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Yunho non sarebbe mai stato capace di spiegare cosa glielo avesse fatto fare, ma vedere quanto San era spaventato una volta che aveva realizzato cosa stava accadendo...

Gli ricordò esattamente Yuri.

Dopo i suoi 'momenti brutti', come lei li chiamava, aveva sempre uno sguardo pietrificato sul suo viso che spezzava il cuore a Yunho.

Quando chiuse la porta dietro di lui, dopo essere entrato nella camera, San sobbalzò visibilmente e si allontanò da lui. I suoi occhi guardarono ovunque nella stanza e la testa si mosse avanti e indietro, come un animale messo all'angolo.

Che, in un certo senso, era.

Yunho si sentì così in colpa quando girò la chiave nella serratura, ma doveva essere fatto. "San?" chiese gentilmente.

Il minore si voltò per guardarlo con gli occhi sgranati. Sembrò che tutto il suo corpo stesse tremando.

"Ecco." gli porse la bottiglietta di pillole e l'acqua, poi fece un passo indietro quando San le accettò. "Penso che ora la cosa migliore da fare per te sia che tu riposi."
"Penso che ora la cosa migliore da fare per te sia dirmi cosa sta succedendo."
Le sopracciglia di Yunho si sollevarono in sorpresa. Non si aspettava che San lo attaccasse, ma, ad essere onesti, gli piacque. "Mi sembra giusto. Ti dirò cosa so, ma non è una storia piacevole." osservò San ingoiare tre delle pasticche, poi raggiunse la fascia. "Non la toglierei se fossi in te, ammesso che tu voglia che le voci prendano il controllo di nuovo."
San si fermò e lo guardò. "Voci?"
"Si, quelle che ti controllano."
"Di cosa stai parlando?"
"Siediti, per favore." Yunho disse gentilmente, indicando il letto. "Ti dirò tutto quel che so."

.

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Hongjoong fece scorrere le dita sopra la pagina del copione che teneva fra le mani. Era dei nuovi ordini per il mercato nero di quella sera e seppe subito che sarebbe stata una nottata produttiva.

Se avesse fatto abbastanza soldi nelle poche serate successive, ne avrebbe avuti abbastanza per comprare tutti i sistemi di sicurezza extra, armi ed attrezzi che gli servivano per assicurarsi che il Pack non lo toccasse mai più di nuovo. Era qualcosa che si era sforzato di ottenere per anni.

Era sempre caduto in basso!

Non importava quanti soldi incassava, sembrava che ci fosse sempre qualcosa che prosciugava i suoi risparmi.
Hongjoong aveva monitorato da vicino. Non era certo di cosa fosse, ma proprio quando pensava di averne abbastanza, i soldi sembravano sparire dai suoi conti.

La cosa pesante era che c'erano alcune altre persone che lavoravano per lui che avevano accesso ai conti per acquistare gli elementi per le loro vendite all'asta.

Magari doveva iniziare a mettere più soldi nei suoi conti personali, ma sapeva anche che era rischioso e poteva intaccare i suoi affari.

"Bene, ci sono alcune buone armi qui." mormorò a sé stesso mentre girava l'interruttore per inviare il suo segnale.

Quando posò il foglio di carta, lanciò un'occhiata alla porta principale e per qualche ragione la sua mente arrivò all'estraneo alto che gli aveva chiesto del libro che stava leggendo.
C'era qualcosa del tono di voce dell'uomo che lo perseguitava ancora. C'era così tanto dolore e desiderio...

Hongjoong scosse la testa. Perché stava addirittura pensando ad una cosa del genere? Aveva molte altre cosa per cui doveva essere preoccupato in quel momento.

Ci vollero solo pochi minuti affinché i suoi acquirenti abituali iniziassero ad arrivare. Diedero tutti la password, come sempre, e Hongjoong annuì per farli passare dalla stanza sul retro.

Tenne la sua pistola caricata e pronta per sparare in qualsiasi momento, giusto in caso che qualcuno dal Pack si presentasse per provare a fermarlo. Specialmente Seonghwa.

Oh, non vedeva l'ora di piantare un proiettile in quello stronzo.
Hongjoong lo visionava diverse volte al giorno a volte, un modo per scaricare lo stress.

E il suoi cagnolino.

Hongjoong sbuffò e scosse la testa un'altra volta.
Era così stanco di quel posto... e non vedeva l'ora di essere libero di vivere la sua vita.

Un giorno. Presto un giorno avrebbe distrutto il Pack o sarebbe scappato lontano da lì con abbastanza soldi per non doversi più preoccupare mai più.

I suoi occhi deviarono sul suo libro e una sensazione di brama iniziò ad avere la meglio.
Nel profondo, Hongjoong voleva solo avere un posto a cui appartenere, ma cancellò rapidamente quel pensiero e ringhiò a sé stesso.

Il Pack gli aveva preso tutto. Non poteva abbandonare la sua missione.

Distruggerli tutti quanti.

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"Jongho, vieni qui." Yeosang disse, scuotendo la mano con urgenza.

Era ritornato ai suoi computer non appena Mingi aveva reso chiaro che non voleva più parlare e, giusto pochi minuti prima, aveva rintracciato qualcosa che sapeva essere importante.

"Che c'è?" Jongho apparve istantaneamente al suo fianco e posò una mano confortevole sulla sua spalla.
"Guarda. È tornato." Yeosang indicò sullo schermo una lucina lampeggiava, inviando alcuni cerchi di espansione dal centro, indicazione dell'area da dove il segnale proveniva.
Il minore si sporse in avanti e corrugò di poco la fronte. "Hai già capito cos'è?"

Yeosang scosse la testa e raggiunse la ciotola dei lecca-lecca che teneva sulla sua scrivania. Appena ne ebbe uno fra le labbra, si sentì un po' più rilassato.

Ormai erano mesi che provava a capire per cosa fosse quel segnale. Non rimaneva per molto e, mentre era sempre nella stessa area, non era mai stato capace di localizzare la sua esatta posizione.

Lo infuriava.

Yeosang era l'hacker migliore in circolazione e non riusciva a capire cosa fosse quel dannato segnale. "Non capisco."
"Non ci sono alcuni dei tuoi bersagli lì intorno?"
"Si, ma... perché dovrebbero trasmettere un segnale?" Yeosang cominciò a giocare con il lollipop nella sua bocca mentre si adagiava allo schienale della sua sedia.
Jongho ridacchiò accanto a lui e si inclinò in avanti per attirare l'attenzione di Yeosang. "Se continui così potrei non essere in grado di contenermi."
Il maggiore arrossì e provò ad allontanare il suo ragazzo, ma, come sempre, Jongho tenne duro come se fosse una fottuta statua. "Non dire cose così, abbiamo degli ospiti."
"Quindi?" Jongho ammiccò. Era uno sguardo letale che faceva sempre deconcentrare Yeosang da qualsiasi cosa stava facendo.
"S-smettila." Yeosang sibilò mentre riportava i suoi occhi sullo schermo. "Sei una puttana per le mie attenzioni."
"Proprio un linguaggio inappropriato da usare con il tuo bambino." Jongho rise e si inclinò per avvicinarsi maggiormente. "Sarai negligente di nuovo, non è vero?"
"Porca puttana!" Yeosang spinse via Jongho dal viso e provò a sistemarsi per nascondere il fatto che fosse estremamente eccitato.

Il fatto che Jongho se ne andò senza un'altra parola gli disse che il minore aveva portato a termine la sua missione.
Avrebbe avuto dei problemi se avesse continuato a lasciare che Jongho lo distraesse in quel modo, ma Yeosang sapeva che lo amava allo stesso tempo.

Dopo essersi preso un momento per respirare, Yeosang iniziò a far partire la sua programmazione per capire cosa fosse quello strano segnale.
L'unica cose a cui poteva pensare era che poteva essere coperto da qualcos'altro oppure che era trasmesso ad una frequenza che non era capace di captare.

"Che cos'è?" la voce profonda di Mingi provenne da dietro di lui dopo un po' di tempo.
Yeosang provò a nascondere il fatto che avesse sobbalzato grattandosi il retro del capo e girando sulla sua sedia per guardare il minore. Il suo cuore si strinse un po' quando vide l'espressione senza speranza sul viso di Mingi. "Non... non ne sono certo. È qualcosa che ho provato a localizzare da un po' ormai, ma ancora non riesco a capire cos'è."
Mingi fissò lo schermo per del tempo, poi lentamente inclinò la testa di lato. "Puoi rimpicciolire per mostrare di più dell'area?" Yeosang obbedì ed osservò mentre Mingi si avvicinava per studiare la mappa. "Non posso crederci..."sussurrò.
"Cosa?"
Mingi si allungò ed indicò un punto sullo schermo, proprio nel centro del segnale. "Quello è il negozio di Hongjoong."

.

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.

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San non poteva credere a quel che stava sentendo.

Aveva fatto quel che Yunho aveva chiesto e aveva ascoltato tutto.

Era assolutamente una pazzia.

Mercer aveva impiantato un chip nel suo cervello per controllarlo? Perché lo avrebbe fatto? Non poteva essere...

San esitò ed inspirò un respiro profondo.
Forse poteva...

Pensò a tutti i momenti di vuoto della sua memoria. Tutti i mal di testa. Tutti gli sguardi preoccupati di Seonghwa. Tutti-

Seonghwa. Seonghwa lo sapeva...

San si coprì la bocca e le lacrime iniziarono a formarsi nei suoi occhi stanchi. Si sentiva così tradito.

"So che è molto." Yunho disse gentilmente. "E che è difficile da credere, ma... penso sia tutto vero. Mingi ancora non mi ha dato una ragione per non credergli."
Il minore di voltò per guardare Yunho e abbassò la sua mano. "Ma... come? Io..." continuava a non riuscire a trovare le parole per parlare. Tutto della sua intera vita... era stato una bugia? Era solo una pedina nel piano di Mercer? E perché?
"Lo so." Yunho mantenne la sua voce calma e stabile. C'era qualcosa che faceva sentire San a suo agio, però non riusciva a capire perché.

Poteva essere quella connessione di cui Yunho aveva parlato?

"Allora noi..."
"Apparentemente." Yunho ridacchiò nervosamente e si grattò il collo.
San osservò il movimento attentamente, sapendo molto bene che doveva continuare a tenere alta la guardia, ma un sorriso tirò gli angoli della sua bocca quando vide le orecchie di Yunho diventare rosse. Era carino. "E tua sorella... era come me?"
Uno sguardo oscuro attraversò il viso di Yunho e fece cadere il suo braccio. "Per un certo verso. Tu avevi le voci forzate dentro di te. Yuri era davvero malata. Abbiamo fatto tutto quel che potevamo per provare a tenerla in salute, ma il Pack controlla i medicinali, quindi non potevamo mettere le mani su quel che serviva."
San si guardò le mani. Non gli era sfuggito il tono accusatorio nel tono di voce di Yuhno. "Quindi ora che succede?"
"Beh, penso dipenda da te, ma dovresti riposarti un po'. Non dobbiamo decidere ora. Hai avuto una giornata pesante."

A quelle parole, San fu improvvisamente consapevole di quanto sentisse pesante il suo corpo. Era qualcosa di familiare e realizzò che doveva essere per il chip nella sua testa. Come poteva non saperlo? Perché Seonghwa non glielo aveva detto? Magari non erano così vicini come pensava.

Yunho si alzò e cominciò a camminare verso la porta, ma San lo afferrò per la manica. "Aspetta..."mormorò e ritirò la sua mano. "S-scusa."
"Va bene, che c'è?"
San si sentì così patetico, ma non voleva stare da solo. Era tutto così sopraffacente e Yunho non aveva mostrato segni di essere pericoloso. Semmai, era la persona più gentile che San avesse mai conosciuto. "Rimarresti con me?"
Un sorriso sf ormò sul viso di Yunho e tutti i suoi lineamenti si unirono in uno sguardo comprensivo. "Certo."

San si spinse più in là nel letto e si stese. Osservò ogni movimento di Yunho e notò che esitò leggermente, ma non poteva biasimarlo.

Entrambi finirono per sdraiarsi schiena contro schiena, ma San si ritrovò ad indietreggiare così che almeno si toccassero. Ci fu qualcosa in quel piccolo contatto che lo confortò.
Specialmente quando la sua mente iniziò a vagare verso cosa Mercer stava pensando in quel momento. Se era stato mandato in una missione speciale, il fatto che non fosse tornato avrebbe fatto scattare un campanello d'allarme. Mercer doveva essere furioso. Avrebbe mandato qualcuno a cercarlo? Se era così importante, Mercer avrebbe fatto qualsiasi cosa potesse per riportarlo indietro, giusto?

Poi i pensieri di San presero una strada più dolorosa.

Seonghwa sapeva che era sparito? O...gli importava?

San non riuscì a fermare il mugolio che gli scappò a quel pensiero e fu sorpreso quando il letto di mosse e una delle lunghe braccia di Yunho si avvolse attorno il proprio stomaco. "Va tutto bene. Nessuno ti farà del male qui. Sei al sicuro, San." sussurrò.

La sensazione del suo respiro solleticare il retro del collo di San fece riempire di brividi quel punto e le sue braccia. Si morse il labbro e chiuse gli occhi.

Parte di sé si sentì in colpa per fare quello, ma il tradimento che sentiva aveva vinto. Forse se avesse fatto qualcosa con Yunho avrebbe fatto del male a Seonghwa in cambio.

Però, quando sentì Yunho rilassarsi dietro di sé e un lieve russare unirsi, San sorrise e si accoccolò al letto. Se quello che dicevano era vero, allora Mercer era il vero nemico lì e lui non si sarebbe fermato finché non avrebbe avuto la sua vendetta.

Answer ||| Ateez [Traduzione italiana]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora