-Oh merda- esclamò Liu, osservando con preoccupazione lo schermo del suo telefono.
Lo lasciò squillare senza premere il tasto di risposta, con le mani sudate ed il fiato corto; accanto a lui, Jeff lo osservava in silenzio. La foresta taceva, un vento fastidioso ne trapassava le fronde danzanti, ed il sole del mattino era riuscito ad abbattere il manto di nubi grigie che troneggiavano in cielo. Tutto sembrava suggerire che la battaglia era finita e che tutti quanti avrebbero potuto rilassare i nervi tesi: Judge Angel era stata sconfitta, e Jason raggiungendo il resto del gruppo era riuscito a bloccarle le caviglie con una catenella arrugginita trovata a terra, sotto alle foglie secche. Era ormai disarmata ed impossibilitata a fuggire, totalmente inoffensiva.
Eppure, l'espressione sul volto di Liu dopo aver ricevuto quella chiamata era cambiata in modo radicale; e non prometteva niente di buono.
La donna dai capelli biondi continuava ad agitarsi, sbattendo ripetutamente il mento a terra nel tentativo di alzarsi e in piedi. -Liberatemi, stronzi!- gridava, ma nessuno le stava più prestando poi tanta attenzione.
Liu sbuffò pesantemente continuando a fissare il cellulare fino a che non cessò di squillare, poi sollevò gli occhi al cielo; le cose erano andate esattamente come le aveva previste, tutto era andato secondo i suoi piani, eppure c'era qualcosa che lo stava logorando nel profondo. Non era più sicuro di voler tradire Jeff e Jason consegnandoli alla legge assieme a quella donna, ed era certo che se avesse risposto alla telefonata il suo capo lo avrebbe avvertito del fatto che la squadra stava per arrivare.
Fino a poco prima era sicuro di volerlo fare, ed aveva atteso quel momento con impazienza, ma adesso si sentiva svuotato delle sue intenzioni e convinzioni, privato di ogni appiglio morale ed emotivo che lo aveva portato a voler compiere quel gesto.
-Quindi che si fa?- mugolò Jane rivolgendosi al castano, seppur senza distogliere mai lo sguardo da Angel; la donna seduta a terra continuava a strattonare la legatura per cercare di liberarsi, ottenendo solo delle abrasioni sui polsi.
Il poliziotto si portò le mani al viso, e si massaggiò le tempie cercando di recuperare la lucidità. In quel momento si sentiva strappato in due, tirato da una parte e dall'altra, totalmente spaesato ed incapace di prendere una decisione razionale: essendo un poliziotto dedito alla giustizia e all'ordine una parte della sua mente continuava a ripetergli che avrebbe dovuto attendere l'arrivo della squadra ed aiutare i suoi colleghi nell'arresto di tutti quanti, ma l'altra gli suggeriva invece che sarebbe stato un atto di crudeltà che non si addiceva al suo carattere: avrebbe tradito la fiducia dello stesso gruppo di persone con le quali aveva affrontato quella folle avventura, e dalle quali era stato protetto.
Desiderava davvero questo?
-Ascoltatemi bene- esclamò d'un tratto, spezzando il silenzio che che aveva riempito l'atmosfera fino ad un attimo prima. Sollevò la testa con decisione stringendo i pugni con tutta la forza fino a far tremare le braccia, e lanciando un'occhiata amichevole nei confronti di Jason il quale, nel frattempo, lo stava raggiungendo a passo lento.
-Ho fatto una cosa di cui mi sto pentendo, ma posso ancora rimediare- disse, sospirando pesantemente. E dovette far appello a tutto il suo coraggio per pronunciare quella frase, che fuoriuscì dalle sue labbra con un'intonazione debole e fredda.
Jason dapprima non diede alcun peso alle sue parole, e zoppicando era riuscito ad avvicinarsi a Judge Angel; la guardò dall'altro in basso, con un sorriso maligno dipinto sulle labbra, come a voler sottolineare il fatto che alla fine avesse vinto lui. -Che cazzo guardi, figlio di puttana! Hai solo avuto fortuna, hai capito?- gli gridò contro lei, alimentandone la soddisfazione. E lui, in risposta, le mollò un calcio dritto in pancia. -Fosse per me, saresti già morta-.
In preda alla vergogna Liu dovette abbassare la testa ed evitare il contatto visivo con gli altri, nel momento in cui pronunciò le successive parole. E questa volta, catturò anche l'attenzione dell'uomo dai capelli rossi.
-Ieri ho contattato la centrale, e li ho informati sulla vostra presenza qui-.
In quel preciso momento, Jason distolse l'attenzione dalla donna e si voltò di scatto: spalancò la bocca ed aggrottò la fronte, puntando uno sguardo intriso d'odio dritto su di lui. -Hai fatto cosa?!- gridò a perdifiato.
Il poliziotto strinse le labbra facendo un piccolo passo indietro, ed in quel momento si vergognò profondamente di sé stesso. -Mi dispiace, ma... posso comunque aiutarvi- balbettò.
-Di chi hai fatto i nomi?- intervenne Jane, con freddezza. In quel momento pensò che avesse sempre avuto ragione, a non fidarsi di lui; e doveva assolutamente capire se Jeff fosse o meno in pericolo, perché come sempre era questa la sua unica priorità.
Il castano le rivolse uno sguardo dispiaciuto, e parlò con un filo di voce; aveva l'impressione di non essere piu in grado di respirare correttamente, c'era un macigno conficcato nel suo stomaco. -Di Jason... e anche di Jeff- mugolò.
Il killer sollevò lo sguardo in quel preciso momento, e quando i suoi occhi chiarissimi si posarono in quelli del fratello, quest'ultimo potè vedere in lui una tremenda, soffocante, spietata delusione. Jeff non disse una singola parola, ma dentro si sentì morire; ancora una volta, pensò che in fin dei conto lo meritava.
L'uomo dai capelli rossi allargò invece le braccia e sollevò lo sguardo al cielo, cosi arrabbiato che adesso quasi non riusciva più a percepire le continue fitte di dolore causate delle ferite sul suo corpo. -Non posso credere.... Non posso credere che tu sia così stupido!- gridò. -Sei fortunato che io sia così malridotto perché altrimenti tu avrei già...- si interruppe, e dovette riprendere fiato; era esausto e non riusciva a sopportare l'idea di essersi lasciato fregarmi così facilmente, di non aver tenuto conto di quella possibilità. Allo stesso tempo, però, era davvero troppo stanco per reagire come avrebbe voluto.
-Statemi a sentire, so come fare- continuò il castano, cercando di recuperare il controllo della situazione e di far comprendere agli altri che era davvero in grado di impedire il loro arresto; ma Jane, con una rabbia travolgente, intervenne improvvisamente afferrando Jeff per un braccio ed iniziando a strattonarlo, per invitarlo a seguirla. -Ce ne andiamo, subito. Lo sbatteranno di nuovo in galera se lo prendono, te ne rendi conto!?-.
Liu tentò di spiegarsi ancora, e sempre più si sentiva un verme. -Posso aiutarvi- esclamò a gran voce. -E vi aiuterò, ma dovete ascoltarmi. Rallentarò l'arrivo della squadra, farò in modo che abbiate il tempo di scappare, ok?-.
Per qualche qualche attimo un pesante silenzio avvolse la foresta, e Jane sentì un brivido di puro odio percorrere la sua schiena. Continuò a tenere la mano di Jeff stretta nella sua nonostante pareva che lui non se ne fosse neanche accorto, e lanciando uno sguardo pietrificante al castano iniziò a gridagli contro. -No, col cazzo! Non mi fido di te, non avrei neanche mai dovuto farlo!- esclamò, annaspando.
E Jason, nel frattempo, si era seduto a terra a pochi metri di distanza dalla prigioniera, colto da un improvviso giramento di testa; a causa della grave perdita di sangue, la sua pressione arteriosa doveva essere calata in modo preoccupate. Si sentiva intontito, e realizzare che Liu aveva programmato di tradirlo probabilmente fin dall'inizio lo faceva sentire davvero uno stupido.
-So che ho fatto un casino ma per favore, lasciatevi aiutare- insistette ancora Liu, conficcandosi le unghie nei palmi delle mani.
Proprio allora, allungando lo sguardo tra i cespugli che popolavano il dorso della montagna laddove si trovava il sentiero, il giovane poliziotto si accorse della presenza di alcuni uomini in divisa che si stavano avvicinando muovendosi rapidamente ed in fila indiana: stavano risalendo la montagna, li avrebbero raggiunti in pochi minuti.
Doveva sbrigarsi.
-Stanno arrivando! Jeff e Jane, fuggite da quella parte- disse, indicando con una mano il prato che circondava la vecchia baracca. -Nascondetevi, o se riuscite a trovare la strada scappate via-. Si voltò poi verso l'uomo dai capelli rossi, indicandolo con una mano tremante. - E tu, se non puoi camminare cerca un cespuglio e restarci dentro finché non tornerò a chiamarti. Vi coprirò io, ok?- continuò a balbettare. -Negherò di avervi mai incontrati. Andrà bene, lo prometto-.
Sorridendo con amarezza, Jason sollevò la testa quel poco che bastava a guardare Liu in faccia. La rabbia era scemata via dai suoi occhi, ed era stata sostituita da una strana quiete. -Ma no, sbirro. Non ho intenzione di scappare- disse.
Il castano scosse la testa energicamente. -Loro sanno chi sei, ti arresteranno subito senza fare domande- ribatté. -E stanno già arrivando quindi sbrigati, va a nasconderti da qualche parte!-.
E l'uomo, sorridendo ancora, sollevò le spalle e le scosse lievemente come a voler dire che non gli importava affatto. -Lo so, e mi va bene. Davvero, non ti preoccupare Liu-.
-Vuoi essere arrestato?- ribatté l'altro, che faceva fatica a comprendere il motivo di quello strano comportamento.
Jason annuì con un lieve cenno del capo ed iniziò a ridacchiare. -Non saprei che cazzo fare qua fuori, stavo molto bene nella clinica. È lì che voglio tornare-.
Non sapendo in che modo controbattere, l'altro restò a guardarlo con un'espressione confusa. Non riusciva a capire se stesse dicendo sul serio, ma il tono della sua voce suggeriva che davvero desiderasse quella fine, per la sua storia.
L'uomo dai capelli sorri si sgranchì il collo piegando la testa di lato, poi poggiò la schiena contro ad un albero assumendo una posizione più comoda. -Tranquillo Liu, ormai ho deciso. Se proprio vuoi darmi una mano, metti una buona parola per me... aiutami a tornare alla clinica, la preferirei rispetto alla galera-.
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Into The Madness - 3
Hayran KurguTerzo libro della saga "Into The Madness". Nonostante le complicazioni dovute alla sua salute mentale, Jeff ritrova nella convivenza con Jane una sicurezza ed una tranquillità che per lunghi anni non aveva più sperimentato. Impara, per la seconda v...