1. Tea & Theatre

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***

Beethoven, Andante favori in f major.

La melodia si spargeva leggera come brezza primaverile lungo la sala, rincorrendo i riflessi di una vistosa luce intenta ad abbracciare la superficie delle alte finestre a vetri. Quel pianoforte color castagno si bordava lungo il suo operato delle note lucenti di cui l'aurora lo graziava; bersaglio diretto di una dorata pozza di luminosità, assorbiva a tratti sporadici spruzzi color pesca rimandati dalle tende sottili di cui gli infissi erano rivestiti.
Nauseante, color pesca.
Pesca come il tappeto, come il divanetto lì all'angolo, come i fiori che giacevano in bella vista sul camino e come quella rivoltante tovaglietta di pizzo che si era costretti a guardare ogni qual volta si prendeva un sorso di tè troppo zuccherato.
Adesso che ci pensava, tutto in quella stanza era irritante.
Il pianista, trattasi soltanto di un servitore eccessivamente istruito, continuava a suonare con dita fin troppo agili quella melodia così stucchevolmente allegra gettando frequenti occhiate in direzione del tavolo. Se la rideva intimamente, lui, nell'assistere alla pura agonia del suo padroncino, il quale si presentava al momento così paonazzo di vergogna e umiliazione da suscitare perfino il divertimento di quel dannato gatto persiano che, adagiato mollemente su un sofà di velluto, sembrava bearsi dello spettacolo che si offriva alla sua vista color ambra.
E chi poteva biasimarlo? A quel coso pulcioso, nessuno lo costringeva a scegliersi una compagna.
Eppure, nel sentirsi quello sguardo di troppo puntato su di sé nelle fattezze di una spina di gelo particolarmente fastidiosa, Draco Lucius Malfoy si disse con ardore che avrebbe di gran lunga preferito occupare il corpo di quel gatto, piuttosto che il proprio. Essendo comunque un membro della famiglia Malfoy, ma con la possibilità di accoppiarsi con chi accidenti gli pareva.
Al colmo dell'esaurimento, Draco inclinò appena la testa e si lasciò andare per un attimo alla contemplazione della propria vita sottoforma di gatto.
Quale gioia, poter fare ciò che voleva senza subire pressioni di alcun tipo! Che divina prospettiva, il procreare senza prendersi la responsabilità di tutte le palle di pelo che avrebbe messo al mondo! Nessuno gli avrebbe imposto niente, se non un cibo visivamente rivoltante, ma questo era davvero il minimo a confronto con le pene infernali con cui era costretto a fronteggiarsi nella sua vita di sventurato umano.
Meditando sulle proprie disgrazie, Draco si adagiò più scompostamente lungo lo schienale della sedia cogliendo l'ennesima occhiata di scherno del suo maggiordomo; la mascella si serrò in una morsa di acuto fastidio. Presto, si disse il giovane con una fermezza alquanto sospetta, avrebbe scagliato quella tazzina di porcellana nella precisa direzione del suo cranio, e allora sì che la mattinata si sarebbe finalmente dipinta di una qualche traccia di utilità.
Gli occhi di Draco si sforzarono di abbassarsi sulle proprie mani. Era una tazzina disgustosa e inutile, così ridicolmente piccola da contenere più o meno due sorsi, abbellita da un'assurda moltitudine di piccoli e leziosi fiori stomachevoli.
Se la portò alle labbra un'ultima volta; fu con una smorfia che Draco accolse nel suo palato i residui di tè impregnato di zucchero, qualcosa di ancora più sgradevole del denso odore di ortensie che imbandivano il tavolo in un enorme vaso di ceramica blu notte.
Draco non aveva mai concepito l'uso dei fiori a tavola. Odiava le piante in generale, sapeva apprezzarle soltanto da finte, e ritrovarsele nel bel mezzo del tavolo con il loro odore pesante era di quanto più atroce avesse mai vissuto. Così grandi, poi! Quelle ortensie maledette erano così alte e ingombranti che non poteva evitarne la vista neanche se voltava la testa, poiché la loro aroma pungente lo ossessionava anche quando si trovavano fuori dal suo campo visivo!
Era davvero un peccato, però, che la loro mole gigantesca non fosse nemmeno lontanamente sufficiente a coprire l'incubo più tremendo di quella giornata.
Sforzandosi di ignorarlo, Draco incrociò le braccia sulla sua elegante giacca nera preparandosi psicologicamente ad affrontare un discorso già dovutamente ripetuto più volte; tutte le occasioni, precisamente, in cui Lucius e Narcissa lo avevano costretto su quella dannata sedia e in quella vomitevole stanza decorata da sua madre, con quel cavolo di gatto e quel ficcanaso del servitore, in compagnia della deliziosa, ennesima riccona inglese di turno che si presentava imbellettata da capo a piedi rivolgendogli larghi e languidi sorrisi come se il suo viso fosse stato colpito da un'improvvisa paralisi.
E si dava il caso, come solitamente succede, che l'ennesima riccona inglese di turno scegliesse proprio quel momento per dare adito ad una voce così insopportabilmente acuta da designare, fin dal suo primo saluto, l'assoluto rifiuto dello scoraggiato Malfoy.
« Sei un ragazzo piuttosto silenzioso! Ti sto forse mettendo a disagio? »
Meredith, si chiamava, uno dei nomi più usati nelle antiche famiglie Purosangue. Draco era stato così fortunato da averne già incontrate quattro, e questa era di gran lunga la peggiore che gli fosse mai capitata. Un'oca senza cervello come tutte le altre, la cui massima aspirazione di vita era sposarsi con un uomo benestante in modo da potersi permettere tutti gli abiti e i gioielli che voleva. Inoltre, aveva aggiunto lei ridacchiando, le sarebbe anche piaciuto vivere in un maniero costruito interamente in quarzo rosa e di occuparsi assieme a lui di allevare conigli, sua passione fin da quando era piccola, integrandoli nella loro vita come se facessero parte della famiglia.
Naturalmente, a quell'uscita, Draco si era soffocato con il tè sputandolo tutto sulla tovaglia, sostenendo poi con il massimo candore, per riparare alla brutta figura, che quell'incapace dell'elfo domestico avesse appena tentato di avvelenarlo. Si era preso così una felice mezz'ora fuori dalla stanza con la scusante di andarlo a punire, e il Paradiso avrebbe potuto durare ancora di più se quella sciocca non fosse andata a cercarlo invece di starsene buona ad aspettare, il che, aveva giudicato Draco mentre la trascinava di nuovo nella sala da tè, dimostrava ampiamente come quella Meredith fosse una moglie assolutamente improponibile per uno come lui.
Non che la sua futura compagna dovesse essere esclusivamente ai suoi comandi, ma insomma, c'era un limite a tutto. E le ragazze che i suoi genitori continuavano a proporgli erano talmente strane e assurde che, nel giro delle prime due settimane di matrimonio, Draco avrebbe dovuto farsi ricoverare al San Mungo per imminente pazzia.

E fu così che in breve tempo erano nati i litigi nella famiglia Malfoy. Infatti, mentre Lucius e Narcissa gli chiedevano esasperati cosa diavolo trovasse di sbagliato in quelle ragazze piacevolmente deliziose, Draco rispondeva con convinzione che non avrebbe mai sposato una di quelle galline impagliate con cui era costretto ad incontrarsi, e che piuttosto sarebbe diventato gay.
Chissà, si chiedeva lui talvolta al culmine della disperazione, magari un uomo sarebbe stato più piacevole e normale degli obbrobri che i suoi genitori gli piazzavano davanti; se non altro, nessun ragazzo gli avrebbe mai confessato di diventare intrattabile e insopportabile - come se già non lo fosse - una volta ogni mese, di desiderare solo ed esclusivamente cinque figlie femmine e di avere un ex geloso che lo pedinava incessantemente da quando di erano lasciati, omicida di già tre dei suoi ultimi fidanzati.
A quell'uscita, Draco aveva spinto Caroline fuori dalla stanza e si era segregato a Malfoy Manor per almeno due settimane, trasalendo al minimo rumore sospetto e tenendo costantemente d'occhio le finestre e le porte principali, schiavizzando gli elfi domestici perché assaggiassero il suo cibo prima di servirlo e facendo in modo che controllassero accuratamente l'interno della vasca prima di preparare il suo bagno.
Sì, pensò Draco con aria consapevole, quello era stato certamente il ricordo più terrificante, ma ciò era bastato a suo padre per fargli prendere in considerazione di presentargli ragazze esclusivamente vergini, e con quindi una totale assenza di ex psicotici. Non che queste ultime fossero migliori delle altre; al contrario, erano ancora più smaniose di farsi piacere e di contrarre matrimoni.
Al culmine di ognuno di quegli incontri disastrosi, Draco non poteva far altro che sorbirsi i rimproveri di suo padre e le crisi di sua madre, per poi afferrare la bottiglia di Firewhisky più vicina e affogare in essa tutta la frustrazione derivata dal fatto di doversi sorbire tutto ciò quando a lui, con tutta onestà, non importava un accidente di sposarsi.
« No, non mi stai mettendo a disagio » fu la laconica risposta, data nel cercare di ricordarsi la posizione della bottiglia di rum più vicina a sé.
« Oh, meno male! » Il sorriso di Meredith si fece enorme e provocò una risatina che urtò grandemente l'udito sopraffino di Malfoy. « Ma dai, raccontami ancora di Hogwarts. A Beauxbatons ne sentiamo parlare così tanto ».
Gli occhi di Draco erano ancora assottigliati, una smorfia di puro tedio a oscurare il suo volto pallido e affilato. Quella voce gli dava un fastidio indicibile, e la musica in sottofondo, allegra quando non c'era in realtà proprio niente da ridere, si cosparse di un peso che non si sentiva più di sostenere.
Doveva farla andare via, si disse Draco immediatamente. Non avrebbe resistito un secondo di più.
« Ascoltami, » cominciò con marcata svogliatezza, « penso davvero che... »
« Sì? » S'intromise Meredith. « C'è qualcosa che non va? »
I nervi a fior di pelle, Draco la fulminò con un solo sguardo. « Non interrompermi ».
« Oh, scusami. Ma mi sembra di capire che tu non sia molto soddisfatto ».
Allora non è poi così scema, pensò lui con intima ironia.
« Esatto. Vedi, io e te siamo completamente incompatibili ».
Il maggiordomo stonò di due note. Draco ruotò gli occhi in malessere mentre Meredith lo osservava stupita al di sotto dei suoi molteplici strati di trucco.
« Incompatibili? » ripeté.
« Sì, incompatibili. » Disse Draco con impazienza. « Come... come questa tovaglietta color pesca accostata al vaso blu scuro. Come questa tazzina con me. Come un branco di volpi nel tuo recinto di conigli ».
Sussultando, Meredith si portò una mano alla bocca; era scioccata. Soddisfatto del risultato, Draco sorrise.
« Ripensandoci, le volpi e i conigli sono perfettamente compatibili. Direi che non potrebbero calzare a pennello più di così. Io e te invece siamo il contrario, non abbiamo niente che ci unisca, men che meno la piramide alimentare. Non potrà mai funzionare ».
Il maggiordomo smise istintivamente di suonare; Beethoven sfumò nell'atmosfera drammatica di cui Draco non si faceva più scrupoli a sorridere bellamente. Scoprì che sfogarsi in quel modo gli piaceva, e approfittò del disorientamento di Meredith per continuare.
« Vedi, fisicamente non sei male. Potrei considerarti per una nottata, ma la pressione dei tuoi genitori non lo permetterebbe. In più avrei degli scrupoli di coscienza; sai, di solito le vergini faticano a dimenticarsi del loro primo ragazzo, e io non voglio seccature di alcun tipo. Quindi puoi tranquillamente smettere di farmi il piedino, grazie ».
Draco avvertì la pressione svanire dalla sua gamba nello stesso istante in cui il silenzio della stanza fu rotto dallo stridio di una sedia tirata all'indietro; il gatto schizzò sotto al divanetto, il maggiordomo trasalì e la mano dello stesso Draco corse ad afferrare la bacchetta, prima di accorgersi che Meredith si era appena allontanata bruscamente dal tavolo dirigendosi con velocità verso l'uscita. Spalancò la porta in uno scatto isterico, la parrucca di boccoli oscillò minacciosa al movimento e sparì oltre la soglia lasciando alla vista i coniugi Malfoy, che si tirarono indietro con sconcerto.
« Vostro figlio è un mostro! » urlò loro con voce rotta, il rumore dei suoi passi veloci che si spegneva lungo il corridoio.
Narcissa, una mano sul cuore, fece per inseguirla, ma poi cambiò idea e strinse il braccio del marito; Lucius fissava Draco ed era livido di rabbia.
« Ci spieghi esattamente qual è il tuo problema? »
« Dirle cose tanto orribili! » Intervenne Narcissa, facendosi largo nella stanza assieme al marito. « Come possiamo averti cresciuto con tali princìpi? L'hai fatta scappare via! »
Draco esausto, scagliò le braccia al cielo.
« Sì! » Confermò. « Ed è stata la cosa migliore di tutto l'appuntamento ».
« Tu vuoi vederci ridotti alla miseria! » Narcissa traballò e Lucius, accorto, la fece sedere prontamente su un divanetto. « Nessuna famiglia a sostenerci, nessuna moglie per il nostro unico figlio! Nessun erede! Devi scegliere, Draco, ormai hai diciassette anni e un fidanzamento che si rispetti deve durarne almeno cinque! »
Si portò le mani sul volto per poi afferrare con rapidità il bicchiere di vino che Lucius aveva Evocato per lei. Entrambi scoccarono al figlio sguardi carichi di disapprovazione. Lui, intanto, si era appena alzato afferrando allegramente la bottiglia di Firewhisky più vicina, poggiata sulla mensola del camino; quando ne ebbe bevuto un sorso, Narcissa gli puntò contro un dito tremante.
« Guardalo, Lucius! » Proruppe teatralmente. « Si ubriaca! Diventerà un vecchio alcolizzato che cambia moglie ogni sei mesi, di quelli che la gente ha paura ad incrociare per strada!»
« Voi siete pazzi! » Sbottò Draco esasperato. « E siete così ossessionati dal fatto che mi debba sposare che... Dio, mi farete fare la stessa fine dei Paciock. Se soltanto potessi essere io a scegliere la ragazza con cui... »
« Neanche per sogno! » Ribatté Lucius, indignato. « Abbiamo fatto molte volte questo discorso, Draco, e non ho intenzione di starti nuovamente a sentire. Quelle che ti presentiamo sono ragazze selezionate, vergini e di buona famiglia... »
« E matte. Dite la verità, l'avevate mai sentita parlare in vita vostra? » esclamò Draco, indicando furiosamente la porta aperta.
Narcissa ruppe in un singhiozzo.
« Cosa ti importa di come parla? E' bella, avreste avuto dei bei figli, cos'altro potrebbe servirti? »
« Una sanità mentale, forse? »
Sfinito dall'assurda caparbietà dei genitori, Draco si lasciò crollare sul divano più vicino con la bottiglia ancora stretta nel pugno. Bevve sotto agli occhi di tutti i presenti; quelli furibondi dei genitori, attoniti del maggiordomo, spalancati del gatto che faceva capolino da sotto al sofà senza ancora sentirsi sicuro di poter uscire. E il liquido saporito e frizzante che gli scendeva lungo la gola, era soltanto una piccola consolazione tesa a placare uno stress che si acuiva giorno dopo giorno. Non ne poteva più di tutto questo, e nessuno sembrava capirlo.
« Stai straparlando. » Decretò Lucius, altero e gelido. « Ma forse non è ancora tutto perduto. Ci sono rimaste ancora un paio di ragazze, con un po' di fortuna riesco a combinare gli incontri... »
« Tu... » Draco guardò il padre senza parole, « devi soltanto provare a farmi conoscere un altro di quei mostri ».
« E quali sarebbero dunque i tuoi piani? » Fu la secca risposta di Malfoy senior. « Vuoi arrivare alla mezza età senza ancora aver creato una discendenza? »
« Salazar, Padre, ho diciassette anni! Vado ancora a scuola! »
« Questa non è una giustificazione per esonerarsi dalle responsabilità future! »
« Allora scelgo da solo. » Affermò Draco con un altro sorso dalla bottiglia. « Voglio fare per conto mio ».
Cadde il silenzio. Lucius e Narcissa si scambiarono un'occhiata; lei era così provata da aver già finito e riempito il suo bicchiere tre volte. Draco li guardò sperando che gli fosse data l'opportunità, soltanto una, di poter decidere da solo. Non che fosse d'accordo con loro nel trovarsi una ragazza fissa a quell'età, ma una volta avuto un attimo di respiro avrebbe pensato a qualcosa per sfuggire alle loro grinfie.
« E dove avresti intenzione di trovarla, una ragazza adatta? » Esplose infine Lucius, dopo un attimo di meditazione. « Non nel mondo babbano, spero! »
« Nella mia scuola. » Draco disse la prima cosa che gli venne in mente. « Ci sono molte ragazze di buona famiglia, magari non proprio tutte vergini, ma... »
« A Serpeverde, intendi? » Le spalle di Narcissa si raddrizzarono. « Dovrò svolgere alcune ricerche nel settore ».
« Bene! » L'impeto di Lucius fece sussultare tutti i presenti. « Per questa volta ti lascerò carta bianca. Una settimana, Draco. Una settimana di tempo per trovare la ragazza adatta a te e portarla qui al maniero per presentarcela. Se i giorni scadranno senza che tu abbia risolto niente, proseguiremo con le ragazze che dico io ».
Se Draco non avesse visto le labbra di suo padre muoversi in corrispondenza di quelle esatte parole, non avrebbe mai potuto crederci.
Gli aveva detto di sì. Aveva una settimana, sette paradisiaci giorni di tempo per respirare senza sentir parlare di matrimoni e nuovi incontri.
Un sogno che si realizzava.
Lo stupore era così palpabile che Draco non riuscì a proferire parola per un lungo momento; dopodiché, riscuotendosi dalle sue fantasticherie, si aprì in un ghigno soddisfatto e si rimise in piedi con trionfo.
« Benissimo. Perfetto. » Disse, altezzoso. « Con permesso, adesso vado a festeggiare ».
E così dicendo, sotto gli sguardi preoccupati dei genitori che già si pentivano della concessione appena fatta, Draco si portò nuovamente la bottiglia alle labbra continuando a bere finché non fu uscito dalla sala da tè.


Titolo del capitolo ispirato a "Thea & Theatre", The Who




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