℘ąཞɬɛ 43 - Benzina

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A causa della sua enorme quanto pessima fama, Jeff the Killer era ben noto a centinaia di persone; ma solo pochissime tra queste lo avevano conosciuto davvero.
Nel corso della sua prigionia e di tutti i processi giudiziari a suo carico, i media avevano reso pubbliche diverse informazioni sul suo conto: il suo aspetto fisico prima di tutto, l'estrema volubilità del suo carattere, le presunte patologie a carico della sua mente ed anche la sua viscerale paura del fuoco, dovuta ad un trauma vissuto in troppo giovane età. Nessuno aveva mai parlato tuttavia della parte buona di Jeff, semplicemente perché nessuno l'aveva mai vista.
Eccetto due persone: Jane, e suo fratello Liu.
Ma se la prima si sforzava da tempo a dimostrare agli altri l'esistenza di un Jeff buono, il secondo aveva convinto persino se stesso della sua assoluta inesistenza.
Quella notte sembrava non terminare mai, il tempo sembrava essersi allungato a dismisura; quell'insopportabile freddo impedì a Jason di dormire serenamente, e così l'uomo finí per intervallare il turno di guardia con Liu. Questo nonostante il fatto che non amasse affatto avere a che fare con quel ragazzo: non me tollerava il carattere ed il fatto che fosse un poliziotto rappresentava un grande svantaggio per entrare nelle sue grazie. Fu Jason ad occuparsi dell'ultimo turno di guardia attorno alle cinque del mattino: avrebbe vegliato sul resto del gruppo che ancora dormiva fino a che non fosse giunta l'alba.
Sbuffò pesantemente mentre si alzava in piedi, avvolgendo le braccia tatuate di nero attorno al petto per regalarsi un po' di calore; ma continuava a tremare. L'aria era gelida, ed iniziava a sentirsi fortemente infastidito dai brividi; pensò che fosse il caso di uscire, e sfruttare la pochissima luce a disposizione per raccogliere qualche altro legnetto ed accendere una nuova fiamma.
Lanciò una rapida occhiata a Liu prima di attravwrsare la vecchia porta, lo guardò dormire raggomitolato come un bambino, e forse per un attimo nella sua mente balenò l'idea di approfittare della situazione per sbarazzarsi di lui. Non si fidava, nonostante fino a quel momento avesse finto di farlo.
Pensò rapidamente a quella possibilità ma alla fine scacciò l'idea; era certo che Jeff non l'avrebbe presa affatto bene, e in ogni caso adesso si sentiva decisamente rassicurato del fatto che fosse disarmato: la sua pistola l'aveva presa Jane, e non sembrava intenzionata a renderla al legittimo proprietario.
Anche lei, sembrava non fidarsi.
L'uomo aprí la porta con un gesto delicato cercando di non fare troppo rumore, e una volta fuori ammirò per pochi attimi l'ambiente, oscuro e tenebroso ma dannatamente intrigante; presto il sole sarebbe sbucato da dietro la montagna, ne era certo perché aveva già notato un'aumento della luminosità.
Con la fronte aggrottata e gli occhi ben aperti iniziò a raccogliere tutti i rami secchi che riuscì a trovare, aiutato da quella timidissima luce che gli permetteva di distinguerne le sagome allungate tra l'erba, e ne fece un piccolo fascio che sistemò sotto braccio. Quando un rumore improvviso proveniente dal bosco richiamò la sua attenzione si voltò di scatto e per poco ciò che aveva raccolto non gli cadde a terra: era assolutamente sicuro di aver udito dei passi tra le foglie secche, ma il suono si era interrotto bruscamente proprio nel momento in cui si era voltato. Non se ne stupì più di tanto, comunque: quella era una zona boschiva completamente disabitata, ed era certo che fosse popolata da moltissimi animali notturni.
Nel frattempo all'interno della vecchia casa, lo schermo del cellulare che Liu teneva nella tasca dei pantaloni si illuminò per qualche secondo, mostrando un messaggio di testo che lui, essendo ancora addormentato, non vide.

"Liu sono preoccupato. La squadra è pronta ad intervenire, sto solo aspettando un tuo segnale; se continuerai a non rispondere li manderò alle tue attuali coordinate tra qualche ora.
Non so cosa tu abbia in mente, e voglio essere sicuro che tu non sia impazzito: Jeff the Killer è morto mesi fa, non puoi averlo incontrato. Quanto a Jason... Se davvero l'hai scovato, stai attento: è un individuo fortemente pericoloso. Richiamami prima possibile".

Jason rientrò con il suo bottino, e sistemò con cura i rami secchi tra le pietre del falò rimuovendo parte della cenere, che altrimenti avrebbe potuto soffocare la fiamma. Usò quelli più asciutti come combustibile, poi si assicurò che il fuoco riuscisse ad attecchire anche sul resto della legna; finalmente, poteva tornare a scaldarsi un po'.
Soddisfatto del suo operato l'uomo sollevò lo sguardo e si rese conto che Jeff nel frattemo si era svegliato, forse disturbato dagli scoppiettii della fiamma; ricambiò il suo sguardo, poi puntando i palmi delle mani a terra si sollevò mettendosi a sedere, ed allontanandosi di circa un metro dal falò.
L'altro lo guardò curioso, poi fece un piccolo sorriso; fino ad allora era stato felice di averlo coinvolto in quella faccenda semplicemente perché avere Jeff in squadra gli tornava comodo, ma forse adesso sentiva che c'era qualcosa più di questo: era sinceramente felice che fosse lì.
-Non hai dormito- mormorò il moro, senza alzare lo sguardo.
Jason scosse la testa, ma capí che forse quella non era un'affermazione bensì una domanda. -Ho fatto a turno con tuo fratello- gli rispose, allungando le mani per scaldarle. -Non si sa mai-.
L'altro si limitò ad annuire, poggiando la testa sulle ginocchia piegate. Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò a fissare la figura immobile di Liu, che sdraiato a terra respirava in modo lento e regolare; grazie a quel piacevole silenzio riusciva a sentire il fruscio del suo fiato, e si rese conto di conoscerlo molto bene. Probabilmente sarebbe stato in grado di distinguerlo da altre persone anche se privato dell'uso della vista, appellandosi ad uno qualunque degli altri sensi. Ne ricordava perfettamente l'odore, i tratti corporei, anche il rumore dei suoi passi era perfettamente inciso nella sua mente.
Ed era ancora strano per lui realizzare di averlo davanti agli occhi, dopo tutti quegli anni passati solo a piangerne il ricordo; se non fosse stato così tanto legato affettivamente a lui, probabilmente lo avrebbe odiato per l'enorme bugia che aveva mantenuto fino ad allora. Ma infondo capiva perché suo fratello avesse scelto di simulare la sua morte e cambiato cognome: doveva essere stato l'unico modo per distaccarsi dal passato.
Quello stesso passato del quale avrebbe fatto meglio a liberarsi anche lui.
L'alba tanto attesa alla fine arrivò, e con lei i primi sprazzi della luce diurna. Seppur il sole non avesse ancora sfiorato neppure le più alte cime degli alberi, era adesso possibile vedere chiaramente l'ambiente esterno attraverso la finestra rotta. Il falò si era spento di nuovo, ma presto non sarebbe stato più necessario: la temperatura esterna era già salita di cinque o sei gradi.
Con uno sbadiglio Jason iniziò a stiracchiarsi, e valutò l'idea di svegliare anche Jane e Liu che a causa della stanchezza erano rimasti ancora assopiti; ma prorio in quel momento, rompendo bruscamente il silenzio che lo stava cullando, un rumore improvviso si espanse nell'aria. E ne era certo, proveniva dall'esterno, ma era molto molto vicino.
Troppo vicino.
L'uomo dai capelli rossi si scambiò un rapido sguardo con Jeff, e dalla preoccupazione nei suoi occhi capí che anche lui doveva averlo sentito. I due, con uno scatto felino, balzarono in piedi ed iniziarono a guardarsi intorno, scrutando attraverso ogni foro sulle pareti che avrebbe concesso loro uno sprazzo di visuale; e Jeff, senza abbassare lo sguardo, riuscì picchiettare la spalla di Jane con la punta della scarpa in modo tale da svegliarla.
Non era sicuro che si trattasse di una reale situazione di pericolo, ma qualcosa gli suggeriva che probabilmente lo era.
-Che cazzo è stato?- sussurrò Jason, avvicinandosi molto lentamente alla porta d'uscita. A quel punto anche Liu si era svegliato, e tutti e quattro si trovavano in stato di allerta.
-Jeff, che succede?- sibilò Jane guardandolo con preoccupazione mentre a fatica si issava da terra; lui non le rispose, ma portandosi un dito davanti alle labbra le fece cenno di restare in silenzio.
Un secondo rumore si espanse nell'ambiente poco dopo: parve generato dalla caduta a terra di un oggetto metallico. Immediatamente dopo, quella che parve l'accensione di un fiammifero.
-Hei! Chi c'è la fuori?- sbraitò Jason, che sembrava aver già esaurito la pazienza e preferire decisamente l'attacco alla difesa; ma non appena ebbe sfiorato la vecchia porta con il palmo della mano, si rese conto di quanto la situazione fosse critica: una lunga striscia di fiamme stava divampando attorno alla baracca, partendo dalla facciata e percorrendone interamente la circonferenza fino ad accerchiarla del tutto, nel giro di un paio di secondi. Qualcuno doveva aver bagnato le pareti con del combustibile, ed aver appiccato un incendio che si stava espandendo con una velocità impressionante.
Jason fece un balzo indietro allontanandosi dalla porta di legno sulla quale le lingue di fuoco si erano arrampicate con una facilità disarmante, e guardò il resto del gruppo trattenendo il fiato e spalancando le palpebre. -Uscite dalla finestra, presto!- gridò.
Alimentandosi facilmente con le vecchie tavole di legno che erano presenti sulle pareti assieme a pietre e lamiera arrugginita, l'incendio aumentò notevolmente le sue dimensioni ed iniziò a divorare qualunque cosa che gli capitasse di raggiungere, generando una fitta colonna di fumo nero che si stava raggruppando contro al soffitto.
Liu fu il primo a raggiungere il foro della finestra, e senza fermarsi troppo a pensare vi poggiò sopra le mani per poi far leva ed issarsi sul davanzale; era già riuscito a metter fuori la testa, quando la lama lucente di una lunga spada sbatté contro alla pietra, mancando le sue dita solo per un paio di millimetri.
Terrorizzato il castano balzò indietro cacciando un urlo e cadde rovinosamente al suolo, e fu allora che sollevando lo sguardo potè finalmente vederla: tra il fumo e le lingue di fuoco che si agitavano nell'aria, una donna dal volto totalmente inespressivo ricambiava il suo sguardo attraverso il foro nella parete. Ed era proprio come l'aveva immaginata.
Una chioma di capelli biondi, dal taglio quasi maschile, ricadeva su un paio di spalle magre ma muscolose; i suoi occhi erano pietrificanti per la loro espressione crudele e priva di emotività, e reggeva con entrambe le mani una luna spada perfettamente pulita e solendente, tanto da riflettere come uno specchio la luce generata delle fiamme.
-J..Judge Angel- mormorò il castano, con la voce spezzata dallo stupore.

Into The Madness - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora