Mentre mi stavo avviando alla stanza da gioco, incontrai i gemelli. Mi sentii infinitamente sollevata nell'averli trovati, ma non mi piacque per nulla la loro espressione di pericolo. Mi chiesi se fosse per il discorso appena concluso del Governatore.
Caos inscenò un breve saluto educato, che Freddy non copiò perché troppo preso nel guardarsi intorno preoccupato. Realizzai che era successo qualcosa, e io avevo paura di sapere cosa.
«Un signore ha trovato una cimice, non credo abbia capito cosa sia, ma credo sia arrivato il momento di andarsene», mi informò subito Caos.
Lanciai un'occhiata a Freddy sotto pressione e poi dissi, dopo aver ragionato per qualche secondo: «Lo dico a Bayer, se decide di concludere qua la missione dovrai andare dagli altri e portarli fuori.»
Il gemello con il completo bordeaux annuì e spiegò a suo fratello di stare con me. Freddy dopo un sospiro di puro panico mi seguì e insieme andammo da Bayer. Lui ascoltò attentamente ciò che gli riferii e finalmente concordò nell'abbandonare la missione. Eppure a me sembrò che il comandante non lo volesse, come se lo innervosisse dare ragione a un'altra persona: in quella circostanza a me, che gli avevo già detto le stesse cose precedentemente negate.
Al che feci un piccolo cenno a Caos, che sparì subito nella folla. Nel frattempo Bayer, ancora scioccato dall'annuncio di Lukian, ci guidò all'uscita del palazzo. Mi accorsi tropo tardi del bicchiere di vino rosso ancora impugnato da Freddy, glielo tolsi facendogli un sorriso, per non farlo preoccupare di nulla. Freddy per risposta mi ricambiò la smorfia un po' titubante.
Io ero abituata, o meglio, lo ero stata a quelle situazioni di alta tensione, ma lui no. Tuttavia neanche io ero certa che tutto sarebbe andato per il meglio. Anzi, una parte di me mi ricordò che quelli sarebbe stati gli ultimi giorni "normali".
Camminammo tranquillamente ma con un passo svelto, e la terza volta che mi voltai nel grande corridoio, vidi in lontananza il resto della squadra.
«Sono dietro di noi», dissi a sottovoce ai ragazzi vicini. Poi ringraziai mentalmente Gen.
Solo quando uscimmo dall'ingresso notammo la sentinella. Tutti ci agitammo, ma Freddy fu l'unico a esplicitarlo in un piccolo urletto di sorpresa. Io mi obbligai a sorridere per sdrammatizzare e non far insospettire la guardia, ma questa mi fissò con occhi socchiusi.
«Signora!», vociò dopo due passi. Io raggelai e mi voltai lentamente verso di lui, tentando ancora di tenere quella smorfia debole. «Non potete uscire.»
Mi accigliai. Avevo una voglia matta di cercare un po' di conforto nello sguardo di Bayer, ma feci del mio meglio per tenerlo fisso sulla guardia.
«Signora, mi ha sentito? Non può uscire con il bicchiere», ripetè minacciosamente.
Tutta la tensione mi si sciolse dalle spalle, facendomi sorridere si sollievo; un vero e proprio sorriso, anche seppur falso per ingraziarmi la divisa blu. Lui, con sorpresa mia, si tranquillizzò vedendo il mio viso luminoso, tanto che anche lui alzò leggermente gli angoli della bocca.
«Accidenti, ero così di fretta che non me ne sono accorta», spiegai, avvicinandomi a lui per potergli lasciare il calice.
La guardia annuì, come se non fosse la prima volta che gli capitasse, ma il suo viso sereno tornò serio quando da dietro di noi udimmo un ragazzo urlare: «Che diavolo è successo?!»
Detestai Alecsei e la sua boccaccia. A quanto pare neanche lui si ricordava della sentinella in quel punto. Dando le spalle alla divisa blu, notai la faccia sconvolta di Freddy e quella seccata del comandante. Poi percepii la guardia muoversi e mostrarsi agli altri.
«Di cosa sta parlando?», aveva chiesto ad Alecsei.
I tre ragazzi, ancora dentro le mura dell'edificio, si fermarono spaventati. Fulminai con lo sguardo Alecsei, mentre mentalmente lo insultavo, ma nei suoi occhi vidi passare un guizzo non indifferente.
«La signorina mi ha dato uno schiaffo», mentì, guardandomi attentamente. Non solo mi stava guardando, mi stava chiedendo di stare al suo gioco.
Io spalancai gli occhi pensando fosse veramente un idiota. Lo insultai altre due volte, ma poi decisi di assecondarlo. «Beh, lui mi ha insultata», intervenni, spiegando il mio finto punto di vista alla guardia. Feci un altro sorriso e quel gesto sembrò piacergli.
«Allora, signore, se l'è meritato», parlò l'uomo ad Alecsei.
«Ma anche lei si è meritata l'insulto!» Vedendo Alecsei, sapevo che stava facendo del suo meglio per non mettersi a ridere. Lo conoscevo così poco, eppure in quello non mi sarei mai sbagliata.
Io, invece, trovai la situazione troppo tesa per potermi divertire. Fortunatamente anche gli altri iniziarono ad intervenire, reggendoci il gioco avvicenda. Tutti tranne Bayer, lui rimase con aria cupa a guardare come si sviluppasse l'imprevisto.
La guardia faceva del suo meglio per ascoltare entrambe le parti che continuavano ad accavallarsi, ma dopo poco decise di far tacere tutti con un grosso urlo, che aumentò gradualmente di volume per farsi spazio nella confusione.
Mentre tutti continuavano a insultarsi, e la divisa blu urlava, io decisi di tagliare la testa al toro. Impulsivamente, con ancora il bicchiere di viso in mano, mi avvicinai ad Alecsei e gli lanciai il contenuto addosso. Alcuni sussultarono, Welleda si mise le mani sulla bocca, e nel mentre guardammo tutti il vestito bianco macchiarsi di rosso, che se fosse stato di una tonalità più scusa sarebbe anche potuto essere scambiato per sangue.
Dopodiché tutti si ammutolirono. Io lasciai il bicchiere in mano alla guardia e la ringraziai con un sorriso tanto grosso quanto falso. Lui, felice di aver chiuso la bocca a tutti, ricambiò il sorriso e ci lasciò andare tranquilli. Presi per il braccio Freddy e ci incamminammo, il comandante ci superò dopo pochi passi.
Alle mi spalle sentii la guardia chiedere ai tre ragazzi se volessero rientrare, e la risposta di Alecsei con un tono antipatico mi arrivò chiaramente. «Mi ha rovinato il vestito, come potrei mai tornare dentro?»
Feci un mezzo sorriso fiero della nostra messinscena, ma poi si spense subito controllando con la coda dell'occhio il comandante serio.
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Lame nella Schiena
Ciencia FicciónL'isola di Prirode è divisa a metà, come era già successo in passato. Il Sud, per poter salvare la nazione dalla guerra imminente, decide di offrire la possibilità ai carcerati di arruolarsi in cambio di una riduzione di pena. È per questo che Reila...