℘ąཞɬɛ 11 - Lattina

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-Non è stato lui ad incontrarlo, ma io-.
Ben si fece avanti, posizionandosi davanti al ripiano della cucina sul quale, con un piccolo balzo all'indietro, si mise a sedere con le gambe a penzoloni.
Jeff si voltò verso di lui e lo osservò con attenzione per una manciata di secondi; erano ben poche le cose che sapeva sul conto di quel ragazzino impertinente dai capelli biondi, ma seppur non lo conoscesse quasi per niente fu in grado di valutare quanto fosse una persona ben poco attendibile. E non tanto per la sua dipendenza da vari tipi di droghe, che quasi certamente non aveva risolto con le strambe cure del dottor Arden, ma soprattutto perché Ben dava l'impressione di essere una persona estremamente imprevedibile, che tendeva a cambiare facilmente la sua posizione ed il suo pensiero in funzione di quello che a lui era più comodo.
-Non fa alcuna differenza- si limitò a dire il moro, emettendo un sospiro appena percettibile mentre tornava a dirigere lo sguardo a terra. -Non è possibile che fosse lui-.
Ben, tuttavia, scosse la testa ed allargò un piccolo sorriso che apparve al resto del gruppo come un gesto fasidioso ed assolutamente fuori luogo. -Sono stato una cavia di quel dottore psicopatico proprio come te, ricordi Jeff?- disse ancora, intrecciando le braccia magre sul petto. -E forse non sai che ancor prima che Jane si decidesse a venire a salvarti, e ce ne ha messo di tempo, Arden ha provato un paio di volte a connettere la mia mente alla tua-.
Il killer aggrottò la fronte, scrutando a fondo l'espressione sul volto del suo interlocutore nel tentativo di capire se stesse mentendo. Non risuciva a decifrare con certezza il suo pensiero, ma di una cosa era certo: lo trovava insopportabile, e in un'occasione diversa lo avrebbe come minimo preso a pugni.
-D'altro canto non potresti ricordarlo, eri in coma, e il tentativo di svegliarti non ha funzionato per niente- aggiunse, beffardo.
Jane accavallò le gambe con aria frustrata. -E allora?- intervenne, gesticolando con le mani.
-Allora- rispose Ben, senza però staccare gli occhi da Jeff come volesse in qualche modo sfidarlo, o semplicemente si divertisse ad irritarlo. -Anche se non sono riuscito ad entrare nel tuo subconscio, sono comunque stato in grado di vedere alcuni tuoi ricordi, come fossi una sorta di spettatore davanti ad uno schermo. Ecco dove l'ho visto, tuo fratello-.
A quel punto Jeff abbassò la testa e strinse i pugni, chiudendo gli occhi per qualche istante. Fu palese la delusione dipinta sul suo volto. -Ma quello era solo un ricordo, l'hai detto anche tu... Non era niente di reale-.
Ben annuì con ritrovato entusiasmo, iniziando a sbattere i piedi sugli sportelli della cucina come farebbe un bambino irrequieto. -Lo so! Ma vedi... Di solito mi dimentico tutto, però quella faccia mi è proprio rimasta impressa-.
-Cretino, lascia spiegare me- intervenne all'improvviso Jason, dando una spinta al biondino. -Che altrimenti non riesce a capire niente-.
Sollevando una mano l'uomo sistemò con cura il colletto della sua camicia, ignorando il fatto che fosse macchiata del sangue che anche adesso continuava a fuoriuscire dal suo setto nasale rotto. -Parto dall'inizio, okay? Con le nuove leggi, la mia pena detentiva è stata riesaminata e sono stato spostato dal carcere ad una clinica psichiatrica. Mi sto comportando bene, e così mi lasciano uscire ogni tanto e.... Beh, sarei già dovuto ritornare alla clinica, ma avevo bisogno di parlare con te, e Jane si è rifiutata di farci entrare, ieri-. Dicendo questo lanciò una strana occhiata alla ragazza, prima di riprendere a parlare. -Ad ogni modo, nel cercarti mi sono recato nel luogo in cui tutti sostengono tu sia morto, quella sorta di piccolo centro di ricerca medica.. E li ho incontrato il piccoletto, che era seduto a fumare sul portico-.
-Fottiti- intervenne Ben, facendo una smorfia. -Piccoletto tua sorella-.
-Comunque- continuò l'uomo, facendosi una piccola risata sotto ai baffi. -Parlando con lui, che si trovava li per sue... faccende private, viene fuori che tu sei vivo e che sei scappato con Jane. A quel punto, ho fatto due più due-.
Jane rivolse a Ben uno sguardo interrogativo; era curiosa di capire a cosa si fosse riferito l'altro accennando a quelle "faccende private", ed avrebbe voluto chiederglielo ma la risposta le giunse alle sue orecchie solo un attimo dopo, da parte dello stesso Ben.
-Quel bastardo di Arden è morto, la sua collega fuori di testa è stata incarcerato... Speravo solo di riuscire a racimolare qualcosa vendendo le attrezzature mediche che sono rimaste dentro- esordì il biondino, facendo spallucce. -Ma non sono riuscito ad entrare, quindi...- aggiunse, con rammarico.
Jeff a quel punto si alzò in piedi e lentamente si avvicinò a Jason, ma senza assumere alcun comportamento ostile; era semplicemente scosso ed abbattuto, e desiderava capire fino in fondo che cosa stesse accadendo. -E quindi? Che cosa c'entra tutto questo con Liu?- chiese con insistenza. Aveva ripreso inconsciamente a tremare, e la riga di sangue che attraversava il suo volto gli conferiva un aspetto ancor più stanco ed abbattuto di quanto non esprimesse già l'intero suo corpo.
L'uomo dai capelli rossi sollevò una mano facendogli cenno di restare calmo, e lasciarlo spiegare. -Ben è stato interrogato dalla polizia essendo stato una delle tante cavie che erano finite sotto i ferri del Dottor Arden, ma teoricamente l'unica ad essere rimasta in vita... E mentre mi spiegava questo e mi raccontava tutto quello che risuciva a ricordarsi, ha realizzato che il poliziotto che l'ha interrogato era la medesima persona che aveva visto nei tuoi ricordi... Ovvero, presumibilmente, tuo fratello-.
Nella cucina calò un assordante silenzio; nessuno disse più una parola, tutti quanti adesso rivolgevano i loro sguardi a Jeff, nell'attesa di vedere come avrebbe reagito a seguito di quella rivelazione.
Soltanto Ben, saltando giù dal mobile, osò rompere la quiete aprendo il frigorifero alla ricerca di qualcosa da bere; non sembrava per niente interessato alla cosa, motivo per cui restava ancora un mistero il motivo per cui aveva deciso di seguire Jason fino a li.
Jeff scosse lievemente il capo, e sulla sua bocca apparve un sorriso amaro, carico di rimpianti. -Tante persone possono somigliare a Liu- esordì, con un filo di voce.
Ed in quel momento Ben, che non avendo trovato alcun alcolico aveva deciso di stappare un lattina di coca, scoppiò in una breve risata. -Sarò un tossico, un alcolizzato, un disadattato... Ma non sono stupido, Jeff- disse, tra un sorso e l'altro. -So bene cosa ho visto, e comunque non è stato poi tanto difficile capire che si trattava della stessa persona. Non penso siano in molti ad avere quelle stesse cicatrici sul volto...-.
Non appena udì quelle parole, Jeff si portò una mano sul volto e strinse le mandibole così forte da percepire dolore. Ben non poteva conoscere quel dettaglio, e non poteva neanche averlo letto da qualche parte perché l'aspetto di Liu Woods non era mai stato reso pubblico in modo così preciso. Era comunque possibile che si fosse inventato tutto quanto basandosi su ciò che aveva visto nella sua mente tramite il macchinario di Arden; ma il dubbio che così non fosse iniziava a schiacciarlo, mozzando il suo respiro.
Non riusciva a dare fiducia alle parole di Ben, tantomeno a quelle di Jason; ma una domanda iniziò a martellare la sua mente. Se ci fosse stata anche solo la più piccola probabilità che quella storia fosse vera e che Liu fosse realmente ancora in vita, avrebbe mai potuto rifiutarsi di verificarlo?
-E dove...- mormorò, mentre il suo corpo veniva scosso da continui tremori. -Dove si troverebbe Liu, adesso?-.

Into The Madness - 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora