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Diversi anni prima...


Turas: così diceva la targhetta sulla divisa da Generale.

L'uomo severo in viso teneva un bambino avvolto nella copertina bianca. Camminava veloce, sperando di non svegliare il neonato che aveva da poco smesso di piangere.

Il corridoio era affollato e i tanti soldati continuavano a correre da tutte le direzioni.

Era successo tutto così velocemente che neanche Turas aveva realizzato quello che era da poco accaduto. Le notizie gli tempestavano in testa senza dargli la possibilità di comprenderle; tuttavia il peso leggero nelle sue braccia le rendevano spaventosamente reali.

L'uomo, in divisa blu scuro, si portava la testa del piccolo vicino al petto per attutire le voci che giungevano in ordini urlati dai suoi colleghi. Turas non aveva figli e non aveva mai fatto da balia a nessuno, ma in quel momento si sentì in dovere di proteggere la piccola creatura dalla confusione. Per pochi attimi fu felice di scoprire che, nonostante tutto quello che aveva passato, l'istinto paterno era ancora intatto.

Con poche falcate raggiunse la fine del corridoio, dove era situata una porta con una targa informativa ben visibile: Governatore.

Leggendo provò un dolore involontario al petto, però non aveva tempo per fermarsi e pensare a se stesso. Proprio per questo si obbligò a mandarlo via mentre entrava nella stanza che tanto conosceva bene.

I suoi occhi fecero un po' di fatica ad abituarsi all'atmosfera soffusa. Le tende scure erano chiuse e facevano entrare solo pochi raggi solari; questi, però, erano abbastanza forti da illuminare gli oggetti e i documenti lanciati sul pavimento dalla figura a pochi passi da lui.

Si schiarì la voce, ricordandosi solo dopo di non alzare troppo il tono per la creatura sul suo petto. «Signore, i medici sono riusciti a salvare il bambino.»

Non sentendo una risposta provò ad avvicinarsi per mostrarglielo; Turas non sapeva come tenere un neonato, ma fece del suo meglio per sorreggergli la testolina delicata.

«No», spezzò l'aria una voce fredda.

A soli ventidue anni, Lukian, stava diventando Re, il nuovo Governatore del Nord: la carica più importante di quella nazione storica e potente.

Il ragazzo e i suoi genitori, i reali Josef e Kara Sevda, circa un'ora prima erano stati coinvolti in un incidente fatale; la madre era vicina al parto e i medici erano riusciti con un'operazione a recuperare il bambino di poche settimane prematuro. In tutto il paese si era già diffusa la notizia di lutto e presto sarebbe giunta fino al Sud.

Turas si bloccò sul posto riportandosi il fagotto vicino al petto.

«Come?», chiese turbato.

Lui, Primo Generale, conosceva bene Lukian: Josef gli aveva assegnato il compito di renderlo un uomo forte e strategico. Turas aveva passato con quel ragazzo parecchie ore a insegnargli tutto quello che era a conoscenza, e sapeva che non sarebbe mai riuscito a fare un lavoro migliore di quello.

«Non lo voglio vedere», spiegò distaccato Lukian. Ci fu una breve pausa e poi continuò con una voce troppo ferma per la situazione. «Portatelo al Sud, non mi interessa dove.»

Turas, però, non riusciva a comprendere le sue parole. Come può pensare una cosa del genere dopo aver perso i genitori? si domandò incredulo.

«Non sai neanche se hai una sorella o un fratello. Perché a Sud non capisco...»

Lukian finalmente fece girare la sedia da dietro alla scrivania. Il suo viso già spigoloso sembrava più appuntito del solito nella penombra. Le ciocche bionde platino, ancora sporche di sangue secco, gli cadevano sugli occhi di ghiaccio. Miracolosamente, lui se l'era cavata con un braccio rotto e un taglio non grave sull'attaccatura sinistra dei capelli.

La somiglianza con il padre era troppo dolorosa per Turas, tanto che distolse per un secondo lo sguardo. Josef era stato suo amico fin da quando erano bambini e i due erano cresciuti insieme. Aveva tanti ricordi felici insieme a lui, più di quanti ne avesse con il suo vero fratello. Scacciò il pensiero sentendo il piccolo agitarsi sotto le braccia.

«Non è una mia priorità», disse Lukian, mostrando un'espressione seccata. Turas ne fu spaventato, soprattutto perché non poteva fare niente per poterlo aiutare. «Lo porterai al Sud perché è lì che crescerà all'oscuro della sua vera famiglia. Diventerà un buon soldato e quando sarà abbastanza grande per capire gli spiegherò tutto. Ora fai come ti ho detto, voglio trovare il responsabile della morte dei miei genitori prima che siano pronti per essere seppelliti.»

L'uomo capì cosa volesse farne del bambino: lo avrebbe fin da piccolo usato come un'arma umana, e questa sarebbe cresciuta al fianco del nemico. Una spia. Un piano a lungo termine.

Un piano troppo crudele.

Sapeva come aveva cresciuto e allenato Lukian, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato a tanto.

«Mi hai sentito?!», sibilò impaziente il nuovo Governatore, alzando la voce; inoltre il suo pugno sulla scrivania fece svegliare e piangere il neonato.

«Sì, signore», concluse freddo il Primo Generale anche se avrebbe voluto dire altro. Pensava che Lukian si sarebbe dovuto prendere cura del piccolo e fargli da famiglia, dal momento che ora non ne aveva più una. Tuttavia conosceva bene i suoi doveri e perciò decise di non ribattere contro il suo nuovo Re.

Uscì dalla stanza sofferente e tornò nel corridoio sempre affollato. Gli fu strano notare come il pianto della creatura sovrastasse tutti i suoni circostanti. Il gemito era forte; forse per richiamare istintivamente la propria madre ormai senza vita, o forse era così acuto a causa del dolore, come se fosse già a conoscenza delle perdite più importanti che potesse avere nella sua esistenza.

Turas lasciò la struttura per recarsi all'edificio vicino, era lì che avrebbe poi ordinato e organizzato la nuova missione per la piccola creatura.

Come posso lasciarlo solo al mondo? si chiese, ripensando alla madre, anch'essa sua amica, che non avrebbe mai voluto una cosa simile per suo figlio. O figlia, si corresse non sapendo il sesso del piccolo.

Poco dopo, sotto il cielo sereno, Turas si accorse di non sentire più nessun pianto. Inizialmente si spaventò, ma poi, vedendo quello che stava facendo il neonato, gli spuntò un sorriso commosso; aveva attaccato la bocca a una linguetta di un taschino e la stava succhiando.

Probabilmente piange perché ha solo fame, si annotò fra sé e sé, sollevato che fosse ancora incapace di provare dolore.

Era intenerito dalla scena e fu strano per lui essendo uno dei generali più severi di tutto il Nord e forse anche di tutta l'isola di Prirode.

«Forse è meglio che cresci senza il dolore di una famiglia persa.» Sospirò brevemente facendo uscire una nuvoletta di condensa. «Tuo fratello è solo spaventato dalla situazione. Tu starai bene e prima o poi ci rincontreremo, quando sarai affascinante come tua madre e intelligente come tuo padre», affermò, guardando i suoi piccoli occhi chiusi.

Il bambino strinse le labbra e a Turas sembrò quasi come se riuscisse ad ascoltare e capire veramente quello che aveva da dire.

«Ma ricordati,» mormorò, toccandogli delicatamente il nasino liscio, «anche se crescerai a Sud avrai il Nord dentro.»

Un pensiero andò subito ai suoi amici morti crudelmente nell'incidente e la lacrima che si era fatto sfuggire venne subito cancellata da un gesto veloce.

Riprese il suo cammino e organizzò la missione più difficile della sua carriera.

Dopo pochi minuti salutò il neonato per l'ultima volta e tornò ai comandi del suo nuovo Governatore.

Lame nella SchienaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora