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Presente...


I miei occhi erano fissi sulla rete del letto superiore; la guardavo muoversi e la sentivo cigolare. Ero già sveglia da qualche minuto, ma avevo deciso di rimanere sdraiata.

Le temperature erano già estremamente alte di prima mattina e io ero accaldata pur non avendo fatto nessun movimento; percepivo scendere lentamente le gocce di sudore dalle tempie fino all'attaccatura dei capelli. Per distrarmi dalla sensazione strana che mi generava, pensai velocemente alle cose che avrei potuto fare in giornata... ma non c'era molta scelta nel carcere di Capitale.


Erano passati cinque anni da quando avevo lasciato il Nord. Come mi aveva suggerito Gen, mi ero diretta a Capitale: capitale del Sud e sede del Governo democratico. Mi era immediatamente piaciuto di più rispetto alla monarchia parlamentare del Nord regnata dai Sevda.

Eppure nella metropoli c'ero rimasta solo per qualche settimana. Non riuscivo a mimetizzarmi tra le persone della città troppo diverse da come ero abituata: le regole erano più severe e le persone tendevano nell'essere più corrette, sempre attenti a rispettare le tante leggi.

Avevo provato a cercare un lavoro, ma non ero riuscita a trovare niente di legale; riconoscevo che mantenere lo stesso stile di vita al Sud era un rischio troppo alto. E proprio per questo mi ero spostata a Iya, una cittadina sul confine.

Iya era piccola, con gente abbastanza arrogante da ricordami il popolo tra cui ero cresciuta. Le case e le strade erano di sassi, e il tutto era circondato da una ricca boscaglia.

Inizialmente avevo trovato lavoro in una discarica. Pensavo fosse un'occupazione noiosa, ma almeno potevo recuperare metalli o piccoli impianti di elettrodomestici rotti. Infatti grazie a quell'impiego, e all'informatica e all'elettronica, ero riuscita a costruire oggetti, così a distrarmi da ciò che mi aveva spinta a lasciare il Nord.

Ma la cosa migliore accadde circa un mese dopo, mese in cui avevo cercato di abituarmi a quella nuova vita. Nel bosco di Iya trovai l'entrata di una vecchia miniera abbandonata ai piedi di una collina. Avevo pensato che potesse portare al di là del Muro, e, se fosse stato davvero così, avrei avuto nelle mani una vera fortuna.

Diversi anni prima, il Governatore Lukian, aveva eretto il Muro: letteralmente un muro che percorreva tutto il confine tra i due paesi. Lo aveva costruito per evitare che gli abitanti del Sud entrassero nel suo territorio, ma poi aveva preso le vere sembianze di una cella per coloro che abitavano al Nord già da generazioni.

Nessuno poteva sorpassarlo o raggirarlo, l'unico punto in cui si poteva passare era dal Muro Rotto, ma questo era da anni luogo di scontro armati. Lì, i soldati del Nord, aspettavano incessantemente, e chiunque vedevano sorpassare il confine, famiglie, bambini o donne che fossero, ne facevano una carneficina. Il Sud era quindi intervenuto lasciando squadre di soldati nella stessa zona, pronti a difendere i fuggitivi e il territorio.

Quindi avere un passaggio che collegava i due paesi sarebbe stata una grossa fonte di guadagni.

Feci ricerche, recuperai documenti e piantine altimetriche, costruii dei droni muniti di telecamere e poi iniziai ad esplorare la miniera. Era un labirinto, la puzza di roccia e di legno marcio si impregnava fin sotto la pelle, ma dopo diversi giorni di tentativi falliti riuscii a trovare un percorso che poteva essere giusto. Non avendo nulla da perdere lo attraversai e, dopo un'ora di cammino e parecchia agitazione, mi trovai davanti a una grossa porta. Scoprii che si apriva su un boschetto e le temperature più fredde mi diedero la conferma di aver varcato il confine.

Nei giorni seguenti ci ritornai e mi spinsi sempre più a nord. A pochi chilometri di distanza si trovava la cittadina nordica di Aga, di fatture simili a Iya. Continuai a visitarla per tre settimane e, dopo aver preso familiarità col bar Perla, mi impegnai nel trovare un collaboratore con cui fare affari.

Lame nella SchienaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora