Quella mattina l'aria era carica di umidità e le nuvole scure che sovrastavano ogni cosa sembravano promettere un'imminente pioggia.
Il gruppo giunse in stazione con la massima cautela, procedendo secondo le precise indicazioni di Liu che, senza farsi troppi scrupoli, aveva già iniziato a comportarsi come fosse lui il leader della situazione: stabilì che non avrebbero dovuto spostarsi tutti assieme nonostante a quell'ora le strade fossero quasi deserte, e scelse Jason come compagno. Ben si incamminò da solo asserendo di non aver certo bisogno di qualcuno che gli indicasse la via, mentre Jane e Jeff partirono per ultimi, attraversando le viuzze più isolate e meno frequentate del posto.
Raggiunsero la stazione a piedi, per poi saltare sul treno che arrivò poco dopo continuando a mantenersi distanti l'uno dall'altro: in nessun modo avrebbero dovuto far capire ad occhi indiscreti di essere diretti tutti quanti allo stesso posto.
-Abbiamo i biglietti, vero?- esordì Jason, rivolgendo a Liu uno sguardo preoccupato; solo adesso gli era venuto in mente che salire sprovvisti di biglietto sarebbe stato particolarmente sconveniente per loro: non avrebbero potuto rischiare di beccarsi una multa, con conseguente richiesta di documenti da parte del controllore.
Ben scoppiò in una risatina, infilando le mani in tasca e sputanto saliva a terra. -Biglietti? Non ci servono i biglietti-.
-Certo che li abbiamo- intervenne il giovane poliziotto, prelevandoli dalla tasca. -Li ho comprati per tutti- aggiunse.
Il biondino fece un'espressione stupita, poi sollevò le spalle. -Notevole, sbirro! Comunque io vado nell'ultima carrozza, non rompetemi le palle- borbottò, mentre a passo svelto si dirigeva in direzione del portellone in procinto di aprirsi.
Jeff salì invece nella terzultima carrozza, separandosi da Jane giusto un paio di file più indietro; occupò oltre al suo sedile anche quello accanto distendendo i piedi, perché voleva essere sicuro che a nessuno sarebbe venuto in mente di mettersi a sedere accanto a lui. Seppur non volesse renderlo evidente si sentiva veramente molto nervoso, perché era passato molto tempo dall'ultima volta che si era trovato circondato da altre persone, e sapeva di essere in una situazione rischiosa perché facilmente riconoscibile. Con il cappuccio sulla testa ed i capelli adagiati sul petto era riuscito a celare almeno parzialmente il suo volto, ma era costretto a tenere la testa costantemente abbassata per evitare che qualcuno incrociasse anche solo per caso il suo sguardo; come se questo non bastasse, nonostante le medicazioni la ferita da arma da fuoco che portava sulla spalla aveva macchiato la sua maglietta ed appariva abbastanza evidente, nonostante il tessuto fosse nero.
Doveva essere estremamente cauto e non fare nulla che avrebbe potuto insospettire i pochi passeggeri che si trovavano a bordo di quel treno: conosceva fin troppo bene la fama che si era guadagnato durante il suo lungo periodo da incontenibile serial killer, perciò era certo che nessuno avrebbe fatto poi tanta fatica a riconoscerlo.
Non aveva più pronunciato una singola parola da quando erano partiti dalla casa di Liu per recarsi alla stazione, nonostante tutti i tentativi di Jane di conversare con lui; a stento riusciva a sopportare l'enorme cumulo di stress che quella situazione gli causava, ma sarebbe stato disposto a sopportare anche di peggio pur di riuscire a star vicino a suo fratello.
Il treno partì a seguito del fischio del macchinista, ed il moro rivolse al vetro uno sguardo fisso che non avrebbe più spostato. E Jane, qualche fila di sedili più avanti, di tanto in tanto si sporgeva per controllare che lui fosse ancora li.
Anche lei si sentiva nervosa, perché non aveva idea di cosa sarebbe potuto accadere adesso ed era immobilizzata dal terrore che Jeff avrebbe potuto dare di matto, e combinare ancora qualcosa di cui si sarebbe poi pentito amaramente: sapeva quanto era importate suo fratello per lui, e sperava davvero con tutto il cuore che in qualche modo sarebbe riuscita a convincere Liu del fatto che valeva davvero la pena recuperare un rapporto con suo fratello minore.
Qualche carrozza più avanti, invece, Liu si era sistemato a sedere vicino ad un gruppo di stranieri, probabilmente turisti, e in totale silenzio sembrava ragionare e pianificare ciò che avrebbe dovuto fare dopo quando sarebbero giunti a destinazione. Infine Jason, che ben poco sopportava la presenza di troppe persone attorno a lui, aveva deciso di trascorrere tutto il viaggio in piedi davanti ad una delle porte automatiche, godendosi il panorama dal vetro senza il fastidio di altra gente intorno.
Aver trascorso metà vita in carcere e gli ultimi mesi in clinica lo avevano reso ancor più irritabile ed insofferente a situazioni di quel tipo......
Il viaggio non fu particolarmente lungo se misurato in chilometri, ma il percorso divenne sempre più tortuoso man mano che il treno viaggiava verso le montagne e così, tra curve e gallerie, ad un certo punto la velocità di marcia si ridusse notevolmente.
Il panorama cittadino iniziò a dissolversi pian piano lasciando dapprima spazio alla campagna, poi venendo del tutto sostituito dalla vegetazione rigogliosa che rendeva le poche abitazioni presenti difficilmente individuabili. Le rotaie attraversarono un vecchio ma robusto ponte di ferro, per poi arrampicarsi in salita tra boschi di aceri fino a che, finalmente, all'orizzonte furono ancora una volta visibili segni di civiltà. Quella che stavano raggiungendo era una zona rurale, composta da poche zone abitate separate tra loro da ettari di bosco selvaggio, e ben poco connesse al resto della civiltà: infatti, era popolata per lo più da anziani, contadini o allevatori locali, ed era evidente quanto la natura fosse dominante sulle poche costruzioni umane.
Anche i telefoni cellulari, probabilmente, avevano problemi a ricevere il segnale tra quelle montagne: se davvero Judge Angel si era rifugiata in quel luogo dimenticato da Dio, aveva preso quella decisione non per caso.
Quando il treno arrestò la sua corsa e Liu scendendo dalla carrozza poggiò il primo piede a terra, l'aria fredda pizzicò le sue narici e fu subito evidente che le temperature erano molto più basse rispetto a quelle che era abituato a sentire in città; se ne riempì i polmoni, mentre si guardava intorno attendendo l'uscita del resto del suo gruppo. Si trovavano in un luogo così poco frequentato che furono quasi gli unici a scendere a quella precisa stazione, mentre il resto dei passeggeri erano rimasti a bordo.
Ben fu il primo ad abbandonare la carrozza, saltando giù con disinvoltura per poi perdersi ad osservare con espressione neutra l'ambiente sciatto e malcurato nel quale era appena giunto: la stazione era quasi deserta, dotata di un solo binario ed una misera passerella di plexiglass a sostituire le normali sale d'aspetto. Non era presente un bar, una macchinetta automatica per i biglietti, addirittura era sprovvista anche del bagno pubblico.
-Che schifo di posto- commentò il biondino, infilandosi una mano in tasca alla ricerca di una sigaretta. Assunse un'espressione profondamente delusa e preoccupata nel momento in cui si accorse che quella appena prelevata era l'ultima rimasta.
-Riuniamoci fuori- sussurrò Liu, incamminandosi in direzione dell'unica strada asfaltata.
Il ragazzino scosse la testa. -Fuori dove? Siamo già fuori-.
-Seguimi e basta-.
Jason, Jane e Jeff abbandonarono il treno per ultimi, e senza fermarsi troppo a scrutare l'ambiente individuarono i loro compagni e li seguirono, mantenendo una certa distanza tra loro.
Le prime goccie d'acqua stavano ora cadendo dal cielo, infrangendosi sulle strade sporche di foglie secche e terra attraversata dalle orme degli pneumatici; Liu diede una rapida occhiata alle vecchie case che circondavano la stazione, modeste e malmesse, prima di proseguire a passo svelto in direzione di un vicolo che si addentrava tra un paio di baracche dismesse. E qui, senza dire niente, attese che gli altri lo raggiungessero.
-Dove siamo diretti, di preciso?- domandò Jason, avvicinandosi.
Il castano sollevò le spalle. -Dobbiamo perlustrare la zona da cima a fondo, quindi non fa molta differenza iniziare da una parte o dall'altra-.
Jeff non si azzardò a riunirsi al gruppo, ma cessò il suo cammino una decina di metri prima per poi appoggiare la schiena contro al muro di una casa e limitarsi ad attendere: non gli importava nulla della riuscita di quel piano, non aveva alcuna importanza per lui riuscire o meno a fermare quella donna, tutto ciò che deciserava era stare vicino a Liu.
Dimostrargli di essere qualcosa in più del mostro che lui vedeva.
Ma sapeva di dover agire con la massima cautela, soprattutto perché aveva del tutto perso la fiducia in se stesso.
Così lo osservò da quella distanza, e scrutò con morbosa attenzione ogni suo più piccolo movimento. Da quella distanza non fu in grado di capire cosa lui stesse dicendo agli altri, ma restò in ascolto di quel piatto vociferare finché la sua attenzione non fu catturata, in modo tanto improvviso quando inaspettato, da un paio di figure in divisa ad una trentina di metri di distanza dal gruppo.
Assottogliò lo sguardo, stringendo i pugni affondati nella tasca della felpa nera. Erano due uomini di media statura, che identificò immediatamente come poliziotti grazie agli abiti che indossavano ed ai berretti sulle loro teste; d'istinto balzò alla sua sinistra, infilandosi con fatica in mezzo ad una catasta di vecchi pannelli di legno lasciati li a marcire. Avrebbe voluto avvertire i suoi compagni in qualche modo, ma non ne ebbe il tempo.
Trattenne il fiato e recuperò la calma, mettendosi in ascolto.
-Liuberth? Che diavolo ci fai qui, non eri in ferie?-.
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Into The Madness - 3
FanfictionTerzo libro della saga "Into The Madness". Nonostante le complicazioni dovute alla sua salute mentale, Jeff ritrova nella convivenza con Jane una sicurezza ed una tranquillità che per lunghi anni non aveva più sperimentato. Impara, per la seconda v...