Cinque anni prima...
Reila era seduta in un'automobile nera parcheggiata lungo la strada. Quel giorno non faceva troppo freddo, e capitava di rado al Nord. Nonostante ciò, sapeva benissimo che non poteva aprire i finestrini: erano oscurati e lei non doveva farsi notare dalle persone che passavano sul marciapiede.
Di secondo in secondo sentì aumentare il familiare e insistente prurito lungo il dito: quando era agitata si grattava sempre il pollice destro con l'indice della stessa mano. Negli ultimi anni era diventato un tic e spesso si feriva arrivando fino alla pelle viva o al sangue. Non le piaceva vedere le cicatrici che si procurava sotto pressione, ma quello era l'unico modo che conosceva per scaricare l'ansia nelle situazioni tese.
Con il palmo sinistro si asciugò la fronte dal leggero strato di sudore creato dalla frangia, stando attenta nel tenere gli occhi fissi sulla folla, dove a breve sarebbe apparsa Gen.
Reila le doveva tanto, in quanto cinque anni prima aveva deciso di farla scappare con lei dall'orfanotrofio. Gen detestava quel posto, ma Reila non poteva dire la stessa cosa, essendoci stata solo per un paio di settimane; non le dispiaceva vivere lì, ma di certo non lo considerava un posto dove una bambina di dieci anni sarebbe cresciuta felicemente. Per questo aveva accettato la proposta di Gen nell'andare via con lei già quindicenne.
Una volta, quando Reila le aveva chiesto perché l'avesse portata con sé, le aveva spiegato che in quel posto era l'unica orfana che non odiava. Le aveva sempre creduto, in quanto anche lei aveva potuto assistere alle cattiverie di certe bambine; era certa che presto sarebbe stata anche lei una loro vittima.
Crescendo insieme, erano diventate sorelle e niente e nessuno era riuscito a separarle. Gen le aveva fatto praticamente da madre, e non avendo parenti si erano create una nuova famiglia: loro due e basta.
Con sollievo vide Gen avvicinarsi all'edificio. Camminava veloce, proprio come le persone che aveva intorno. Erano sempre tutti di fretta la mattina e Reila non aveva mai completamente capito il perché.
La borsa rimbalzava con ritmo sulla gamba di sua sorella. Sapeva che era vuota, o meglio, che c'erano solo quattro cose all'interno: una maschera anti-gas, due pistole taser e una granata-gas.
Gen non era una ragazza modello, non tentava neanche di comportarsi bene, però non voleva far del male. Lei stessa era stata portata in orfanotrofio perché i suoi genitori erano morti; conosceva bene il dolore e proprio per questo non voleva crearlo ad altre persone. Aveva cresciuto Reila con lo stesso principio: ferire sì, ma non uccidere.
Da sorella maggiore le aveva insegnato molte altre cose come: muoversi senza fare rumore, avere una buona mira e le basi per difendersi. Era un ottima insegnante, ma non sapeva niente di elettronica o di informatica. Reila, infatti, le aveva imparate da sola grazie ai vecchi libri che trovava o rubava. Gen pensò che quell'abilità sarebbe potuta tornare utile ad entrambe; per questo, quando poteva, le regalava libri per sostenerla nel suo interesse.
E Reila era riuscita a diventare modestamente brava nell'hackeraggio per avere l'età di soli quindici anni.
Reila guardò sua sorella dalla macchina. Pensava che a forza di vivere insieme avevano iniziato ad assomigliarsi come due vere sorelle; entrambe castane con occhi azzurri, stessa corporatura minuta ma resistente. Reila ormai l'aveva raggiunta di altezza, anche se sapeva che non ci voleva molto.
Gen si voltò verso la macchina e fece un occhiolino a Reila, che sorrise pur sapendo che da fuori non avrebbe potuta vederla. Velocemente prese il computer dallo zaino per iniziare a lavorare. Le sue mani volarono sopra la tastiera, tanto che le spuntò in testa la scena di un film in cui un pianista suonava concentrato sulla sua sinfonia.
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Lame nella Schiena
Ficțiune științifico-fantasticăL'isola di Prirode è divisa a metà, come era già successo in passato. Il Sud, per poter salvare la nazione dalla guerra imminente, decide di offrire la possibilità ai carcerati di arruolarsi in cambio di una riduzione di pena. È per questo che Reila...