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Provai a osservarlo meglio, dato che era in bella vista, ma i miei occhi si fermarono subito sulle diverse medagliette di merito. Mi sentii tremendamente fuori posto, mi chiesi più volte se la scelta di essermi arruolata fosse giusta; mi definivo abbastanza brava nel combattimento, ma andare in guerra era tutt'altra cosa... Iniziavo solo in quel momento a rendermene conto, inoltre non avevo pensato che avrei dovuto lavorare in squadra, e l'unica persona con cui avevo lavorato era stata sempre e solo Gen.

Finito le assegnazioni, il comandante Ertas ci informò che i comandanti ci avrebbero accompagnato a fare un piccolo tour della Base. Invece io, in quello stesso momento, ebbi la possibilità di correggere i conti che avevo fatto: scoprii, infatti, che noi criminali eravamo quarantasei. Quarantasei giovani, inesperti del mondo militare mandanti in missioni di guerra...

Scacciai il pensiero con determinazione, se ci avessi pensato qualche secondo in più ero certa che sarei scappata durante la prima notte. Mi costrinsi anche a non grattarmi il pollice, come se la limitazione di quel gesto fosse direttamente collegato alla diminuzione del mio panico crescente.

Mi accorsi della presenza di Alecsei prima ancora che mi raggiungesse del tutto. Era accaldato e con un angolo della bocca alzato; non so cosa trovasse di così divertente in tutta quella situazione, ma poi pensai che fossi io quella che trovava buffa. Nonostante ciò cercai di tornare seria, soprattutto quando si accorse che lo stavo guardando un po' studiando.

«Non male questo posto», disse, mettendosi al mio fianco ma guardandosi intorno. «Non sono sicuro di poter dire la stessa cosa del nostro comandante.»

Avrei voluto chiedergli spiegazioni, forse lui ne aveva sentito parlare? Ma i nostri sguardi furono catturati da Beatrisa. Era lontana, insieme al suo gruppo; indossava il suo solito sorriso ambiguo e la sua chioma chiara era inconfondibile. La cosa strana di tutto ciò fu che Alecsei, anche se impercettibilmente, ricambiò il sorriso. Ne rimasi confusa, disorientata. Inoltre avevo una strana sensazione, come se presto qualcosa sarebbe cambiato, e non necessariamente in meglio.

Cercai di tranquillizzarmi, dicendomi che evidentemente erano diventati amici durante le circa quattro ore di viaggio, ma nella mia testa questa ipotesi era instabile, traballante come un castello di carte.

Nel giro di pochi attimi, Alecsei si voltò e puntò gli occhi su una ragazza che ci stava raggiungendo.

«Tu devi essere Reila, e tu Alecsei», disse lei, allungando la mano. «Piacere, io sono Maya.» Scoprimmo subito che Maya era più grande di me di sei anni e solo quattro di Alecsei. Era più alta di me, ma meno del ragazzo. I suoi capelli erano ricci e folti, di un nero quasi innaturale, esattamente come i suoi grandi occhi. Aveva una pelle bronzea e le braccia erano arricchite da tanti piccoli tatuaggi, tutti sui toni del nero; notai che dalla base del collo le spuntavano anche due tentacoli di un polpo nascosto dai vestiti.

L'avevo notata durante gli allenamenti, era nel mio stesso gruppo. Era agile, ma combatteva con troppa foga, proprio per quello la maggior parte delle volte non riusciva a vincere gli scontri. Ed era anche per questo che spesso reagiva malamente quando veniva sconfitta. Aveva un bel caratterino.

Alecsei iniziò subito a chiacchierare con lei, io, invece, l'avevo solo salutata con un piccolo sorriso. Feci del mio meglio per ascoltarla mentre spiegava che la "P" stava per l'iniziale del suo cognome, ma non riuscivo a stare concentrata su di lei, vista la folla che iniziava a lasciare la zona in piccoli gruppi.

Poi vidi il comandante avvicinarsi a noi e la mia attenzione si spostò completamente su di lui; i miei nuovi compagni di squadra non lo avevano ancora notato, dato che gli davano la schiena. Camminava determinato, quasi meccanicamente. Il cappello era stretto in una man. Il sole rendeva la sua divisa di un verde più brillante e la sua testa argentea. Mentre si dirigeva verso di noi faceva dei cenni di saluto ai pochi comandanti rimasti, facendo così muovere le ciocche sulla fronte.

Lame nella SchienaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora