Il sole era già calato, ma il cielo aveva ancora un po' di sfumature arancioni. Le stelle più forti iniziavano a farsi vedere e il freddo aumentava di minuto in minuto. Dovetti riabituarmi, in quanto nell'appartamento la stufetta mi aveva scaldata bene. Lì, invece, sentivo l'aria gelida, mossa anche dalle persone che ci camminavano affianco, passarmi sulle spalle e sul collo.
Gli abitanti di Drevnigoro ci guardavano di nascosto, avevano paura che noi potessimo reagire negativamente, e ciò era davvero assurdo. Mi stupii quando un signore anziano si tolse addirittura il cappello al nostro passaggio. Gli sorrisi, ma lui, avendo il viso basso per rispetto, non mi aveva nemmeno vista.
Bayer camminava veloce e dovetti aumentare il passo per stargli vicino.
«Sei già stato qui?», chiesi per occupare il tempo.
Si voltò per lanciarmi un'occhiata curiosa. «Perché me lo chiedi?»
Io alzai le spalle intorpidite. «Vedo che ti orienti bene, mi domandavo se ci fossi già stato.»
«Potrei farti la stessa domanda», ripose, alzando un angolo della bocca.
In effetti quelle strade erano memorizzate perfettamente nella mia testa, pur essendo nella periferia della città. Con Gen l'avevo visitata diverse volte e mi ricordavo molto bene che, girata quella curva a destra, avrei trovato una gelateria buonissima, oppure che, continuando dritti, ci sarebbe stato l'hotel a tre stelle dove alloggiavamo quando stavamo in città.
Ricordavo che a due incroci di distanza c'era una grande rotatoria con un enorme monumento al centro. Era lì che per la prima volta avevo visto i Sevda in persona: Gen mi aveva portata a Drevnigoro per il mio compleanno e io le avevo chiesto di poter partecipare alla parata in cui i reali passavano in macchina per salutare il popolo. Sapevo che i Sevda stavano andando in vacanza nel Palazzo Antico e io volevo cogliere l'occasione di poter partecipare a un evento così entusiasmante.
Ero piccola ed ero anche più stupida.
Avevo appena compiuto i tredici anni ed essendo bassa ero dovuta salire sulla transenna per vedere meglio. La folla aveva acclamato l'arrivo della macchina reale con urla di gioia e sparando coriandoli. Lì, in quel preciso momento in cui mi ero ritrovata quella macchina di vernice nera, avevo visto per la prima volta il Governatore Lukian, sua moglie Aurelia e suo figlio Pietro. Li avevo guardati scendere dalla macchina per salutare la folla, prima risalire per continuare il giro.
Avevo visto Lukian, che in quel momento non odiava ancora così estremamente gran parte della sua popolazione. Avevo osservato la donna al suo fianco con i capelli talmente chiari da sembrare bianchi, e suo figlio, che aveva all'incirca la mia stessa età. Ingenuamente, la piccola me, aveva mosso la mano in segno di saluto al piccolo principe, ma non riuscii a vedere se il saluto mi fu ricambiato, perché Gen mi portò via. Durante tutto il tragitto mi aveva sgridata, ricordandomi sottovoce che brutte persone fossero a trattare così le persone.
Solo anni più tardi mi resi conto che mia sorella aveva fatto bene a rimproverarmi, anche perché, dopo circa due anni, lo stesso Lukian con i comandi che aveva dato al corpo delle guardie aveva ucciso Gen.
Mentre ripensai a tutto l'episodio, Bayer mi aveva guidata fino al grande cancello che precedeva la proprietà reale. Quelle grosse sbarre di ferro incastonate nella muratura mi ricordavano più una cella gigante che una recinzione. Una cella per noi, se saremo scoperti...
La gente spingeva e litigava con le guardie per entrare senza un invito. Inoltre riuscii a vedere anche una reporter che parlava incessantemente del grande evento.
Ci avvicinammo a una guardia e Bayer tirò subito fuori gli inviti dalla sua giacca. Dopo un'accurata ispezione ai cartoncini, in cui io trattenni il respiro, ci fece entrare.
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Lame nella Schiena
Science FictionL'isola di Prirode è divisa a metà, come era già successo in passato. Il Sud, per poter salvare la nazione dalla guerra imminente, decide di offrire la possibilità ai carcerati di arruolarsi in cambio di una riduzione di pena. È per questo che Reila...