-Aiuto! Aiutatemi vi prego!- iniziò a gridare disperatamente il vecchio barista. -Io non ho fatto niente, vi pre... -. Il suo implorare fu cessato in modo drastico da un calcio ben assestato di Jeff, che lo colpí dritto in pancia facendolo cadere a terra tra i vetri rotti.
-Alzati- gli ordinò subito dopo.
Jane assistette alla scena con il cuore in gola, e senza sapere in che modo avrebbe dovuto comportarsi: non credeva che Jeff fosse ancora capace di comportarsi in modo così crudele, nonostante fosse abbastanza sicura che avesse le sue buone ragioni per accanirsi su quel tipo.
-E ora te lo chiedo per l'ultima volta: dov'è lei adesso? -.
Il poveretto si alzò da terra barcollando, ed aggrappandosi ad un mobile riuscì a tornare in posizione eretta. -Alla vecchia capanna nel bosco. Le ho detto di nascondersi li, finché non sarei andato io a chiamarla... - farfugliò tra i singhiozzi. -Ma non sapevo che lei fosse così tanto nei guai, io volevo solo aiutarla... Per favore, abbiate pietà di me, sono un brav'uomo-.
-Un brav'uomo che si scopa donne giovani in cambio di favori- ridacchiò Jason, mentre sorseggiava il suo wiskey. - Ma pur sempre un brav'uomo-.
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Into The Madness - 3
FanfictionTerzo libro della saga "Into The Madness". Nonostante le complicazioni dovute alla sua salute mentale, Jeff ritrova nella convivenza con Jane una sicurezza ed una tranquillità che per lunghi anni non aveva più sperimentato. Impara, per la seconda v...