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Nell'allenamento mattutino Bayer ci informò di una missione andata a buon fine. «Grazie alle informazioni che siamo riusciti a recuperare, ieri, la squadra capitanata dal comandante Lenier, è riuscita a distruggere il carico di Gagali. Quindi la nostra missione ha dato i suoi frutti», spiegò con tono sereno. Non riuscii a capire se fosse felice o meno e realizzai che riuscivo a capire chiaramente il suo stato d'animo solo quando era furioso o arrabbiato.

Welleda ci guardò con un sorriso contento e Freddy si fece scappare un'esclamazione un po' troppo alta. Dopodiché l'allenamento iniziò e Bayer fece le coppie lasciandomi per ultima e fuori dei conti; mi aveva scelta.

Gli esercizi erano quelli di sempre, infatti il comandante non doveva più spiegare ogni singolo dettaglio. Mentre mi affaticavo nel fare gli addominali, Bayer pensò di iniziare la prima conversazione dopo giorni di silenzio.

«Non ti vedo contenta», disse, riferendosi alla notizia che aveva dato a inizio allenamento. Sentivo la sua voce calma avvicinarsi e allontanarsi a causa del mio movimento. Dovetti soffiarmi via una ciocca della frangia per poterlo vedere chiaramente. In quell'ora mi ero sentita a disagio vicino a lui, anche perché la mia mente non faceva altro che ricordarmi il modo in cui mi ero comportata quattro giorni prima.

«Certo che lo sono», lo corressi. «Quando si evita una carneficina sono sempre contenta», continuai a tratti a causa del fiato corto. Lui mi diede ragione alzando le sopracciglia.

Ci demmo il cambio, io avevo terminato la serie. Seduta, cercavo di respirare per calmare il battito accelerato dall'esercizio. Mi passai una mano sulla fronte sudata e pensai di essere una ragazza poco fine; tuttavia era anche vero che le persone fini non finivano in carcere e poi nell'esercito a causa di una guerra. Ma quella giustificazione non reggeva notando che Welleda riusciva a essere femminile anche faticando.

Mi concentrai sul comandante che si stese a terra per dedicarsi all'esercizio. Ogni tanto mi voltavo per non fargli pensare che lo stessi studiando; però non avevo ancora trovato il suo punto debole e io volevo sapere quale fosse.

Non eravamo l'unica squadra nella palestra, di sottofondo c'era il continuo parlare dei soldati che provavano a distrarsi dalla fatica. Non si distinguevano le conversazioni perché erano tante le voci, ma quella a intermittenza di Freddy, che apparentemente non riusciva a tenere bassa, si sentiva chiaramente.

Passammo all'esercizio successivo che consisteva nel fare degli affondi, allenando così le gambe. All'improvviso la risata di Welleda attirò l'attenzione di tutta la squadra. Bayer non la riprese e non la guardò neanche male, fatto che io definii come passo avanti.

Rivolsi subito lo sguardo a lei e ad Alecsei, il compagno che l'aveva fatta ridere, e poi guardai Caos che anche lui osservava la scena. Abbassai il viso al pavimento e tornai all'esercizio dispiacendomi per lui. Come era possibile che Alecsei non si rendesse conto dei sentimenti di Caos?

La voce di Bayer mi fece distogliere dal ragionamento che avevo intenzione di studiare sotto altri mille punti di vista.

«Avevi ragione», aveva detto attirando il mio sguardo durante l'esercizio. «Non siete una squadra normale, quindi di conseguenza non posso comportarmi come farei con altri soldati.» Si fermò per prendere fiato a fine serie e poi continuò. «Quindi se hai altri consigli sarò attento nell'ascoltarli.»

Mi tornarono subito in mente le parole di Alecsei, quelle che facevano notare la mia influenza sul comandante. Tuttavia le scacciai passandomi nuovamente la mano sulla fronte sudata.

«E ti fideresti di me?», domandai confusa.

Ci guardammo a lungo. Ricordavo come avevo confuso i suoi occhi grigi per azzurri la prima volta che lo avevo visto nella Base Beta. Era assurdo come sia i suoi capelli e le sue iridi fossero di un colore così particolare, così bello.

Lame nella SchienaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora