℘ąཞɬɛ 7 - Caffè

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Scese lentamente la sera, il buio inghiottiva pian piano i profili dei palazzi e degli alberi che affiancavano la via, inzuppati dalla pioggia costante che continuava a scendere dal cielo nero.
Jeff era rimasto disteso sul letto tutto il pomeriggio, assieme a Dado che di tanto in tanto richiamava la sua attenzione leccandogli la faccia; ma anche il cane, dopo diverse ore di penichella, annoiato finì per alzarsi e tornare al piano di sotto. Il ragazzo, invece, non riuscì ad uscire dalle coperte se non per andare in bagno; come capitava ogni volta che una nuova crisi depressiva si abbatteva su di lui aveva l'impressione che il suo corpo fosse diventato terribilmente pesante, e venisse attratto al materasso come una calamita.
Si rifiutò di mangiare, e Jane non insistette. Sapeva che avrebbe dovuto stargli vicina e limitarsi ad aspettare.
Vederlo in quelle condizioni le spezzava il cuore ed avrebbe dato chissà che cosa per vederlo alzarsi in piedi e farle un sorriso; ma si era già trovata diverse altre volte in situazioni simili a quella, ed aveva avuto prova del fatto che cercare di forzarlo a reagire non faceva altro che peggiorare la situazione.
Così si la ragazza si preparò un panino che mangiò in fretta, poi somministrò a Dado la sua serale porzione di crocchette al pollo prima di tornare di sopra. Senza dire una sola parola si distese accanto a Jeff ed afferrò la sua mano: lui già dormiva, ma sperava che avrebbe comunque percepito quel contatto.
Prima di riuscire a cadere nel sonno Jane si ritrovò a fissare il soffito per un'abbondante manciata di minuti, con le dita intrecciate in quelle di lui; ogni tanto queste ultime compievano dei piccoli movimenti, chissà che cosa stava sognando.
Nonostante le enormi difficoltà che aveva riscontrato nelle prime settimane di convivenza con Jeff, ormai averlo al suo fianco era una cosa del tutto normale per lei e, anzi, quando le capitava di doversi allontanare sentiva fortemente la sua mancanza. E se qualcuno le avesse predetto, magari un anno prima, che un giorno sarebbe stata così legata al suo carnefice, non vi avrebbe mai creduto; eppure, forse, le loro vite erano state legate molti anni prima, sia dalla gioia che dal dolore.
In modo particolare, certamente, da quest'ultimo.
Lei e Jeff erano ormai legati in modo indissolubile, ed intimi in ogni senso del termine nonostante il fatto che Jeff, spesso, si dimostrasse restio anche solo a lasciarsi toccare.
Ma aveva imparato con il passare dei giorni a gestire ogni paradosso del suo complesso carattere, e adesso la conosceva così bene da riuscire spesso a prevedere le sue reazioni.
Espirò lentamente svuotando i polmoni d'aria e strinse il pugno libero attorno ad un lembo delle lenzuola, per poi chiudere gli occhi.
Era esausta.

.......

L'alba seguente giunse serena: il temporale era cessato ed ora, timidi e rassicuranti, stavano spuntando i primi raggi di sole.
Jeff fu il primo a svegliarsi, e si ritrovò immobilizzato sotto al corpo di Dado che, durante la notte, doveva essersi infilato sotto alle coperte e disteso su di lui.
Con entrambe le mani lo spinse via di lato ignorando i tentativi della bestiola di non essere spodestato dalla sua parte di letto, poi lanciò uno sguardo a Jane: dormiva ancora, con le mani sotto al cuscino ed il volto girato in sua direzione.
La stanza era avvolta da un silenzio tanto piacevole quanto triste, erano le cinque e quarantadue del mattino.
Sospirando il killer tornò a poggiare la nuca sul materasso, nonostante avesse gli arti intorpiditi e la vescica piena; proprio non gli andava di alzarsi.
Passarono altre due ore prima che la ragazza si svegliasse a sua volta.
-Jeff... Di nuovo?- borbottò lei, sbadigliando.
Il moro le rivolse uno sguardo interrogativo. -Di nuovo cosa?- le chiese.
-Il cane nel letto- replicò la ragazza, che tentava di allungare le gambe nonostante il movimento fosse impedito dalla presenza di Dado, che si era disteso sul fondo del letto. -L'hai fatto salire di nuovo?-.
A quel punto il killer allungò una mano e premette l'interruttore della luce, ridacchiando. -A dire il vero- borbottò, evidentemente divertito. -Mi sono svegliato e me lo sono ritrovato addosso-.
Qualche secondo di silenzio precedette la risata di Jane. -Hai sempre una scusa, lo stai viziando!- esordì, rizzando la schiena. Volse poi lo sguardo al cane, ma nel vederlo così rilassato proprio non risucì ad essere arrabbiata con lui; dopotutto, si disse, avrebbe comunque dovuto cambiare le lenzuola quel giorno.
Emettendo un altro lungo sbadiglio mise i piedi a terra e si alzò, stiracchiando la schiena. -Mangi qualcosa?- chiese, rivolgendosi a Jeff; ma lui le rispose con un mugugno, voltandosi dal lato opposto con la testa sprofondata nel cuscino.
Come al solito, lei non insistette; infilò le ciabatte e scese al piano di sotto seguita dal cane che, vedendola uscire dalla stanza, aveva deciso di seguirla.
Dai vetri delle finestre entravano i raggi del sole di quel primo mattino, che si infrangevano sui mobili e sul pavimento di mattonelle color crema.
Giunta sul fondo delle scale, Jane riempì d'acqua la ciotola di Dado e si recò in cucina per prepararsi un caffè.
Si chiedeva quando Jeff avrebbe recuperato un minimo di appetito: difficilmente si rifiutava di mangiare per così tante ore di seguito e questo era un problema siccome, fino a che il suo stomaco fosse restato vuoto, non avrebbe potuto somministrargli nessuno dei suoi farmaci; ad ogni modo, era stata molto felice quella mattina di vederlo più sereno.
Ebbe giusto il tempo di recuperare la caffettiera dallo scaffale e metterla suo fuoco, prima che la sua attenzione fosse catturata da un improvviso rumore proveniente dall'esterno.
Un rumore forte; un colpo secco e metallico, seguito subito dopo da un cigolio.
La ragazza mollò la presa sulla manovella del gas e si diresse alla finestra con il fiato in gola, come se dentro di lei già sapesse che stava per accadere qualcosa di brutto.
Il suo sguardo penetrò il vetro sporco e si fece più sottile: all'esterno, Jason stava percorrendo a passo svelto il vialetto di casa, seguito da Ben.
Avevano appena rotto la serratura del cancello, e stavano avanzando minacciosamente verso la porta d'ingresso.

Into The Madness - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora