Wooyoung sentì tutto il suo corpo tremare mentre aspettava che Seonghwa rispondesse. Sapeva che stava rischiando tutto confessando i suoi sentimenti, ma non poteva più sopportarlo. Se Mercer avesse continuato a trattarlo in quel modo, allora doveva dire quel che pensava almeno una volta.
Finché ne aveva la possibilità.
Seonghwa aprì e chiuse la bocca un paio di volte, poi sollevò una mano per posarla sopra quella di Wooyoung sul suo petto. "Io.... Io non..."
Il minore sentì il suo cuore affondare mentre la sensazione di rifiuto iniziò a riempirlo. Guardò in basso e fece un passo indietro, ritirando la sua mano e la lasciò cadere lungo il suo fianco. "Va bene... avevo solo bisogno di dirlo. Ti ho amato per così tanto tempo, anche prima che tu notassi davvero che ero qui, ma so che non potresti mai amarmi..."
Cominciò a voltarsi per andarsene, però, improvvisamente, non seppe cosa fare. Se avesse lasciato la stanza, avrebbe significato tornare da Mercer. Se fosse rimasto... avrebbe voluto dire affrontare Seonghwa e la situazione umiliante che aveva appena creato.
Delle lacrime si formarono agli angoli dei suoi occhi. Wooyoung continuò a rigirare fra le dita il bordo della maglietta di Seonghwa e prima di rendersene conto, cadde sulle sue ginocchia.
Era senzasperanza.
Sapeva che era insignificante. Il nessuno che non avrebbe mai saputo come sarebbe stato essere fuori dal controllo di Mercer. Sarebbe sempre stato un prigioniero lì.
Dei singhiozzi si strapparono dalla gola di Wooyoung ancora una volta, come quando era stato nella doccia.
Cosa aveva fatto per meritarsi quello?
"Wooyoung?" la voce di Seonghwa arrivò da dietro di lui e rabbrividì al suono.
"Solo, v-vattene... Io non p-" Wooyoung singhiozzò e si nascose il viso fra le mani. "Non ce la faccio più!"
Due braccia si avvolsero intorno a lui da dietro e in pochi secondi Seonghwa lo aveva tirato al suo petto. "Vabene." la sua voce era ancora forzata e anche le sue braccia stavano tremando.
Parte di Wooyoung volle spingere via il maggiore, urlargli oppure solo correre via, ma l'altra parte è quella che lo fece sistemare le sue braccia così che fossero intorno a Seonghwa dall'esterno. Premette il suo viso in avanti, in modo che il braccio di Seonghwa stesse coprendo i suoi occhi e continuò a piangere.
In quel momento non sapeva che altro fare.
All'improvviso gli era caduto tutto addosso e sembrava che non ci fosse via di fuga.
"Andrà tutto bene." Seonghwa continuò a sussurrare. Cominciò a dondolare gentilmente Wooyoung avanti e indietro in un moto di conforto. "Lo risolveremo."
Wooyoung voleva credergli. Voleva credergli più di ogni altra cosa, ma sapeva che Seonghwa amava ed ammirava suopadre... Non c'era modo che andasse contro all'uomo... Sapeva tutto.... era cresciuto osservando Mercer e Seonghwa addestrarsi insieme, creare un legame, ridere, gli sguardi fieri che Mercer gli dava...
Mercer amava suo figlio più di ogni altra cosa, anche se aveva difficoltà a mostrarlo a volte e Wooyoung sapeva che l'amore era reciproco.
Così rimase in silenzio dopo aver ripreso controllo di sé stesso e provò solamente a godersi il momento. Nonostante non potesse fare tutto quel che voleva.
Poteva sentire Seonghwa riposare la sua fronte in mezzo alle sue scapole e una volta ogni tanto il maggiore avrebbe stretto la presa per un momento prima di allentarla di nuovo. Era ovvio che stesse pensando a delle cose e Wooyoung desiderava chiedergli a riguardo.
Però non poteva...
Si aspettava che Mercer fosse arrivato irrompendo per ricominciare a picchiarlo e dargli la colpa per qualcosa che non aveva fatto.
Wooyoung aveva la sensazione che Mercer lo stesse incolpando per qualcosa di cui non era in realtà colpevole, ma qualche ragione aveva deciso di rifarsela con lui.
Dopo diversi minuti di silenzio, Seonghwa sollevò la testa. Wooyoung seguì il movimento e allontanò il viso dal braccio del maggiore e si spostò così che potessero entrambi mettersi in piedi.
Il senso di colpa era dipinto su tutto il viso di Seonghwa mentre studiava Wooyoung. La sua fronte si corrugò un po', ma non aprì bocca, quindi Wooyoung si girò ed iniziò a camminare verso la porta."A-Aspetta..." Seonghwa gli prese il polso. Il minore si fermò, ma non guardò indietro. "Io- Non andare..."
Il cuore di Wooyoung cominciò a palpitare e poté sentire i brividi coprirgli le braccia e la schiena.
"Non posso scusarmi abbastanza per quel che ho lasciato mi sfuggisse. So che... immagino che abbia provato a dire a me stesso che non era male come sto realizzando solo ora che sia... ma proverò a sistemare, se mi darai un'opportunità."
"Perché?" Wooyoung non riuscì a non chiedere."Perché ora?"
"Non lo so." Seonghwa si strozzò sulle sue stesse parole e lasciò uscire un piccolo lamento. "Però... quando hai detto..."
Wooyoung si voltò per guardarlo. Poteva vedere il conflitto sul viso di Seonghwa, quasi come se fosse cercando qualcosa.
Gli occhi di Seonghwa si alzarono. "Non posso spiegarlo. Però... voglio guadagnare quel che mi hai detto. Anche se non potrò mai ridirlo. Io... io..." le parole rimasero intrappolate nella sua gola e scosse la testa.
Poteva non essere quel che Wooyoung voleva sentire, ma fu abbastanza. Tornò indietro per poter essere abbracciato da Seonghwa ancora una volta.
Un solo pensiero passò per la sua mente. Era troppo potente per lui per poterlo afferrare in quel momento, ma avrebbe lasciato che lo stuzzicasse per un po'.
Sicuro.
Wooyoung si sentiva al sicuro.
Specialmente quando Seonghwa inclinò la sua testa giusto per premere le sue labbra e naso al lato della sua.
Non sapeva cosa sarebbe successo da lì, ma Wooyoung sapeva che doveva tenere la guardia alta per essere sicuro. Anche se quello era il momento che sognava da anni.
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San si fermò all'esterno del grande magazzino.
Lo riconobbe, certamente. Era quello in cui era entrato e piazzato una cimice. Ad aver saputo che ci sarebbe ritornato così presto, avrebbe impiantato altre telecamere o cimici, così che avesse potuto sentire cosa succedeva all'interno.
Stai attento. Tutti coloro all'interno di quell'edificio sono pericolosi.
"Uccido a vista?"
Si. Uccidili tutti quanti. Specialmente la testa rossa. Lui è la tua priorità numero uno. Non deluderci.
San annuì e sorvegliò l'area. Era abbastanza tardi nella notte che non c'era anima in giro per le strade. Le persone si erano fatte furbe, era troppo pericoloso in quella parte della città con il Pack che pattugliava per chiunque potesse disobbedire ai loro ordini.
Lentamente, San iniziò a muoversi verso la struttura. Non aveva alcuna delle sue armi, così sapeva che, se stessero guardando le telecamere, lo potevano vedere, ma, l'ultima volta che aveva guardato, stavano tutti parlando e non prestando attenzione.
Una volta che fu vicino abbastanza, San si mantenne vicino al muro e si fece strada verso la porta.
Dovette trattenersi dal ridere al fatto che la porta non fosse chiusa a chiave.
"Siete sicuri che queste persone siano una minaccia? Se lo sono, sono davvero idioti a non prendere la sicurezza sul serio."
Non fare lo spavaldo. Non possiamo concedere loro la possibilità di attaccarci. Dobbiamo finire con loro rapidamente. Sbrigati, San.
Le voci sembravano stressate. Rese San ansioso e poté sentire la sua mente annebbiarsi un po'. Lo faceva a volte quando iniziava a sentirsi sopraffatto o stressato.
Concentrati.
San scosse la testa e scivolò all'interno dell'edificio.
Non c'era persona al piano terra, così i suoi occhi immediatamente si spostarono sulle scale, si fece basso a terra in modo da poter arrivarci.
Una voce profonda proveniente dal piano di sopra fece andare nel panico le voci nella sua testa. L'avevano riconosciuta ed erano spaventate...
"Va bene, proviamo a riposarci un po' per stasera e possiamo iniziare domani."
"Suona bene." un'altra voce profonda disse, poi si fermò. "Oh, ho bisogno anche delle fragole."
San inclinò la testa di lato. Non sembrava che stessero complottando qualcosa, ma sapeva che doveva obbedire alle voci. Loro sapevano sempre cos'era meglio per lui.
"Fragole?" una voce più alta disse. Sembrava preoccupato.
"Si, fragole. Dal negozio qui davanti."
San cominciò a salire le scale lentamente. Si assicurò di essere leggero sui suoi passi per non fare rumore. Era sulla piattaforma a metà quando la porta del piano superiore si aprì.
La sua testa schizzò in su e vide il proprietario del ring da combattimento fissarlo dritto negli occhi. Immediatamente, San iniziò a scenderele scale di corsa, ma dall'angolo del suo occhio vide il ragazzo saltare oltre la ringhiera ed afferrare una corda pendente dal soffitto in modo che potesse scivolare giù e bloccare l'uscita. "Fermati!" gridò mentre squadrava le spalle e sollevava i pugni chiusi.
San si fermò per un secondo prima di vedere se potesse correre intorno al ring. Sapeva di essere più veloce, quindi se fosse riuscito ad aggirarlo...
"Aspetta!" la voce profonda di prima disse. "Non fargli del male! È San!"
"Stai scherzando vero?"
"No! Non farlo scappare!"
CORRI.
San aggirò il ring da combattimento e guardò sui muri per una via di fuga. Non aveva paura di lottare se ne avesse avuto bisogno, ma era svantaggiato.
Tirò fuori un paio di coltelli e li strinse nelle mani, ad ogni modo adocchiò il lottatore correre intorno l'altro lato del ring.
Era la sua occasione.
Quando voltò l'angolo, San alzò il suo braccio e lo fece cadere. Sentì il coltello lasciargli la mano e non vedeva l'ora di vedere se la sua mira era stata giusta.
Lo scoprì quasi subito quando udì il coltello fare rumore contro il muro di metallo del magazzino mentre il lottatore rotolava di lato.
San sfruttò l'opportunità per fare uno scatto di corsa.
Doveva uscire. Doveva andarsene da lì. In qualche modo avevano scoperto che era lì e non c'era modo che lasciasse che vincessero.
"Fermati, per favore! Voglio solo parlarti!"
Non ascoltarlo! UCCIDILO!! UCCIDILO ORA!!
Santra salì quando le voci strillarono nella sua testa. Il suo viso si contorse in dolore, ma cambiò direzione e cominciò a puntare la testa rossa, che si stava muovendo per bloccare anche l'altra uscita. Sollevò la sua mano con un altro coltello e fece per sferzarla in avanti quando qualcosa, no, qualcuno si schiantò nel suo fianco.
Urlò dal dolore quando venne buttato verso il muro dell'edificio e sbatté la sua mano sopra. San pensò di aver sentito qualcosa spezzarsi nel suo polso, ma non aveva tempo per pensarci.
Tenendo un altro pezzo di corda dal soffitto c'era un ragazzo pittoresco con una voglia accanto al suo occhi sinistro. Rigirò la corda avanti e indietro, creando un cappio, poi corse per legarlo attorno le braccia di San.
NO!! NON LASCIARE CHE TI PRENDANO!! NON DELUDERCI!!
Il dolore nella sua testa stava diventando troppo. Era così forte che la sua vista divenne bianca mentre provava a liberarsi dalla corda.
Improvvisamente venne sollevato dal pavimento e si stava dimenando nell'aria.
"Yunho, chiudi la porta e barricala! Sangie tienilo li e non lasciarlo. Mingi, veloce, prendi la corda nell'angolo."
"Lasciami andare!" San scalciò all'indietro inutilmente. Si contorse nella fune, ma per un secondo pensò se voleva che fossero loro a lasciarlo andare o se le voci lo volevano...
Non riusciva più a vedere. Sentì come se la testa stesse per esplodere per quanto forti le urla erano diventate.
Aveva fallito.
Erano così arrabbiati con lui.
Cosa aveva fatto?
Un singhiozzo uscì dalla sua gola fra le sue grida.
Poteva sentire che continuava ad oscillare avanti e indietro in aria, ma la battaglia lo stava abbandonando lentamente.
"Per favore sta' attento, probabilmente non è in sé ora come ora."
Come poteva quello sconosciuto saperlo?
San mugolò e provò a mettere a fuoco per vedere. Sembrava quasi che le voci lo stessero allontanando. Non gli era mai successo prima. Perché lo stavano lasciando?
"T-tornate indietro!" San piagnucolò. "Tornate in-indietro!" Non lasciatemi!" cominciò ad agitarsi e girare la testa come se le voci fossero una persona che poteva cercare.
"San, ho bisogno che ti calmi. Ti prego." la prima voce profonda disse. "Yunho, puoi provare?"
"Cosa?! Perché?! Non lo conosco!" una quarta voce si unì al mix. Sembrava spaventato.
"Per favore! Si farà del male!"
"Non riesco a trattenerlo ancora a lungo." Yeosang, credette, disse con la voce sforzata.
"Io-" Yunho esitò. "San, devi smetterla di lottare." parlò ad alta voce.
San si immobilizzò. C'era qualcosa di confortevole nella voce di Yunho...
"Sannie. Per favore, Sannie."
L'ultima ondata di dolore colpì la testa di San ed emise un grido straziante prima di avere le convulsioni e perdere conoscenza.
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Answer ||| Ateez [Traduzione italiana]
حركة (أكشن)- Sequel di Hala Hala - Tutto è cambiato. Niente è quello che era. È stato riscritto tutto. Le forze dell'ordine sono state sdradicate e il Wolf Pack domina tutto, guidato dal tiranno Mercer. Lui controlla tutto e temuto da tutti. Sfidarlo signific...