℘ąཞɬɛ 27 - Cantina

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-Non dire così, non è affatto vero- rispose Jane, piegando le ginocchia e sistemandosi a sedere al suo fianco.
Sbattè più volte le palpebre, disturbata dall'aria gelida della notte, ed avvolgendo una mano dietro alla nuca di Jeff ne osservò il profilo del volto parzialmente nascosto dell'oscurità. -Non hai rovinato un bel niente- gli disse, allargando un piccolo sorriso che tuttavia lui non poté vedere. Il killer non disse nulla, ma poggiò con delicatezza la testa contro al muro e chiuse gli occhi, tentando in qualche modo di estraniarsi da quel presente che adesso più che mai faceva male come fosse una bestia affamata pronta a divorarlo dalle viscere. E del sangue fresco, ancora una volta, stava tingendo il suo petto laddove la ferita causata dal proiettile aveva ripreso a trasmettere continue fitte di intenso dolore.
Nel frattempo, all'interno dell'appartamento, Liu stava ancora tentando di recuperare il controllo: camminava avanti e indietro lungo la piccola cucina perfettamente pulita ed ordinata, con il bicchiere vuoto ancora in mano. Già il fatto di aver incontrato Jeff di persona dopo tutti quegli anni lo aveva destabilizzato in modo profondo, ma ciò che era accaduto pochi minuti prim aveva di certo dato il colpo di grazia alla barriera di sicurezza e fermezza che da bravo poliziotto si era costruito nel corso del tempo, dimenticandosi della persona fragile che era stato in passato.
-Okay.... Okay....- borbottò tra se e se, premendo entrambe le mani ai lati della testa senza smettere di camminare senza meta come un pazzo. -Okay, posso farcela...-.
Senza fermarsi troppo a pensare, Liu abbandonò la cucina con l'intento di dirigersi da Jason e Ben, ma solo allora si ricordò di aver poco prima ordinato a Catrina di nascondersi ed attenerlo proprio in cucina; ma non l'aveva incontrata, e dunque si chiese dove lei si trovasse. Una tremenda sensazione di disagio lo assalì, e subito la sua mente elaborò quello che poteva essere lo scenario peggiore; ma senza lasciarsi immobilizzare ancora una volta da quel crescente panico, camminando a passo svelto raggiunse il salotto dove trovò gli altri due ad attenderlo. Ben era seduto sul divano e come nulla fosse si era messo a guardare la tv, pur non sembrando affatto interessato da ciò che lo schermo stava trasmettendo, mentre Jason era in piedi davanti alla finestra aperta, e sporgendosi all'esterno sembrava tentare di richiamare l'attenzione di Jane che si trovava assieme a Jeff sul balcone.
-Dov'è Catrina?- esordì Liu, piombando nella stanza con un atteggiamento sicuro ed autoritario, malamente tradito dell'espressione preoccupata sul suo volto.
Jason su voltò in sua direzione e gli rivolse uno sguardo interrogativo. -Chi?-.
-Catrina- ripeté Liu, avvicinandosi. -La mia domestica, dove diavolo è?-.
Era quasi terrorizzato al solo pensiero che la risposta a quel quesito sarebbe potuta coincidere con ciò che lui stava pensando, e sperava con tutto il cuore che non le fosse stato fatto del male; la risposta fornita da Ben poco dopo, seppur pronunciata con spiazzante indifferenza, lo tranquillizzò in modo pressoché immediato
-Se l'è filata- esordì il biondino, intrecciando le gambe. -È scappata via quando Jeff ha iniziato a dare di matto-.
Il giovane poliziotto annuì, sforzandosi di credere che quelle parole fossero vere: dopotutto, al momento aveva fin troppe cose a cui dover pensare. -Ok, bene...- mormorò. -Sentite, vi darò una mano, okay?-.
Il volto di Jason si illuminò in un istante, e le sue labbra si piegarono in un sorrisetto carico di soddisfazione. -Meraviglioso- commentò.
Il castano fu scosso da un brivido freddo che non lasciò presagire nulla di buono; aveva fatto una scelta molto precisa ed accurata su chi voleva essere e cosa voleva raggiungere nella vita, ed accettare di collaborare con quella gente incoraggiando il loro folle piano era forse l'ultima tra le cose che moralmente avrebbe potuto accettare. Ormai era un poliziotto un carriera, un servo della giustizia, e con lunghi anni di duro lavoro e grande impegno aveva ottenuto la stima di quasi tutti i suoi colleghi; era stata proprio la disgrazia che aveva distrutto la sua famiglia a spigerlo nell'intraprendere quel difficile percorso, dedicando la sua intera esistenza alla lotta contro la criminalità ed ottenendo risultati sbalorditivi nonostante la sua giovane età.
Per questo, si stupì di se stesso per aver pronunciato quella frase. Ma c'era qualcosa che gli suggeriva di aver preso la strada giusta, seppur stesse di certo andando incontro a pericoli incalcolabili: e questo qualcosa era una sensazione vaga e indefinita, che sussurrava alle sue orecchie.
-Tuttavia- aggiunse Liu, con freddezza. -Quando avremo finito non voglio mai più avere a che fare con voi, è chiaro?-. Avvolse le braccia sul petto ed emise un sospiro nervoso, cercando di placare la sua stessa tensione. Era conscio di aver preso una decisione che avrebbe potuto distruggere la sua carriera o ancor peggio mettere in serio pericolo la sua vita, ma adesso era tornato a guadagnare fiducia nelle sue possibilità.
Con un po' di fortuna, si disse, sarebbe riuscito a catturare Judge Angel con l'aiuto di quel gruppo di squilibrati, ed avrebbe poi fatto arrestare anche loro, prendendo due piccioni con una fava.
Per il momento, sarebbe stato sufficiente fingere di essere davvero dalla loro parte.
-E ci tengo a specificare- aggiunse, guardando dritto negli occhi scuri di Jason. -Che non lo faccio per voi, tantomeno per Jeff. Anzi, a proposito di questo, dovrete fare in modo di tenerlo ben lontano da me-.
Con un atteggiamento irritante l'uomo dai capelli rossi si avvicinò a lui, e gli battè una mano sulla spalla guardandolo dall'alto in basso: in effetti, Jason vantava di almeno venti centimetri di altezza in più rispetto al castano. -Sarà fatto, ma non perdiamo tempo. Come vogliamo procedere?- domandò, altezzoso.
Liu annuì con un breve cenno del capo e fece cenno a lui ed a Ben di seguirlo verso l'uscita dell'appartamento. -Andiamo in cantina- esordì, voltando le spalle. -Li tengo tutti gli appunti, gli indizi e in generale tutte le informazioni che ho riguardo a Judge Angel-.
-Meraviglioso!- commentò Ben, con irritante ironia. -Ci colpirai con una pala e nasconderai i nostri corpi in un bidone adesso, vero?-.
Liu si voltò indietro subito dopo aver aperto la porta che conduceva alle scale. -Muoviti, prima che cambi idea-.
La cantina di cui il giovane poliziotto parlava era in realtà un garage, che lui non possendendo alcun automezzo utilizzava come magazzino ove riporre tutti gli oggetti inutilizzati che creavano disordine in casa. Ben e Jason seguirono i suoi passi guardandosi intorno con curiosità, e non appena Liu sollevò il portellone metallico del garage ciò che si trovarono difronte fu uno spazio angusto pieno di scatoloni e cianfrusaglie, al centro del quale sembrava essere stata riposta molto più di recente una piccola scrivania color nocciola: quest'ultima, infatti, era l'unico oggetto a non essere ricoperto di polvere.
-Tengo qui sotto la documentazione perché non voglio si sappia che sto indagando sul caso di Judge Angel- spiegò il poliziotto, richiudendo prontamente il portellone.

Into The Madness - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora